Capitolo 16

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Frank Grayson aveva acquistato tutta fiducia in se stesso dalla morte di Bred Lee e di sua sorella Yvonne. I suoi grandi rivali non c'erano più, erano solo un ricordo. Uno era morto incendiato, l'altra si era schiantata in un treno in corsa. Avevano ricevuto indietro tutto il dolore che gli avevano fatto patire. Aveva preso il posto di Bred, mentre era seduto dietro la scrivania della centrale si sentiva di toccare il cielo, aveva ereditato il patrimonio dell'uomo che aveva invidiato per tutta la sua vita. E mentre guardava Dyana, poteva dirsi ancora più contento: sua sorella era morta prima di lui, l'unica eredità che aveva lasciato era una figlia presuntuosa e viziata. Tutti i suoi successi erano sfumati per una fatalità.

La vita è questo, una serie fortuita di fatalità. Devi solo pregare che ti vada bene, o che vada male agli altri.

Ora Frank frequentava liberamente Ellen, una donna che aveva sempre avuto bisogno di amore e dolcezza. Almeno era ciò che preferiva pensare di lei, l'idealizzazione romantica che aveva dipinto nella sua mente dopo tanti anni di desiderio.

Quella sera avrebbe dovuto tenere d'occhio sua nipote, che si sarebbe avvicinata in modo irreparabile a Phoenix, quel ragazzo che non era riuscito a mandare in galera, malgrado ci avesse provato con tutto se stesso. Non ci sarebbe stato niente di più soddisfacente che vendicare la morte di Bred, piangere sulla sua tomba, mostrare a tutti che gli dispiaceva di aver perso il suo più grande amico e nutrire il suo orgoglio con bugie edificanti.

Andrew andò via da casa di Dyana prima che scoccasse la mezzanotte. Phoenix si sollevò dal divano per seguirlo, ma la ragazza posò una mano sulla sua spalla. Non disse nulla, con quella lieve spinta aveva espresso un tacito comando, a cui lui decise di obbedire. La porta si chiuse dietro le spalle di Andrew e i due rimasero soli, come quella notte nella foresta.

Dyana andò in cucina a preparare una tisana. Il rumore del fuoco riempiva gli spazi vuoti dei loro silenzi. Phoenix rimase immobile sul divano, aveva gli occhi chiusi e dietro le palpebre riviveva la violenza che gli era stata inflitta da Ashton, quello che per lui era un fratello. Intanto di sottofondo sentiva tutti i movimenti di Dyana. Due tazze di ceramica posate sul tavolo, lo zucchero che dal cucchiaio scivolava sul fondo, il liquido caldo che ribolliva nel pentolino. I pugni di Ashton gli avevano fracassato il viso, la lama del coltello gli aveva squarciato rabbiosamente le carni. Le bende si appiccicavano alla pelle viva e bruciante.

-Bevi- disse Dyana, mettendogli sotto il naso la tazza con il liquido fumante.

Phoenix la prese con due mani, ma non accennò a portarsela alla bocca –Vale qualcosa il fatto che io non abbia ucciso quell'uomo?-

-Vale tutto. Vale il fatto che non dovrai essere reputato per ciò che non sei.-

-E se io fossi esattamente ciò che gli altri pensano, pur non avendo ucciso Bred?-

I loro sguardi si sostennero vicendevolmente, Dyana vide un'ombra nera scivolare su Phoenix.

-Allora fingerai- rispose con tono fermo e sicuro –Fingerai, perché nessuno dice la verità. E tu devi poter combattere per il diritto di mentire. Non importa quello che sei davvero, ma quello che la gente pensa di te. Ti riabiliterai, cercherai di andare al college e avere un futuro. La vita non si ferma in questo posto di merda, fuori c'è un mondo.-

-E se il mio posto fosse esattamente qui, nella merda?-

-Farai finta che non lo sia- si girò verso di lui e premette le mani sulle sue spalle -È stato vittima delle circostanze, vostro onore. Il ragazzo ha bisogno di avere l'opportunità di poter essere un cittadino rispettabile della nostra nazione. Sarà così che diranno. Se c'è una cosa che eccita le persone quasi come mandare i colpevoli al patibolo, è il perdono pubblico.-

La ascoltava e la sentiva sempre più vicina. In quell'indifferenza verso la moralità si vedeva riflesso.

-Se fossi stato capace di ucciderlo, e non ne avessi avuto semplicemente la possibilità?- domandò con un sorriso che iniziava a piegare la sua bocca scura

-Sono innocente, signori. Non avrei mai potuto fare niente del genere. Tutto ciò di cui ho bisogno è amore, non sono una persona violenta, né tanto meno un assassino- sussurrò Dyana –dillo mentre hai le mani sporche di sangue e ti crederanno- mise una mano sullo schienale del divano, al lato del viso di Phoenix.

Lui la guardava dal basso –Ho fatto cose orribili- mormorò, mentre posava le dita sui suoi fianchi

-Vivere è uno stato di natura violento- si sedette sulle sue gambe, premendo volontariamente col bacino contro una ferita.

Phoenix reclinò la testa indietro e i capelli lunghi di Dyana gli accarezzarono il viso martoriato. Le sue dita vagarono lungo il corpo abbondante della ragazza, la pelle chiusa nei vestiti era attraversata da scosse di magnitudo 4. Le bocche vicine si cercarono e si sfiorarono, come farfalle che brancolano nel buio. Rimasero fermi per qualche secondo, poi l'impatto fu immediato e ruppe l'equilibrio. Si assalirono in un bacio affamato, i petti sudati e compressi si appiattirono l'uno contro l'altro, la saliva fredda scivolava sulle loro lingue.

Le unghie di Dyana arpionarono la schiena di Phoenix, che si piegò indietro come un ponte in procinto di spezzarsi. Afferrò i lembi del vestitino stretto, lo levò come se stesse denudando un vulcano gorgogliante, affossò la mano nella lava di pelle scottante.

Dyana sopra di lui lo guardava intensamente, cercava in quegli occhi un'emozione in cui specchiarsi. Unirsi fino a confondersi, intrecciarsi per non riuscire più a staccarsi. Avevano nei loro petti il seme della stessa erba cattiva.

L'incapacità di Dyana nell'avere rapporti con se stessa e con il mondo si ammorbidì. Avvertì un dolore formidabile quando Phoenix entrò dentro di lei, un malessere fisico e mentale che le impedì il respiro. Gocce di limpide lacrime si ingrossarono accogliendo in se stesse il sudore perlaceo che le copriva il viso come un tappeto. Implorò di continuare più forte, di squarciare il velo della sua resistenza, scoprire che misteri si celassero dietro.

Dopo aver visto una persona nuda non si può tornare come prima.

Phoenix aveva rotto il velo e aveva visto cosa ci fosse dietro.

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