13 - UN BRUSCO RISVEGLIO

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La testa le doleva quando aprì gli occhi e fu invasa dalla brillante luce del sole tanto che tentò di nascondersi sotto le coperte per evitare di essere colpita da quel chiarore.

«Buongiorno, my Lady.»

Alice si irrigidì riconoscendo immediatamente quella voce. Sebastian aveva popolato i suoi pensieri, i suoi sogni, le sue preghiere; non c'era modo di scappare dal suo inferno personale.

«Cosa ci fai tu qui?» Avrebbe voluto urlare ma tutto quello che le uscì fu qualche grugnito.

Si tirò su a sedere continuando a tenere strette le lenzuola mentre puntava lo sguardo su quella cosa che la guardava ghignando, mostrando quanto era diabolico, orgoglioso e attraente. Si copriva la bocca con la mano mentre rideva senza metterci nessun impegno a nascondere il suo divertimento nel vederla in quelle condizioni; capelli scompigliati, profonde occhiaie e occhi ancora arrossati e gonfi.

«Vattene e stammi lontano!» disse puntandogli contro il dito indice.

«Molto convincente. Vorrei onorare una simile richiesta ma non posso. Hai bisogno di fare un'adeguata colazione dopo il digiuno di ieri e soprattutto di bere un po'.»

«Non ho bisogno di nulla. Cosa ne vuoi sapere tu!» La realtà era che aveva veramente fame ed era anche molto assetata.

«Oggi abbiamo tè Chai con scones ai mirtilli, omelette e spremuta d'arancia.» Mentre si muoveva per posare il vassoio della colazione sul comodino i raggi del sole che filtravano dalle vetrate si riflettevano sui suoi capelli neri lucidissimi donandogli un aspetto particolarmente appagante alla vista, quasi divino se non si teneva conto della sua natura.

Uscì dalle lenzuola per sedersi sul bordo del letto e in poco tempo bevve la tazza di tè e addentò avidamente uno scone.

«Vedi? So di cosa hai bisogno.»

«Vai all'inferno! Non sai assolutamente nulla invece! E poi da quando in qua mi porti la colazione a letto?» Sebastian con la sua insolenza l'aveva già fatta irritare e perdere la pazienza di prima mattina. Si alzò di scatto pronta a rimettergli il vassoio in mano e mandarlo da dov'era venuto, ma i piedi nudi inciamparono nella stoffa del lenzuolo che toccava terra facendola scivolare; sarebbe caduta rovinosamente sul pavimento se solo lui non l'avesse prontamente sorretta.

«Non ho bisogno della tua assistenza!» gemette cercando subito di divincolarsi da quella presa.

Sfortunatamente si era fatta prendere alla sprovvista ma rimediò subito dandogli una bella ginocchiata in un'area che avrebbe fatto urlare dal dolore parecchi uomini. Sebastian non batté nemmeno ciglio.

«Che diavolo-? Non hai nemmeno..?» Dopo lo strillo iniziale si fermò di parlare.

«Oh ne sono dotato.» Con una gamba le divaricò le sue in modo da impedirle di usare di nuovo le ginocchia per allontanarlo. «Io sono un uomo a tutti gli effetti. Immaginavo che ormai fossi a conoscenza dei dettagli sull'anatomia umana maschile.» La liberò dalla sua presa sorridendo.

«Tu, brutto...!» Alice ricominciò ad urlare e picchiò i pugni sul petto del demone che stava facendo di tutto per esasperarla.

Sebastian non ebbe altra scelta se non bloccarla di nuovo e tapparle la bocca con una mano. «Ora, se ti ostini a comportarti come una bambina, ti tratterò da bambina invece che da vivace giovane donna quale sei. Sono venuto qui dietro ordine del signorino. Vuole che ritorni al più presto a svolgere i tuoi consueti doveri.»

Sebastian era dietro di lei e la teneva ferma e pressata contro di lui con il braccio sinistro, mentre con il destro continuava a tenerle chiusa la bocca.

The touch of a DemonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora