Si trovavano nel grande salone della Funtom Music Hall per le prove della prossima esibizione dei Funtom Five, l'unico che non era presente era Ciel che era rimasto nel suo ufficio perché non aveva la minima voglia e interesse ad assistere a balletti e canzoni, gli importava solo di ottenere il risultato sperato. Il salone rettangolare, che un tempo veniva usato per ospitare feste e balli o per le prove degli spettacoli, era ampio e spazioso; dall'alto soffitto pendevano enormi lampadari dorati ornati di cristalli, il pavimento era formato da grandi lastroni di marmo screziati, lungo pareti adorne di quadri erano posizionati molte sedie e divanetti ricoperti da teli bianchi e impolverati, il lato che si affacciava all'esterno era intervallato da enormi finestre e rispettivamente alle estremità della stanza da un lato vi era un imponente specchio a muro e dall'altro stavano ammassati molti strumenti musicali, solo un bellissimo e lucido pianoforte a coda era stato spostato verso il centro della stanza e privato del telo protettivo per essere suonato da Sebastian.
Solitamente Alice partecipava attivamente alle prove; come spettatrice rappresentante del pubblico femminile li aiutava fornendo il suo parere ed impressioni, si divertiva ad osservare il demone suonare ed insegnare le canzoni ai ragazzi e a volte veniva coinvolta in balli dall'esuberante principe Soma. Quel giorno invece era assente e pensierosa; quello che le dava da pensare non erano le sue recenti disgrazie o la notizia che la Regina aveva semplicemente messo in prigione suo nipote, ma Sebastian in persona. Si chiedeva se le affettuose attenzioni senza altre pretese che le aveva riservato qualche sera prima erano state genuine o solo una recita. Si ricordò uno scambio di battute tra lui e Ciel dove diceva che nessun demone e nessun Dio era in grado di far prigioniero un cuore umano. Se volevi imprigionare il cuore altrui l'unico modo era indurlo, anche manipolarlo, affinché la scelta ricadesse su di te. Con lei Sebastian un momento era gentile e premuroso e quello dopo sadico e perverso come pronto a divorarla, era quasi impossibile discernere che emozioni quel demone provasse veramente, sempre che ne provasse qualcuna. Di una cosa però era sicura, se la stava ingannando per ottenere il suo cuore, la tattica stava funzionando.
«Posso fare qualcosa per voi, my Lady? Sembrate turbata.» Il demone le si avvicinò cingendole un fianco. Si era persa con lo sguardo fuori da una delle finestre che non si era neanche resa conto che erano usciti tutti dal salone ed era rimasto solo Sebastian.
«No, va tutto bene. Non è nulla» rispose scacciando momentaneamente i suoi pensieri.
«Ne siete sicura? Posso quasi sentire la vostra mente pensare febbrilmente.» Le aveva afferrato entrambi i fianchi accorciando la distanza tra i loro corpi e aveva cominciato a sussurrarle ad un soffio dall'orecchio.
«Percepisco il signorino piuttosto fiocamente e questo significa che si è addormentato nell'ufficio. Perciò abbiamo un po' di tempo tutto per noi... non vorrete forse sprecarlo a corrucciarvi per nulla?»
La voce era calda e ammaliante, quelle frasi avevano un tono rispettoso ma allo stesso tempo anche confidenziale e, pronunciate da lui, acquisivano una finezza e un'eleganza mischiate alla malizia e alla licenziosità al punto che Alice aveva cominciato a prenderci gusto a quelle nuove formalità dovute all'etichetta.
Il maggiordomo le stava lasciando dei baci ardenti nell'incavo del collo e dietro l'orecchio, in pochi secondi era già caduta nella sua trappola. Quando la girò verso di sé desideroso di assaporare nuovamente le sue labbra vide languide iridi del colore di un lago ghiacciato cariche di desiderio. Capendo di avere la situazione in pugno la baciò fino a toglierle il fiato, soffocandole ogni gemito.
La verità era che aveva fame. Il contratto con Ciel stava durando molto a lungo. Quel giorno, dopo la nomina di conte, tentò di imbrogliare il suo padrone ed avere immediatamente la sua anima, tentò di lusingarlo ad abbandonare la vendetta perché ormai aveva ottenuto l'eredità del casato, titolo nobiliare, patrimonio e una fidanzata, ed erano cose che avrebbero reso felice qualunque essere umano. Invece lui gli rispose che non era tornato per godersi la felicità; con una frase il ragazzino girò le spalle alla luce per gettarsi fieramente ma con stoltezza nelle braccia dell'inferno, in quel momento Sebastian ne rimase stupito e capì che quell'umano valeva il suo tempo e i suoi sforzi. Lui adorava essere sorpreso, renderlo incapace di predire cosa dovesse aspettarsi era il più grande dono che un essere vivente potesse conferirgli. Perciò se lo sarebbe lavorato e avrebbe lasciato che la sua fame crescesse giorno per giorno così alla fine il suo pasto sarebbe stato superbo. E ora, mentre aspettava quel momento, si sarebbe goduto Alice, ma solo dopo aver consumato l'anima del padrone avrebbe fatto in modo di legare indissolubilmente a lui anche quella della ragazza. Prima di allora non avrebbe reclamato la sua anima, prima voleva godersi appieno quella di Ciel e inoltre la sua estetica glielo impediva, non poteva suggellare patti con altri contraenti perché era uno dei termini pattuiti ma in ogni caso prediligeva legare un'anima a sé solo tramite contratto.
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The touch of a Demon
FanfictionAlice giurò che mai si sarebbe lasciata lusingare dalle parole tentatrici di un demone. Mai avrebbe ceduto al fascino di una creatura generata dalle fiamme dell'Inferno. Ma dopo che la sua intera vita venne stravolta, si trovò a ricevere attenzioni...