Capitolo 19

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Isabel guidò fino alla cima della collina. La strada era ripida e il terreno era frastagliato da buche e asfalto scrostato. Sotto di loro Steeland si rimpiccioliva sempre di più, abbracciata dalla ferrovia e dal mare.

I ragazzi in macchina non parlavano.
Appena arrivarono in cima la collina misero i piedi nell'erba alta che arrivava al ginocchio.
Andrew si avviò verso un punto sopraelevato del terreno, nascosto da rovi intrecciati e muschio. Si abbassò e prese tra le mani un asse di legno quadrato.

Scoprì una buca, che probabilmente in passato era stata circondata dalle pietre del pozzo, ora smantellato. Rimaneva solo il fosso che scendeva parecchi metri sotto terra.

Si aggrapparono a una scaletta in ferro arrugginita e scesero fino a toccare terra. Accesero le torce dei telefoni e camminarono con la schiena chinata in un cunicolo stretto e polveroso, che si assottigliava man mano che procedevano, aumentando la sensazione di claustrofobia.

Il tunnel si fermava davanti a una spessa porta di ferro. Andrew si abbassò e scavò nel terreno una fossa profonda, da cui prese delle chiavi. Le infilò nella serratura e con l'aiuto di Phoenix aprì con la spalla.

Il bunker dentro era una stanza piccola e circolare, con due letti a castello appoggiati alle pareti laterali. Non c'era niente se non quei letti. Andrew vide per la seconda volta che tutto era stato lasciato come prima.

Dyana scambiò un'occhiata con Phoenix -Allora, cosa dovevi farci vedere?-

Il ragazzo si infilò la mano in tasca e ne estrasse un coltellino a serramanico. Si avvicinò ai letti e infilò la lama in uno dei materassi ingialliti.

Non appena l'acciaio trafisse la stoffa, una polvere bianca e granulosa iniziò a piovere a fiotti sul terreno.
Ecco cosa nascondeva.

-La droga che Bred ha trovato in casa mia era solo uno specchietto per le allodole, ce l'aveva messa lui. Voleva avere una scusa per arrestarmi, ma non poteva dire che gli avevo rubato venti chili di cocaina. Avevo bisogno di un nascondiglio dove nessuno l'avrebbe trovata. Il giorno della retata venni qui, poi scappai dalla città. Avevo intenzione di andare lontano, far calmare le acque, tornare per riprendere tutto e scappare definitivamente- indicò la coca che era caduta per terra -questo è il mio alibi. Ma sapete, non potevo dirlo al giudice. Mi hanno messo dentro per aver trovato qualche grammo sotto il cuscino. È ben diverso dal nascondere un tesoro di due milioni di dollari-

-Perché non me l'hai mai detto?- domandò Andrew, sorridendo eccitato e chinandosi verso la coca caduta per terra.

-Non volevo che il mio migliore amico mi fosse complice. L'ho fatto per te, ma dato che volete la verità ad ogni costo, eccola qui.-

I tre ragazzi percorsero a ritroso la strada che li aveva portati al tunnel e tornarono in macchina.

-Questo è ciò che mi è successo quel giorno. Non so chi abbia ucciso Bred, ma la lista dei suoi nemici è lunga- lanciò uno sguardo a Isabel, che fuggì da quell'allusione non colta dagli altri due presenti.

Isabel riportò a casa prima Andrew, poi Dyana.

Rimase sola in macchina con Phoenix, che sedeva al suo fianco. Non appena la ripartì, lui iniziò a parlare.

-Ti diverti a scoprire i segreti degli altri, ma fai finta che i tuoi non esistano. Io avrei potuto parlare al processo, per amore della verità, ma avresti potuto farlo anche tu. Dimmi, perché hai deciso di rimanere zitta? Avevi paura di quello che la gente poteva pensare di te? Di rovinarti la reputazione che ti sei fatta?- in ogni parola c'era una dose di accusa velenosa.

La bionda stringeva il volante –Non c'è bisogno che si scoprano i miei segreti per aiutarti. Non c'entrano nulla con quello che è successo.-

-E tu che ne sai?- mise le mani sul volante, all'improvviso. La scostò e fermò l'auto al ciglio della strada. Isabel urlò sorpresa, ringraziando mentalmente che non fossero andati a sbandare da nessuna parte

-Se tu dicessi la verità saresti nella lista degli indagati, il tuo nome sarebbe scritto anche sopra il mio. Solo io conosco il tuo segreto e solo io posso sospettare di te.-

-Tu sospetti di me?- chiese senza rendersi conto di star gridando

-Come se tu non avessi sospettato di me, e non continuassi a farlo. Chi mi dice che non sei stata tu a sparargli? Non ne saresti capace? Con tutta la rabbia che ti porti dentro, sei sicura che non saresti in grado di commettere un omicidio? Senza neppure rendertene conto. In quei momenti le cose accadono velocemente, un attimo prima hai la fedina penale pulita, un attimo dopo meriti la pena capitale. La vita che ti sei costruita con tanta fatica cambia nel giro di un secondo, solo perché hai fatto troppa pressione con il dito, solo perché in un solo istante hai lasciato uscire la tua parte animale. Io lo so, Isabel. So tutto questo ed è per questo che sospetto di te.-

-Se io fossi colpevole, perché dovrei volerti aiutare?-

-Per pulirti la coscienza. Perché non riesci più a dormire con il ricordo di quello che hai fatto. Vuoi che si sappia che non sono stato io, ma senza comprometterti troppo. O forse, vuoi solo avere più dettagli per mandarmi nella merda. Potresti tornare a casa e raccontare tutto a mammina, e a quel verme che ti scopi.-

A questo punto Isabel alzò la mano e l'abbassò sulla guancia di Phoenix, in uno schiaffo in cui aveva concentrato tutta la sua forza –Non hai capito niente di me- sussurrò, con le lacrime agli occhi –Dopo quello che ho fatto, merito questa cattiveria? Questo fango? L'unica cosa che ho sbagliato con te è stata essere sincera. Ho scelto la persona meno adatta, sono stata una stupida. Eppure sono ancora qui, a cercare di salvarti. Forse Dyana ti ha fatto dimenticare tutto, ma non hai il diritto di trattarmi in questo modo. Non hai il diritto di continuare a farmi sentire una nullità, uno zero. Ora giochi a fare il ragazzo emarginato bisognoso di cure, ma io so cosa sei. Io, a differenza di lei, ho visto di cosa sei capace. Tu non sei la vittima di nessuno. Hai ragione a dubitare del mio aiuto, perché non lo meriti. Non meriti niente-

Ma lei lo amava, lo amava così tanto da distruggersi.

-Io non sono un'assassina- le lacrime scorrevano sul suo viso angelico –Scendi da questa macchina. Per oggi ne ho avuto abbastanza-

Phoenix non rispose. Aprì la portiera della vettura ed uscì, incamminandosi verso casa.

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