24 - NELLA FUMERIA D'OPPIO

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«Hi hi hi! Non sei contenta di vedermi, Alice?» le chiese Undertaker.

«Vorrei davvero esserlo ma le circostanze sono quelle che sono... dopo ciò che ti ho visto fare sulla Campania mi sono sentita tradita, presa in giro da qualcuno di cui mi fidavo. Giusto ora mi sembrava di cominciare a comprendere i sentimenti e le ragioni che ti hanno spinto a rianimare i morti e invece non è così. La verità è che non ti conosco per nulla nonostante fossimo... intimi.»

«Tu tieni ai due ragazzini» continuò cercando di esortarlo a parlare. «Ciel mi ha anche detto che consideri molto prezioso il medaglione funerario di sua nonna, quindi perché l'hai messo nei guai in quel modo? Chi sei tu per loro?»

«Ti sei affezionata molto a lui, vedo. Non preoccuparti mia cara, sono sicuro che saprà cavarsela più che bene» sorrise zelante.

«Lo sono invece. Cosa stai facendo Undertaker? Hai riportato in vita un ragazzino morto! Sono sicura che penserai di avere buone motivazioni a sostegno di tutto ciò ma non è giusto cambiare il corso naturale delle cose.»

«Il conte è stato sacrificato e quel maggiordomo si è preso la sua anima, io non lo chiamerei il corso naturale delle cose. Nessuno di loro avrebbe dovuto morire.» Un lampo di tristezza gli solcò il volto.

Alice sussultò, non aveva mai saputo quel particolare sull'evocazione di Sebastian. «Eravamo amici. Perché non mi racconti come stanno veramente le cose? Mi rifiuto di credere veramente che tu sia una cattiva persona però sarebbe tutto più facile se sapessi la verità.»

«Lo siamo ancora, mia cara. Nulla è cambiato da parte mia.» Le si era avvicinato guardandola così intensamente con quegli occhi verdi brillanti che nonostante tutto non riuscì ad esserne indifferente. «Ma se sono informazioni che vuoi, allora sai bene cosa desidero in cambio...» sussurrò ridacchiandole nell'orecchio.

«Non giocare con me Undertaker!» esclamò scostandosi da lui.

«Mi dispiace ma per il momento non posso dirti nulla» rispose con un'aria lievemente dispiaciuta.

«Lo immaginavo... cosa accadrà ora?»

«He he he chi lo sa! Però mia cara» disse con sguardo complice avvicinandosi di nuovo per poterle mettere un dito sotto il mento «se vuoi potrai continuare a stare qui con noi. Sono sicuro che al conte non dispiacerà.»

«Me ne andrò con i servitori, non voglio abbandonare Ciel. Ho promesso di stare al suo fianco.»

«Capisco. Non ti fermerò. Ma fai attenzione, l'anima che abbiamo è una soltanto.»

«Cosa intendi dire?»

«Quella bestia nociva di un maggiordomo ha allungato le sue grinfie anche su di te. Non lasciarti ingannare dall'apparenza.» Le afferrò il mento costringendola a guardarlo negli occhi.

«So bene con chi ho a che fare» rispose sfacciata.

«Davvero lo sai? Eppure posso vedere la sua oscurità circondare la tua anima. Si è già insinuato profondamente dentro di te.» Le accarezzò dolcemente la guancia con il dorso della mano.

«Non è vero! Lo sai che non permetterei mai una cosa del genere!» Le sue parole l'avevano fatta innervosire.

«A voi umani piace proprio mentire eh?»


Alice pensava alla conversazione avuta con Undertaker il giorno prima, ce l'aveva con lui eppure gli voleva ancora bene, non smetteva di crucciarsi sul suo comportamento ambiguo ma non si permetteva di giudicarlo e biasimarlo. Come poteva quando neanche lei era di certo irreprensibile? Si era persa nel piacere offertole da un demone e non lo considerava neanche più un peccato, o meglio era un peccato che ormai era felice di commettere. Era vero, Sebastian Michaelis si era insinuato nella sua mente, nel suo cuore e nella sua anima, l'aveva fatto lentamente, astutamente, ma ormai non importava quanto fosse diabolico, poteva essere l'incarnazione del peccato stesso ma lei lo amava.

The touch of a DemonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora