18. La televisione

714 107 58
                                    

Ero nel sogno del vecchio e la cosa non mi rendeva affatto felice. Ero immersa nel buio, con le braccia incrociate al petto, scocciata. Avrei preferito di gran lunga ritrovare Rimpianto, piuttosto che farmi due chiacchiere con quella inquietante carotide umana.

Sospirai per qualche secondo, ma poi procedetti spedita verso la porta che ci separava, quasi curiosa di scoprire cosa mi avrebbe detto quella volta. Trovai a colpo sicuro la maniglia e l'abbassai, determinata. Ma la porta non si aprì.

Tentai più e più volte, ma la serratura era bloccata.

Bussai.

– Ehi, puoi aprirmi?

Ma non ricevetti risposta.

Riprovai un'ultima volta, prima di capire che non si sarebbe aperta.

Timidamente, lanciai un'occhiata verso la televisore e il suo bagliore. Questa volta si vedeva bene, la porta per raggiungerla era ben spalancata.

Il messaggio dell'incubo mi sembrava abbastanza chiaro: se non potevo andare dal vecchio, dovevo andare dalla televisione. Messaggio ricevuto e compreso, ma non per questo accettato.

Quell'aggeggio luminoso mi metteva i brividi, il fatto, poi, che non riuscissi a capire cosa stesse trasmettendo, aumentava notevolmente l'inquietudine generale.

Le immagini erano sgranate, sfarfallanti, grigiastre, e da quella distanza non riuscivo a capirci nulla.

Avevo paura e non volevo muovermi di lì. E così feci, rimasi in attesa, sperando che l'incubo si arrendesse e mi lasciasse andare.

Ma più trascorrevano i minuti e più non riuscivo a svegliarmi.

La luce della televisione pareva farsi sempre più intensa, tanto che riuscii quasi a distinguere alcune sagome di oggetti poggiati attorno a me.

Sulle pareti, riconoscevo le linee dritte di alcuni quadri. Ignoravo cosa raffigurassero, ma tanto bastava per spaventarmi. C'era un mobile accanto alla porta e sopra vi erano poggiate decine di piccole scatoline, di tutte le forme e dimensioni. Fui tentata di prenderne una e aprirla, ma i tremori alle dita me lo impedirono a buon ragione. La paura vinceva sempre sulla curiosità, nel mio caso.

Ma quella maledetta televisione non voleva proprio spegnersi, né il sogno accennava a lasciarmi andare.

Non vedevo molte altre possibilità, dovevo avvicinare a quell'aggeggio infernale.

Avevo spasmi irregolari per tutto il corpo, le ginocchia erano pronte a tradirmi e gettarmi a terra. 

Prima di muovere anche solo un passo, pregando, provai a riaprire la porta che mi divideva dal vecchio. Fu inutile, perché anche quella volta non cedette alle mie suppliche: non c'era altra via percorribile.

Mi asciugai le ennesime lacrime di paura e inghiottii il boccone amaro. Camminare fu difficile, avvicinarmi all'origine di quel freddo bagliore fu orrendo. La luce sfarfallava a seconda dei movimenti instabili delle immagini che vorticavano. Più mi avvicinavo, però, e più mi sembrava di riconoscere qualcosa.

Era una specie di filmato in bianco e nero, ma la ripresa era sgranata, si spostava, tremolava e lampeggiava schizofrenica. La cosa grave è che mi sembrava stranamente familiare.

Fu in quell'unico momento che la curiosità prese il sopravvento sulla paura, quando strizzando gli occhi, inoltrandomi poco a poco nel bagliore, vidi che in quella televisione c'era Rimpianto. 

Da qualche parte, una telecamera che non avevo mai visto, lo stava filmando. Era seduto come al solito in un angolo della sua gabbia, si stringeva le gambe al petto e fissava qualcosa in lontananza, con i suoi occhi scintillanti appena schiusi.

Il rumore dell'elettricità era l'unica cosa udibile in quel momento. Il ronzio ansioso della televisione a tubo catodico, il lento respiro di un insetto addormentato.

Perché qualcuno stava filmando Rimpianto?

Allungai la mano, titubante, trattenendo il fiato, e toccai lo schermo.

Sentii qualcosa afferrarmi per le spalle, un tocco violento, possessivo, pesante, che mi rubò un urlo.

Mi voltai per vedere chi fosse, ma quando lo feci la luce della televisione si spense di colpo e mi ritrovai nel buio più fitto.

Il tocco che avevo percepito era svanito, ma io ancora gridavo, terrorizzata.

Mi voltai più e più volte alla ricerca di un singolo dettaglio che mi permettesse di orientarmi nel vuoto assoluto. All'ennesimo giro su me stessa, nella speranza di un cambiamento, mi resi conto che due occhi d'argento scintillante mi stavano scrutando.

Era Rimpianto ed era esattamente di fronte a me. Non eravamo divisi da sbarre, né da gabbie. Se solo avessi sollevato un braccio, anche se involontariamente, l'avrei potuto sfiorare.

Smisi istantaneamente di urlare, ma non mi sentii affatto meglio. Ero nel suo incubo, ora, ed ero dentro la gabbia insieme a lui.

Prigioniera, come lo ero sempre stata.

Prigioniera, come lo ero sempre stata

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Nota autrice: Non ho ancora preso una decisione precisa per il sequel di Calliope, ma vi ringrazio tantissimo per i vostri pareri sull'argomento

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Nota autrice: Non ho ancora preso una decisione precisa per il sequel di Calliope, ma vi ringrazio tantissimo per i vostri pareri sull'argomento. 

Oggi vi parlo di qualche altra cosa, del motivo per il quale ho iniziato a scrivere questa storia.

Chi mi segue quasi dal principio lo sa: Beatrice l'ho presa, iniziata, rimaneggiata e modificata ottomila volte, trovando pace solo durante questa stesura, stranamente.
In diversi mi avete chiesto il motivo per il quale mi accanisco tanto su questa storia. Giustamente, mi avete detto, se non riesci a scriverla, lasciala stare.

Ma il dramma, sapete, è che questa storia io l'ho sognata e ho sempre sentito la necessità impellente di scriverla. Il sogno (o meglio, l'incubo) l'ho fatto tanti anni fa, ma continuo a ricordarlo molto bene.

Al prossimo aggiornamento vi racconto che cavolo di notte strana mi sono ritrovata a vivere, in compagnia del vecchio e del ragazzo.

La Maledizione di chi Rimpiange [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora