Capitolo 24

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Appena Isabel vide il professore seduto sul divano si mise a ridere nervosamente –Cosa significa questo?- chiese rivolta a Dyana –Pensavo avessimo finito di farci la guerra.-

-È così, infatti. Il nostro prof di inglese è qui per una lezione. Non è così?- guardò negli occhi Ryan, che per tutto il tempo era rimasto imperturbabile, come se non fosse successo niente di strano.

-Tutto questo è ridicolo- disse Ashton, mentre andava verso la porta per uscire. Andrew gli afferrò il braccio, strinse la mano così forte da farlo sussultare per il dolore. Lo trascinò verso una delle poltrone.

-Almeno non è ridicolo tanto quanto lo sei tu.-

-Problemi in paradiso?- domandò Phoenix, che sembrava l'unico, insieme a Dyana, a divertirsi.

-Allora, cosa ci fai qui?- incalzò Isabel.

-Mi ha minacciato. O qui, o dallo sceriffo. Cosa pensi che avrei dovuto fare?- le rispose una volta e per tutte Ryan.

-Non l'ho minacciato. Ho solo dato una spintarella alle cose, per farle andare come voglio- si alzò e andò verso Phoenix, si sedette sulle sue gambe e prese una bottiglia di birra che giaceva vuota sul tavolino –Sedetevi e giochiamo-.-

Erano tutti in cerchio, in silenzio. La bottiglia girò e puntò verso il professore. L'uomo accennò una risata sprezzante.

-Gliela faccio io una domanda, prof- azzardò Isabel. Negli occhi di Ryan lampeggiò il fastidio –Cosa ci fai di notte, in un locale dove delle minorenni si prostituiscono?-

La bionda si mise le mani sulle cosce e si tese verso l'uomo, lo stesso che aveva visto tante volte nudo, che l'aveva presa con forza contro il materasso di una camera da letto sprofondata nell'oblio.

Lui le mise due dita sulla guancia e l'accarezzò impercettibilmente –Potrei farti la stessa domanda.-

-Il gioco è che deve essere lei a rispondere- Phoenix lo indicò con la mano con cui reggeva la sigaretta.

Ryan strinse i denti. Si sentiva in gabbia. Aveva un segreto molto più grande da nascondere che una semplice scappatella in un locale a luci rosse –Facevo quello che potete immaginare. Avevo voglia di distrarmi, non potevo sapere che ci fossero minorenni. Un uomo avrà anche diritto a spendere i suoi soldi come vuole?-

Andrew rise sonoramente –Il diritto a incentivare l'illegalità. I nostri padri fondatori hanno combattuto per questo, come contraddirla?-

Al turno successivo, la bottiglia andò a finire su Andrew.

-Ce l'ho io una domanda per te- proruppe Dyana -come mai non hai mai detto ad Ashton che andavi a trovare Phoenix in carcere?- a quella domanda, i tre ragazzi coinvolti nel fatto, si puntarono gli occhi addosso.

Andrew fece una smorfia in direzione della ragazza e alzò gli occhi al cielo –Sei proprio brava in questo gioco.-

-È vero?- domandò Ashton.

-Oh, andiamo, certo che è vero. Non avrei avuto il minimo dubbio- disse Isabel –Peccato che Phoenix non è mai riconoscente di nulla- il diretto interessato le mandò un bacio con la mano.

Ryan si alzò dal divano –Basta, mi sono stancato. Non ho alcuna intenzione di stare qui a discutere di stronzate adolescenziali.-

-Professore, ma come siamo scurrili- cinguettò Dyana, mentre l'uomo proseguiva a grandi falcate verso la porta che dava sul retro da cui era entrato.

-Che fai? Non lo fermi?- domandò Phoenix.

-No, è libero di andare. Io non obbligo nessuno. Non ancora. Vogliamo continuare?- e girò la bottiglia, che finì dritta su di lei –Chi vuole farmi una domanda?-

-Io- disse Ashton –Posso chiederti perché fai finta di giocare all'indifferente, quando si vede da lontano un miglio che ti scoppia il cuore per Phoenix? Ti diverti a fare il fenomeno, quando non sei diversa dalle tante altre ragazzine della nostra scuola.-

Dyana prese la bottiglia e la girò intenzionalmente verso Ashton –E tu perché fingi di odiare Phoenix, quando si vede da lontano un miglio che ti scoppia il cuore per lui?-

Ashton rimase in silenzio, Phoenix si strinse nelle spalle e cercò lo sguardo di Andrew, che sembrava ormai disinteressato.

-Ho il voltastomaco. Altre due parole e vomito sul tappeto- si lamentò Isabel –e tu smettila di fingere che la cosa non ti riguardi- puntò il dito contro Phoenix, che si alzò.

-La cosa non mi è mai riguardata. Se Ashton, Dyana, o tu stessa, avete dei sentimenti repressi per me, non è un mio problema. Niente di questo è un mio problema.-

-Perché a quest'ora dovresti essere lontano a spassartela, invece sei bloccato qui, vero?- chiese puntigliosamente Andrew –Vattene, trova il modo. Tanto è quello che fai quando le cose ti vanno strette. Scappi- si alzò e gli andò vicino. Era la prima volta che parlava in quel modo, che si mostrava arrabbiato, pieno di risentimento –Ma non so se questa volta ti coprirò, perché non è un problema mio.-

Phoenix era bravissimo a usare le persone a suo vantaggio e ad abbandonarle quando la situazione si faceva scomoda.

-C'è qualcosa che non so?- Ashton si alzò e prese il braccio di Andrew.

-E io? C'è qualcosa che non so?- domandò di rimando –Sapete cosa? Non mi interessa più niente. Voi e i vostri segreti di merda, le vostrele bugie. Sono anni che cerco di aiutarvi e di essere un buon amico per entrambi- guardava Ashton e Phoenix, la voce era alta, come se fosse ancora coperta dalla musica e avesse bisogno di farsi sentire –Ma non avete bisogno di nessuno se non di voi stessi. Conosco ogni vostro segreto, vi ho sempre ascoltato, ma nessuno dei due conosce me e questo non vi è mai interessato. Vi bastate da soli, allora rimanete a galla senza di me- Andrew aprì la porta di casa e uscì, sbattendosela dietro le spalle.

-Gli passerà- disse Phoenix, semplicemente, come a voler tranquillizzare Ashton, che era rimasto seduto nella poltrona, turbato.

-Perché sono qui?- chiese il biondo, indirizzato a Dyana, che intanto si stava lisciando una ciocca di capelli tra le dita.

-Sapevi che tuo padre conduceva traffici di droga e prostituzione?- domandò seccamente la ragazza.

Il silenzio fu rotto da Isabel –Certe cose o le sai, o fingi di non saperle.-

-Siamo tutti bravi a fingere, tu in primis- la interruppe Ashton –Sono a conoscenza di un processo in cui fu scagionato.-

-Quindi non sapevi per chi Phoenix era costretto a combattere- incalzò Dyana.

-Lascia stare questo argomento- sussurrò Phoenix.

Ashton scosse la testa –Se Phoenix combatteva era un affare suo. Mio padre l'ha sempre trattato come un figlio, voleva solo levarlo dai guai. Se quel giorno gli ha trovato della droga in casa non è certo perché voleva rovinarlo. Faceva il suo lavoro.-

-Sei ingenuo, stupido, o tutti e due?- Isabel scoppiò a ridere.

-Ho detto di lasciare stare- ripeté Phoenix con voce dura.

-Era Bred che investiva su di lui, ed era sempre Bred che lo spingeva a spacciare. Ma lui non te l'ha mai detto, non è così? Ha sempre avuto questa strana mania di proteggerti. Non lo fa con nessuno, ritieniti fortunato. E ritieniti anche un grandissimo idiota per non aver mai visto cosa ti accadeva sotto agli occhi- Isabel parlò con lentezza, ogni parola era uno spillo da infilzare nella carne di Ashton.

Phoenix si alzò e prese la sua giacca -Complimenti, Dyana, è stato un successo. Proprio come me lo immaginavo.-

-Non puoi rimanere per sempre nella menzogna- disse la ragazza, che gli si stava avvicinando.

Lui si girò in malo modo e -Non siete un cazzo di nessuno per decidere cosa posso o non posso fare!- sbraitò, rivolto non solo a lei, ma anche a Isabel. Aprì la porta e se ne andò, Ashton fu l'ultimo ad alzarsi dal divano e corrergli dietro.

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