Capitolo 29

352 72 18
                                    

La giornata si era conclusa con un grande silenzio.

Ashton era riuscito a riportare Andrew al sicuro; Phoenix se n'era andato dalla casa del professore senza dire una parola; erano rimasti da soli Isabel, Dyana e Ryan.

I tre si misero d'accordo per ritrovarsi la sera del giorno seguente, Ryan le avrebbe accompagnate con la macchina. Isabel sapeva dove e da chi andare per avere più informazioni su Bred.

Phoenix sapeva che Isabel nascondeva qualcosa, ma aveva preferito tacere tutto, far passare lui come colpevole pur di mantenersi l'immagine pulita. Le piaceva fare la vittima, ma non lo era. Le cose non sono mai o bianche o nere, la vita è un nucleo grigio in continua transizione.

La sera seguente Dyana e Isabel erano fuori casa del professore, lo stavano aspettando annoiate, appoggiate alla sua auto. Il professore uscì di casa dopo qualche minuto, entrò in macchina e fece cenno a entrambe di salire. Isabel gli disse di andare in tangenziale, chi cercavano si trovava sullo stradone di transizione che connetteva Steeland alle altre città.

Dyana sedeva dietro, vedeva dallo specchietto gli occhi azzurri di Isabel puntati su Ryan. La bionda aveva le gambe aperte e una gonna rosa svolazzava sul sediolino. Gli prese la mano e se la portò tra le cosce, il professore le strinse con forza.

-Se non posso partecipare, può bastare- li interruppe Dyana, ma a quel punto Ryan se era già fermato. Sul lato destro della strada c'era una grande quantità di donne. Alcune in piedi, altre sedute su delle sedie mezze rotte, altre ancora direttamente per terra.

Isabel scese con Dyana. Ryan rimase in macchina senza staccare gli occhi da loro.

Le ragazze si avvicinarono alla schiera lentamente, tutte quante si accorsero di loro, si sentirono osservate e per un attimo Isabel ebbe anche la tentazione di tornarsene indietro. Ricordava quelle sere in cui era stata tra di loro, Bred la portava lì con la forza. La andava a prendere sotto casa, la caricava in macchina e le posava una mano sulla coscia, proprio come aveva fatto fare a Ryan. Isabel aveva questa malattia violenta che non riusciva a staccarsi di dosso: aveva subito così tanto che non riusciva ad eccitarsi in nessun modo, se non con gli schiaffi, i lividi e la possessività.

Emerse dai suoi pensieri quando Dyana la scosse per un braccio. Annuì spaesata e andò verso un volto conosciuto. Su una sedia c'era un donna alta, dalla pelle scura e i capelli tinti di rosso, che teneva tra le dita una sigaretta. Dimostrava quarantacinque anni, ma forse era più giovane e il dolore l'appesantiva con un'età che non era la sua.

-Marika- la richiamò Isabel.

-Bambolina, ma cosa ci fai qui?- quando la vide i suoi occhi si illuminarono e le sorrise raggiante.

-Ti sono venuta a trovare, è da un po'che non ci vediamo.-

-E questa chi è?- Marika indicò Dyana, che le tese la mano e si presentò –Non credo che siate qui solo per una visita di cortesia. Non sei una persona che si fa vedere senza un secondo fine, o sbaglio?-

Isabel scosse la testa e rise –Non ti vedo dal funerale di Bred.-

-Gli ho pisciato sulla tomba. Quindi?-

-Mi avevi detto di sapere delle cose su di lui, che non voleva uscissero fuori. Credi che non lo abbia visto minacciarti?-

-Che importanza ha ora? Ormai i suoi segreti sono nella tomba con lui.-

-Ha importanza- disse Dyana –Cosa sai di quell'uomo?-

-Molte cose. Bred non si limitava con nessuna di noi. Ci ha sempre messo le mani addosso. Tu lo sai bene, non è così?- chiese ad Isabel –Ma lo conosci da poco.-

-Vogliamo aiutare un amico, ma nessuno vuole parlarci del passato di quel porco- disse la bionda -Parlaci di lui.-

-Cosa posso dirvi? Quando arrivò qui voleva rifarsi una vita nell'ombra. Prima facevamo tutte quello che volevamo, non avevamo alcun vincolo, poi ci legò a lui in cambio di protezione contro dei clienti invadenti. Regolava la nostra vita, ci faceva anche spacciare. Spesso veniva per qualcuna di noi, naturalmente chiedeva un trattamento gratis. Ti sto raccontando di vent'anni fa: c'era una ragazza che non lasciava mai sola, ne era così ossessionato da perseguitarla ogni minuto. Ricordo che veniva a prendersela con la forza, a volte non arrivava a portarsela neppure in macchina, ma la spogliava davanti a tutte noi, davanti alle macchine che passavano. Io e quella ragazza eravamo diventate molto amiche. Lei aveva una situazione di merda, i genitori l'avevano data in adozione, alla maggior età era uscita da sola dall'orfanotrofio. Avevamo la stessa età, ero l'unica tra le altre che cercava di comportarsi da amica. Un giorno, io e lei dormivamo, in un accampamento poco fuori Steeland. Bred aprì la tenda, la squarciò con un coltello e sollevò la mia amica in aria, per i capelli. Ancora ricordo l'immagine di quel mostro che le passò la lama sulla pancia, che la gettò a terra sputandole addosso. Era incinta, lo venni a scoprire in quel modo. Gli occhi di quello stronzo erano pieni di sangue, sembrava impazzito. Le disse di abortire e di non farsi mai più vedere. A breve si sarebbe dovuto sposare e non poteva permettere che una puttana qualunque le rovinasse la vita.

Decisi di aiutarla, lo facemmo tutte. Mettemmo in comune i nostri risparmi e le pagammo un volo per Città del Messico. Tornò qui dopo due anni, con la pancia piatta e un bambino tra le braccia. Chiese a Bred di poter tornare a lavorare, ma lui la respinse. Forse le diede dei soldi e la minacciò per l'ennesima volta di stare zitta. Non la vedo da tanto tempo, mi manca. So che ora è all'accampamento, ma non penso ci tornerò più. Questo è quello che sapevo su Bred Lee. Ormai è morto, no? Che importanza ha. Non ho più paura di lui.-

Dyana e Isabel ascoltarono senza fiato tutta quella storia, man mano che la donna parlava, un viscido disgusto avviluppava le loro menti.

-Come si chiamava quella donna?- chiese Dyana, di getto, mentre un presentimento l'avviliva.

-Marla Dias.-

Era la madre di Phoenix.

BehindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora