Capitolo 23

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Dyana non aveva nessun piano per quella sera. Sarebbe successo ciò che doveva succedere.

Affianco ad Ashton sorrise per tutto il tempo alla platea. Lui invece aveva gli occhi sempre rivolti in giù, Dyana lo prese sottobraccio e andò a salutare gli ospiti dell'inaugurazione, offrendo all'entrata del parco tartine ai gamberetti e champagne.

-Tuo figlio ha proprio trovato una ragazza giusta, Ellen!- disse una signora accanto al sindaco, entrambe risero e lanciarono un'occhiata ai due. Dyana ammiccò in corrispondenza delle due donne, cercò la mano di Ashton e fece intrecciare le loro dita.

Quando quella messinscena finì, Ashton si allontanò dal parco. Si slacciò la cravatta e si sbottonò la camicia fino al petto.

D'un tratto sentì dei passi dietro di lui –Dove vai? Casa mia è dal lato opposto. Si sta avvicinando l'ora della festa. Perché non vieni a darmi una mano?-

-Perché ti ho già detto che non parteciperò. Sono stanco di stare in mezzo alla gente. Ho fatto il mio dovere, ora basta. Ci hanno anche scambiato per dei fidanzatini.-

-E quindi? Se avessi alzato per un po' gli occhi da terra avresti visto quanto tutti ci guardavano soddisfatti. Ci ammiravano, siamo una bella coppia. I figli della sindaca e dello sceriffo.-

-Peccato che tu stia con l'assassino di mio padre.-

-Io non sto con nessuno, non ti vuole entrare in testa?Fa un po' come vuoi, sei tu l'asociale che non si gode la vita. A me non interessa- si allontanò da lui.

La ragazza prese il cellulare dalla sua tasca e digitò il numero di Andrew. Sapeva a chi rivolgersi per far sì che quella sera si presentasse anche Ashton
.

La sera della festa Dyana era pronta ad accogliere una massa scomposta di adolescenti. Frank le aveva scucito la promessa di chiudere la casa a chiave e di far svolgere l'evento in giardino, sulla riva del lago, ma lei lo aveva ascoltato parzialmente. Avrebbe aperto le porte di casa a un numero ristretto di persone, con un fine preciso.

Di sera le persone iniziarono ad arrivare. Le accoglieva con un sorriso sulle labbra, si voleva far conoscere da Steeland, essere l'argomento principale il giorno seguente nel liceo della cittadina. Quando vide Isabel non poté trattenersi dal farle un cenno di saluto, sventolando la mano in aria.

La bionda era capofila della squadra delle cheerleader e accelerò il passo per fiondarsi difronte a Dyana –Carina come festa, ma scommetto che l'invitato speciale non è ancora arrivato- disse al suo orecchio con la voce bassa. Isabel aveva capito che Dyana mirava ad agitare le acque.

-L'invitato speciale ancora no, ma ci arrangiamo con quello che abbiamo- le prese il viso in una mano e glielo girò verso lo spiazzo libero di alberi, dove erano parcheggiate tutte le macchine.

Da una di esse scesero Ashton e Andrew. I due avanzarono compatti come al solito, il gruppo dei giocatori di football si avvicinò ad Andrew, che fu sommerso dall'entusiasmo generale.

-L'anima e la morte della festa- scherzò Isabel, mentre cercava con la mano nella tasca dei suoi pantaloncini. Prese un pacchetto di sigarette, lo aprì e sfilò una canna lunga, larga all'estremità.

-Le apparenze ingannano. Te l'ha mai detto nessuno, principessa?- Dyana prese la canna con la punta delle dita, la estrasse dalle labbra di Isabel e avvicinò la bocca alla sua, facendosi sbuffare il fumo in faccia. Le sorrise e piegò la testa, si girò e camminò verso i due nuovi arrivati.

Isabel rimase ferma sul posto: iniziava a capire cosa ci trovasse Phoenix in quella lì.

-Ashton, fidanzatino, sapevo che Andrew ti avrebbe convinto a venire. Fai sempre il ritroso, ma ci vuole poco per farti cambiare idea. Sono certa che il tuo amico sa essere molto convincente, quando vuole- il tono allusivo di Dyana fece arrossire Ashton.

-Stai zitta- sussurrò, avanzando qualche passo verso di lei.

Andrew e Isabel si accinsero a separarli.

-Perché, se no cosa mi fai?- invece di indietreggiare proseguì sempre più vicina.

Ashton le mise una mano sulla gola e Dyana si sporse in avanti, congiungendo le loro labbra in un bacio. Infilò la lingua nella sua bocca e nel giro di pochi secondi lui rispose, avvinghiandosi con la mano libera al suo fianco, mentre con l'altra persisteva nel stringerle la gola.

Andrew scostò lo sguardo altrove e rise sprezzante, sparendo tra la folla di persone. Isabel alzò le mani in aria e si allontanò basita nel parcheggio, dove avrebbe fumato senza nessuna interruzione. Aveva già bisogno di una pausa.

-Lo vedi che quando vuoi sai divertirti anche tu?- domandò Dyana a un soffio dalle labbra di Ashton, che intanto cercava con lo sguardo Andrew.

Con quel bacio era come se avesse ricostruito il muro che avevano demolito dopo anni.

Lei gli riprese il viso in una mano e scosse la testa –Ascolta, non c'è niente di male nel fingere di essere qualcosa che non si è. So che odi ciò che sei. Ti sto offrendo una scappatoia-  alzò il volume della musica tramite il computer collegato alle casse. L'aria era pompata da adrenalina. Gli porse la mano e lo invitò a ballare.

Ashton vide Andrew circondato da ragazze, come al solito, seduto tra i suoi amici era felice e non aveva bisogno di un peso come lui. Le strinse la mano e la trascinò sulla pista. La toccava nella speranza di percepire le impronte che Phoenix aveva lasciato su di lei.

Che ragazzino perverso e contorto.

Isabel era seduta sul cofano della sua auto. In quel momento un'altra macchina fece capolino tra le altre. La riconobbe subito. Scese dal cofano e aspettò di vederlo.

Phoenix mise i piedi per terra e alzò gli occhi verso la folla di persone che accerchiava il lago. Si accorse immediatamente di Isabel.

–Sai cosa sta facendo Dyana? Balla appiccicata ad Ashton, con la lingua nella sua bocca.-

Phoenix rise e non prese sul serio le sue parole, ma quando vide che Isabel non si scomponeva minimamente, capì che stesse dicendo la verità.

-Perché mi avrebbe invitato?-

Isabel si strinse nelle spalle e allungò il braccio verso di lui, porgendogli la canna –Non lo so.-

Lui l'accettò e quello fu come un simbolo di pace. Bastava poco per riconciliarsi, almeno apparentemente –Alla fine siamo sempre io e te- gli disse.

-Sì, siamo sempre io e te. È una festa, andiamo a ballare- le prese la mano, fece intrecciare le loro dita e si diressero in pista.

All'arrivo di Phoenix, alcuni smisero di ballare, le voci si abbassarono e solo la musica continuava a riempire il silenzio. Ashton ballava con Dyana senza pensare veramente a ciò che stava facendo, le mani su di lei e gli occhi fissi in quelli di Andrew, che dal lato opposto del giardino, con una ragazza sulle gambe, non staccava lo sguardo dal suo.

-Mi stavo preoccupando, di solito non è da te tardare nei posti dove nessuno ti vuole- urlò Ashton al nuovo arrivato, per farsi sentire.

Phoenix si frappose tra lui e Dyana, che si allontanò senza battere ciglio. La ragazza raggiunse la porta di casa e vi entrò, Isabel la seguì istintivamente, senza bisogno che dicesse nulla.

-Se stasera mi rompi il cazzo, farò vedere a tutti quanti quello di cui sono capace. Dovresti stare attento, in fin dei conti sono un assassino.-

Vicini, si guardarono e stabilirono quel solito legame speciale che erano soliti instaurare senza parole. Erano legati da un vincolo speciale, un filo rosso che li univa in modo imprescindibile, che non permetteva a nessuno dei due di ferire veramente l'altro. Ashton ripensò all'allusione che Dyana gli aveva fatto quando erano rimasti da soli in camera. Provava gelosia nei confronti di Phoenix? Lo voleva tutto per sé, in un attaccamento morboso e malato?

-Andiamo dentro- incitò Andrew, con un tono piatto e senza emozioni. Ashton abbassò la testa quasi imbarazzato per quelle occhiate che si erano scambiati mentre ballava con Dyana. Si sentì nudo, scoperto e scorticato. Entrarono tutti e tre.

Dyana era seduta sul divano nel salone, sul tavolino campeggiavano bottiglie d'alcool e fumo. La cosa che stupì tutti fu il professor Daves al suo fianco.

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