27 - PER IL RESTO DELLA VITA

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Non aveva nulla da dire al demone di fronte a lei.

«Cosa intendi con rimarrò con te?»

Sebastian ghignò apertamente. Era bellissimo, senza alcuna inibizione. «Non è più il mio padrone, non credi?»

Alice era il tipo che non si arrendeva, che voleva arrivare in fondo ad ogni questione, che non lasciava mai domande in sospeso; l'avrebbe spezzato in due, almeno metaforicamente, eppure in quel momento voleva solo del tempo per processare il tutto. Non aveva voglia di parlare, avrebbe fatto volentieri un voto di silenzio e le balenò anche in mente la divertente idea di correre nel primo convento di suore e sbattere la porta in faccia a satana.

Invece rimase seduta senza nessuna barriera a separarli. «Erano quelle le regole, i miei comandamenti» disse lui continuando a sorridere.

«Comandamenti?» sbuffò. «Chi ti credi di essere, Sebastian? Pensi di essere speciale per avermi fatto credere di essere buono dal giorno in cui mi hai salvata? Per aver fatto si che ti desiderassi più di ogni altra cosa? Quanto buono sei stato quando hai ucciso Undertaker? Quanto buono potrai mai essere? Hai divorato Astre! Mio fratello!»

Sebastian rise beffardo. «Fratello eh? E Undertaker per tua informazione voleva essere ucciso. Devo ammettere che con la sua determinazione non sarei mai riuscito a togliergli la falce se non fosse stato lui a permettermelo.»

Alice si accigliò e incrociò le braccia al petto, non aveva nessuna voglia di affrontare quegli argomenti. Sapeva che ad affezionarsi ad Astre poi ne avrebbe sofferto. Aveva cercato di mantenere un certo distacco ma quando aveva imparato ad apprezzare Sebastian, ad amarlo persino, quello che sarebbe accaduto al ragazzo sembrava qualcosa di lontano, irreale e non spaventoso. Forse alla fine lui non avrebbe più desiderato divorarlo, solo che ancora non se ne rendeva conto.

Provò vergogna ad aver pensato una cosa del genere, ad aver pensato di poter cambiare quel fatto. Le donne che pensavano di poter cambiare gli aspetti negativi dei loro crudeli mariti o amanti erano sciocche, perciò lei non era forse la più pazza di tutte a pensare di poter cambiare un mostro inumano? Un demone? Rise fra sé, una risata senza alcuna gioia.

Sebastian si aspettò un discorso pieno di enfasi come era solita fare, ma invece udì solo silenzio. «Beh, mi domando, se lui era parte della famiglia» fece un passo verso di lei «questo cosa ne fa di me?»

Alice si alzò dalla poltrona e praticamente gli sibilò in faccio prima di colpirlo ripetutamente a pugni ovunque capitasse a tiro. Fortunatamente non si ruppe nulla perché era come prendersela con una roccia. Lui non reagì ma continuò a sorridere divertito. Si sforzò invano finché non decise di fermarla intrappolandola fra le sue braccia.

«Hai finito?»

«Ti odio, Sebastian Michaelis!» Lui inalò trattenendo il respiro appena sentì quelle parole, come se ne fosse stato ferito. In risposta la strinse ancora più forte, quasi fino a farle male.

«Non dirlo.» Alice tentò di ridere di nuovo mostrandosi arrogante, invece emise solamente un verso quasi felino prima che un altro suono simile ad un miagolio di un gattino rimpiazzasse il più spaventoso e minaccioso sibilo di una vipera. Era così carina quando impazziva di rabbia, pensò il demone. Sicuramente sarebbe riuscita a ferire qualsiasi altro umano che si fosse rischiato a risponderle in quel modo, ma con lui era impossibile, non conosceva nessun modo che potesse ferirlo seriamente. Ci voleva molto di più per far cessare di vivere l'essere che la stava stringendo cercando di darle conforto. «Non ti rendi conto di quello che dici. Sei solo arrabbiata.»

Lottò per liberarsi e finalmente quando le sembrò che i polmoni non avessero più aria, prese dei respiri profondi prima di mettersi ad urlare con tutta la voce che aveva, ringraziando di essersi isolata da tutti.

The touch of a DemonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora