Phoenix e Ashton decisero di andare da Andrew quella stessa notte, prima ancora di fare il test.
Era il prossimo a dover sapere ciò che avevano scoperto.
Ashton chiamò Andrew per chiedergli di farsi trovare difronte al bar di Steeland. Ormai era quasi l'alba. Chiarì che fosse una situazione di estrema emergenza.
Quando i tre si videro erano le cinque del mattino. La prima cosa che Andrew notò furono gli occhi arrossati e cerchiati di nero di Phoenix, segno del pianto. Andrew non disse niente e andò da lui, avvolse un braccio attorno alla sua nuca e lo abbracciò. Quella freddezza tra di loro non si era ancora del tutto sciolta.
-Mi dispiace. Mi sono comportato come se non esistessi. Non ti ho dato spazio, non ti ho lasciato mai il tempo di sfogarti. Sono stato preso solo dalla mia merda- Phoenix gli parlava mentre cercava di rollarsi un drum, seduto sul marciapiede difronte al bar.
Non lo guardava in faccia perché in quel momento era estremamente emotivo, e non aveva voglia di mostrarsi più vulnerabile di ciò che non era.
-Non ho ancora avuto tempo di parlarti, ma mi sono accorto di alcune cose. So che c'è anche Ashton, ma noi tre non abbiamo mai avuto segreti- passò la lingua sul bordo della cartina –Ti buchi?- chiese schiettamente, facendo sussultare gli altri due, che non sapevano come lo aveva capito.
Forse dimenticavano che Phoenix aveva costantemente a che fare con eroinomani e alcolisti.
-Che importanza ha ora? Non ci siamo visti per parlare di questo, o sbaglio? La priorità è un'altra- rispose Andrew, nervoso. Ashton cercò la sua mano.
-Noi siamo la priorità. Tu sei tra le mie priorità. So che ti buchi, me ne sono accorto. E so anche che tu e Ashton andate a letto insieme. Non ho problemi a riguardo, ho sempre fatto il tifo per voi due- porse il drum ad Ashton –Vorrei che fossimo sinceri- parlò con totale disinvolutra. Era stanco dei segreti, delle cose non dette, ma evidenti
Ashton e Andrew si guardarono e il primo si mise a ridere –Incredibile come riesci a rigirare la frittata. Non siamo qui per questo.-
-Siamo qui per dire ad Andrew che io e te siamo fratelli?- chiese Phoenix improvvisamente –Sì, ma anche Andrew è nostro fratello, anche se non di sangue. E tra fratelli si parla. Se c'è l'occasione di farlo, ben venga.-
-Fratelli?- chiese Andrew, disorientato, mentre prendeva la canna dalle dita di Ashton.
-Se hai tempo, ti racconteremo tutto. E tu racconterai tutto a noi.-
Phoenix rivelò che aveva appena scoperto l'identità del suo padre biologico, in un primo momento Andrew non poteva crederci. I due ragazzi erano fratelli e ora si spiegava quel legame diverso che si era instaurato tra loro. Phoenix parlò anche ad Ashton, gli confidò del segreto che aveva condiviso con Andrew, di quei trenta chili di eroina nascosti nel rifugio scavato nella collina. Gli disse che aveva intenzione di scappare senza lasciare nessuna traccia, di dimenticare Bred ed Ellen. Ashton venne a sapere come la madre tiranneggiava il fratello, del modo in cui gli metteva le mani addosso, come lo desiderava e minacciava.
Andrew rivelò ad alta voce il suo problema con l'eroina. Fu la prima volta che declamò la sua oscurità e mentre lo faceva, si rendeva conto di star scivolando in basso. Ashton e Phoenix lo guardavano in silenzio e lui buttava fuori ciò che si era tenuto dentro fino a quel momento. Parlò di sua madre, di come si stava lasciando andare, del fatto che gli stava morendo sotto gli occhi e che non sapeva cos'altro fare se non farsi cadere nel baratro. I due amici non lo rimproverarono, non erano nella posizione adatta per farlo.
Rimasero abbracciati fino a quando Steeland non ricominciò a vivere. Si sostenevano nell'unico modo che conoscevano, nello sbaglio, nell'oblio, fino a sfiorare la morte con la punta delle dita.
Phoenix guardava le mani dei due ragazzi intrecciate e provava quasi gelosia. Quel legame di sangue gli precludeva ogni opportunità con Ashton, ogni desiderio che non aveva mai soddisfatto, ogni fantasia che aveva sempre lasciato tale, proiettato in un futuro immaginario, che ora sfumava come un sogno sbagliato e corrotto.
Si alzò dopo un paio di ore, li salutò entrambi senza troppe cerimonie e si allontanò a piedi. Voleva andare da sua madre e chiederle perché non gli avesse detto prima la verità.
Una volta davanti alla sua roulotte temporeggiò prima di entrare. Non sapeva come cominciare. Non provava rabbia, né risentimento. Quella donna gli aveva risparmiato la delusione di conoscere l'uomo senza scrupoli che era suo padre.
Aprì la porta con delicatezza e scivolò fino all'unica stanza con il letto. Era stesa in mezzo alle coperte, il viso stanco, i capelli ricci sparpagliati sul viso, tremava dal freddo. Phoenix coprì il suo fragile corpo con un lenzuolo e si sedette all'angolo del materasso, poi si stese rivolto verso di lei. Le accarezzò la guancia gelida con una mano e le baciò la fronte, con gli occhi chiusi. Notò che la sua pelle era bagnata, segno che aveva pianto fino a quel momento e che il sonno era subentrato molto recentemente, prima ancora che le lacrime potessero seccarsi.
Aveva davanti a lui la prima persona che lo aveva amato, che aveva cercato di proteggerlo dal mondo. La strinse al suo petto e le accarezzò i capelli. Marla schiuse gli occhi e ricambiò quell'abbraccio quasi bisognoso.

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Behind
Teen FictionIn seguito alla morte di sua madre, Dyana si trasferisce a Steeland, una cittadina sconosciuta fuori dal mondo. La prima sera del suo arrivo, incontrerà nel bosco adiacente alla sua nuova casa, un ragazzo. E' Phoenix, accusato di omicidio e poi rila...