Capitolo 3

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La calca di ragazzi scemò del tutto. Nel cortile erano rimasti solo Andrew e Dyana

-Dato che devi farmi conoscere tutto di questa scuola, loro due chi sono? Perché si sono azzuffati?-

Andrew sembrava preoccupato -Phoenix e Ashton. Erano amici, prima che Phoenix fosse accusato dell'omicidio di Bred, il padre di Ashton, lo sceriffo che c'era prima di tuo zio Frank-

Dyana non pensava che potesse succedere qualcosa di interessante in un posto così.

-Quanto tempo fa?-

-È successo tutto a gennaio, le accuse per Phoenix sono cadute per mancanza di prove sufficienti, è stato mandato in riformatorio con l'accusa di spaccio. Qui sono tutti convinti che sia stato lui- le sue parole erano imbevute di un'insolita tristezza. Sembrava coinvolto nei fatti che narrava -Vedi, siamo molto più interessanti di quello che credevi. Ora vado, rossa, ho lezione e poi gli allenamenti. Ti consiglio di prepararti bene per le audizioni di domani. Isabel te la farà scontare- cambiò tono repentinamente, quel velo di angoscia che aveva coperto per un attimo i suoi occhi sparì, tornando ad essere il classico capitano di football.

Dyana rimase sola nel cortile.
Entrò dopo qualche minuto e ci mise parecchio tempo per trovare l'aula di inglese.

Il professore era un uomo alto, con le spalle larghe e i muscoli definiti e uno strato di barba sottile. Le braccia grosse erano fasciate dalla stoffa bianca della camicia, di cui il primo bottone era slacciato, lasciando intravedere le vene del collo che correvano lungo i pettorali nascosti. Gli occhi neri e vivaci le sorrisero, lei infilò la punta della lingua tra i denti.

-Ragazzi, questa è Dyana Grayson, la nuova arrivata, un'alunna brillante: almeno questo è ciò che dicono i tuoi rapporti. Speriamo che tu possa contribuire al livello già alto della nostra scuola- le disse, avanzando qualche passo verso di lei.

-Io sono il professor Daves. E spero che sarà puntuale, la prossima volta- il modo in cui parlava, la calma con cui si esprimeva, il sorriso sereno come il mare in una giornata senza vento; tutti i suoi particolari ispiravano fiducia e attrazione.

Le facce di quelle persone la guardavano incuriosite.

Solo in quel momento si rese conto che in classe c'era anche Phoenix. Era seduto da solo, il banco al suo fianco era libero e Dyana si sedette al suo fianco.
Non seppe il perché di quella decisione.
Il suo corpo era stato spinto irrazionalmente verso di lui.

Quel ragazzo era una fonte di pericolo, emanava un'aura di attrazione e repulsione.

Tutti si accorsero di dove aveva deciso di sedersi, persino il professore rimase in silenzio per qualche secondo, interrompendo la spiegazione.

Phoenix si girò verso Dyana e la guardò con un mezzo sorriso. Forse pensava che quella ragazza fosse solo una sbruffona.
Non aveva tutti i torti.

Alla fine della lezione una ragazza affiancò Dyana e si presentò, facendole notare che c'erano dei posti liberi e che non doveva stare necessariamente al fianco del ragazzo.

A quell'avvertimento Phoenix non batté ciglio. La gente non lo aveva mai amato.

-Senti, perché non ti levi di torno? Voglio questo posto. È soleggiato e dalla finestra entra l'aria pulita. E poi qui sto più lontano da voi, non vorrei prendermi la malattia del cattivo gusto- quando provò a replicare, Dyana le mise una mano davanti al viso e -Sh, silenzio. Non voglio sentire altre sciocchezze. Ora vai-

La ragazza se ne andò stizzita, sbottando con il suo gruppo e Phoenix si girò verso di lei -Ma che bel tipo sei. Lo sai chi sono io? Non ti hanno informato?- le chiese, con tono superiore, come se fosse stato in grado di spaventare qualcuno solo a parole

Dyana sbatté le lunghe ciglia nere -No, non mi hanno informato. Qualcuno avrebbe dovuto?- chiese facendo finta di nulla -Ho altro a cui pensare. Cose ben più importanti, non sei famoso come credi-

Phoenix era sorpreso che gli stesse rispondendo senza paura. Appoggiò la guancia sulla mano -E cosa sarebbero queste cose più importanti?-

-Parteciperò all'audizione per diventare il capo cheerleader-

-Tu? Ma non sei appena arrivata? Pensavo fosse Isabel il capo-

-Nessuno oltre me può essere il capo-

-Sei una rivoluzionaria, vuoi cambiare le cose. È carino il fatto che pensi di poterci riuscire-

-Io non sono la rivoluzione. Sono la dittatura, è ben diverso. Ma prima di prendere il potere nelle mie mani devo procedere con un colpo di stato-

Phoenix le scoppiò a ridere in faccia. Dyana rimase imperturbabile, ma in realtà si sarebbe fatta trascinare molto volentieri da quella risata contagiosa.

Lui si alzò -Allora domani assisterò al tuo colpo di stato. A che ora?-

-Appena subito dopo le lezioni. Ora devo andare. Cerca di non farti spaccare la faccia, sarebbe un peccato- lo ammonì, riferendosi non solo all'attacco che aveva ricevuto prima in cortile da Ashton, ma anche ai numerosi segni e graffi che si portava sia sul viso che sul corpo.

Quando Dyana tornò a casa posò il suo zaino firmato e sbatté le mani sul tavolo.

Frank era seduto lì e guardava imbambolato lo schermo del computer. A quel gesto improvviso si riscosse e gli caddero gli occhiali dalla punta del naso

-Dyana, ma che sorpresa! Già di ritorno?- si abbassò per cercare i suoi occhiali, una volta presi, per rialzarsi, sbatté la testa contro lo spigolo del tavolo. La ragazza roteò gli occhi

-Perché non mi hai avvisato che a scuola è in atto una guerra civile? Sono la nipotina dello sceriffo e non sapevo nulla-

-Non sapevo come parlartene, quindi ho deciso di fartelo scoprire da sola. Non sono bravo a raccontare tragedie. A proposito, ti consiglio di stare alla larga da queste faccende. Scegliti gli amici giusti, come posso dirti- farfugliò, rimettendosi seduto -Comunque ho appena visto su internet una ricetta interessante, ti piacciono i cavoli?-

Dyana fremette nervosa, non rispose, afferrò il suo zaino e se ne andò in camera sua.

Quali potevano essere gli amici giusti? Quelli noiosi, senza niente da raccontare?

Quel giorno capì che Steeland non era stato terreno di guerra solo negli anni '40: lo era tutt'ora.

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