Capitolo 2

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Dyana non aveva parlato con suo zio del ragazzo che aveva visto quel pomeriggio.

Era rimasta in silenzio durante tutta la cena, con gli occhi rivolti alla pizza che Frank aveva fatto arrivare per festeggiare l'arrivo della ragazza

Frank era un uomo dolce e di bell'aspetto e se non avesse avuto quel gusto orrendo e quei modi di fare un po' buffi e affrettati, non sarebbe risultato tanto spiacevole.
La pizza non la mangiò, perché -non ho voglia di zuccheri e carboidrati infrasettimanali, ma ti ringrazio lo stesso-
Sì ritirò il prima possibile nella sua stanza.

Dormì poco e male, pensava senza sosta a sua madre, che in un battito di ciglia aveva smesso di esistere.

Tramite la morte di Yvonne, Dyana era entrata in contatto con il fenomeno più naturale di tutti, che l'aveva orripilata e attratta sin da bambina.
Aveva pensato al suicidio dalla tenera età, l'unica passione che riusciva ad eguagliare quella macabra per la morte, era la moda.

Una piccola Dyana di sei anni si sporgeva pericolosamente dal balcone, in piedi su uno sgabello, con gli occhi fissi sulla strada che dall'ottavo piano pareva così piccola, puntellata da tante formichine brulicanti.

Da adolescente aveva capito che voleva uccidersi non per tristezza, ma per noia: quella sensazione asfissiante di non riuscire ad avere un vero rapporto con le cose.

La noia la perseguitava come un fantasma, si sentiva chiusa nel suo mondo perfetto, mentre l'esterno era estraneo.

Il problema iniziò a verificarsi quando non riuscì ad avere rapporti neanche con l'interno, con se stessa.
Era diventata vuota di pensieri e di parole, una bambola superficiale senza legami.
Pian piano ogni filo che la legava alla sua umanità veniva reciso.

Non era una persona cattiva, perché la cattiveria comporta un impegno nel mondo e un'elevata considerazione dei rapporti umani.
Era brutalmente indifferente.

Il mattino dopo si svegliò con due occhiaie violacee. Le coprì con uno strato di correttore, si mise il rossetto e indossò una gonna nera e una camicetta rossa, con un paio di decolté del medesimo colore. Quando scese in cucina Frank stava mangiando in modo scomposto un pezzo di torta avanzata della sera precedente
-Ti avevo detto di essere meno appariscente, o sbaglio?-

-Sono nata per brillare, non posso farne a meno- tagliò corto, prendendo le chiavi della macchina -Grazie per il prestito, ci vediamo stasera. Buona giornata, sceriffo- e gli baciò la guancia, andando via.

Guidò fino ad arrivare a scuola, parcheggiò con una mossa immediata e scese dalla vettura.
Si sfilò gli occhiali da sole e strinse le labbra in una linea compatta.

Il liceo era delimitato da un cancello in ferro battuto, con ghirigori gotici sul portone principale.
L'architetto di quella città doveva essere fissato con le decorazioni eccessive e di cattivo gusto.
Difronte al liceo, dietro il cancello, si estendeva un prato curato, che avvolgeva anche nel retro tutta la struttura, interrompendosi solo ai lati del campo da football.

Tra mezz'ora sarebbe suonata la campanella, Dyana era lì in anticipo perché come suo primo giorno ufficiale avrebbe dovuto fare un giro completo del liceo.

Mentre scendeva le scale un ragazzo le bloccò la strada.

Lo squadrò da capo a piede: era alto, aveva un corpo asciutto e le braccia definite, il viso con lineamenti dolci e gentili, occhi e capelli neri.

-Tu devi essere Dyana, la ragazza nuova- disse, mentre le tendeva la mano -Io sono Andrew, il capitano della squadra di football, il preside mi ha chiesto il piacere di portarti a fare un tour guidato- parlava con disinvoltura, sembrava sicuro di sé.
Il classico tipo in del liceo, quello con cui vorresti sederti nell'ora di pranzo.

-Sono davvero sorpresa, avrò la possibilità di ricevere un tour privato per le meraviglie della scuola di un paesino? Eccitante-

-Un'esperienza irripetibile- Andrew squadrò da capo a piede come era vestita. Nessuna si sarebbe presa la briga di agghindarsi in quel modo solo per una giornata di scuola.

Entrarono nell'androne del liceo, le diede le chiavi del suo armadietto, poi visitò le classi, la mensa, la palestra e i laboratori.
Le mostrò il grande campo da football  -Le audizioni per fare la cheerleader si aprono ogni anno. Lì giù c'è Isabel, si sta preparando per essere eletta anche quest'anno all'unanimità dalle altre come capo cheerleader. Perché non le sorridi e cerchi di fare una buona impressione su di lei? Sembri proprio la classica cheerleader- le disse Andrew, senza tono d'offesa, ma lei si risentì ugualmente

-Io non sono la classica cheerleader. Te ne accorgerai-

Si avvicinò a passo svelto verso la ragazza indicata da Andrew, ancora di spalle. Si fece spazio tra le altre come se non esistessero e mise una mano sulla spalla di Isabel, sfiorando con le dita la coda di cavallo bionda e ordinata.

Isbel era molto più esile di Dyana, aveva un viso d'angelo, occhi grandi e azzurri, pelle di porcellana.

Le prese la mano che le aveva messo sulla spalla con la punta delle dita e gliela scostò.
Incrociò le braccia sotto al seno minuto e la squadrò –Saresti?-

-Quella nuova. Andrew... perché ti chiami Andrew, giusto?- si girò verso il ragazzo, che a qualche passo di lontananza le ascoltava disinteressato -mi ha detto che sono aperte le audizioni per scegliere il capo delle cheerleader-

Dyana non aveva bisogno di essere accettata, perché presupponeva che già sarebbe stata apprezzata da tutti

Isabel le scoppiò a ridere in faccia –E fammi capire, tu stai pensando di partecipare? Sono il capo cheerleader da ben tre anni, questo è l'ultimo e l'allenatrice sceglierà me, come al solito-

Dyana rispose con una calma insopportabile –Ho gareggiato a livello nazionale, io ho vero talento e, con un po' di fortuna, potrei alzare di molto la qualità della squadra-

Andrew si mise tra entrambe, ridendo divertito, senza prendere neppure per un momento con serietà quelle scaramucce da quattro soldi –Ragazze, per carità, così vi vengono le rughe. Smettetela-

Dyana prese uno dei volantini che si trovava sulle panchine del campo –Le audizioni sono domani alla fine delle lezioni. Ci sarò-

-Bene, io ti avevo avvertita...-

Il loro battibecco fu interrotto da un gran fracasso che proveniva nei cortili della scuola.

Isabel, Andrew, Dyana e il resto delle ragazze, si precipitarono fuori, dove un gruppo di persone stava accerchiando due ragazzi.

Il primo alto e magro, capelli ricci biondi, occhi azzurri e rabbiosi.
Il secondo ragazzo era quello che Dyana aveva visto il giorno precedente, nella foresta.

Non ebbe il tempo neppure di realizzare che il primo gli si scagliò addosso con furia, iniziando a colpirlo sul viso, senza fermarsi neppure un attimo. Era molto più minuto, ma il ragazzo che stava attaccando se ne stava fermo, lo guardava negli occhi con un cenno di rassegnazione.

Andrew si mise tra loro due

-Ashton, fermati, cazzo- urlò

Un vociare sommesso e sdegnoso iniziò ad alzarsi tra gli studenti, erano tutti indirizzati con lo sguardo verso il ragazzo del giorno prima.

Neppure l'intervento del preside riuscì a tagliare la tensione

-Ashton Lee e Phoenix Diaz, nel mio ufficio. Immediatamente-

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