Capitolo 30

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Dyana chiese a Phoenix di vedersi al loro solito posto. Il ragazzo non le rispose neppure, si recò direttamente nel bosco. Voleva stare solo con lei dopo tutto quel tempo, aveva avuto il suo corpo e non intendeva più staccarsene.

La sua carne aveva penetrato quella di Dyana, le loro pelli si erano fuse, il loro sangue si era mescolato, si erano incastrati e sciolti insieme. Voleva ancora quella sensazione, quel piacere sconvolgente, l'offuscamento dei sensi. Quando la vide si avvicinò a lei cautamente, le mise le mani sui fianchi e non la lasciò neppure parlare, la cercò con bisogno.

-Aspetta- sussurrò, con una risatina.

-Cosa c'è? Pensavo fossi venuta a salutare il tuo uomo, che stasera rischia la vita. Non vuoi augurarmi buona fortuna?-

-Non mi avevi detto che avresti combattuto.-

-Lo sto facendo ora.-

-Non andarci.-

Phoenix si mise a ridere e la riprese per i fianchi, fece per baciarla di nuovo, ma lei si scostò –Dico sul serio, non andarci. Non ci uscirai mai da questa merda, se continui.-

Lui aveva gli occhi luminosi di sbagli –Io non voglio uscirne. Voglio affondare per sempre in questa merda, morirci soffocato.- la baciò ancora e portò una mano sotto la sua gonna. Dyana scoppiò a ridere con lui e ricambiò.

-Allora cerca di rimanere in vita, non potremmo più scopare poi- la verità poteva aspettare. Lo spinse contro un albero e si sfilò la maglia.

Era questo il bello tra loro due. Non dovevano essere pieni di bugie.

Finivano sempre così, nudi, sudati, svuotati. Dyana appoggiò la testa sulla spalla di Phoenix e schiuse le labbra per prendere un tiro dalla canna che il ragazzo le aveva appoggiato tra le labbra.

Il mondo è troppo brutto per non cercare di scappare.

Dyana prese l'accendino e aprì il palmo della mano, lo portò appena sopra la fiamma. Phoenix la guardò bruciarsi senza muovere ciglio. Si guardavano sempre bruciare.

-Amo le persone che vanno in rovina, perché sono le uniche a rinascere- sussurrò il ragazzo. Le prese la mano e posò la pelle arrossata sul suo viso.

-Io vado in rovina da quando sono nata- sussurrò Dyana.

-Com'eri da piccola?-

–Una bimba particolare. Ero molto piena di me e non volevo fare amicizia con nessuno. Ero competitiva e mi sentivo la migliore, volevo emergere ad ogni costo. Non piangevo mai, ridevo molto e sembravo un'adulta in miniatura. Avevo anche i problemi degli adulti- si passò la mano bruciata sul viso –ho provato a lanciarmi dal balcone molte volte. Avevo questa pazza mania di volermi buttare giù e schiantarmi contro l'asfalto.-

-Ti immagino così. Una ragazza suicida.-

-E tu, com'eri da bambino?-

-Come adesso. Discolo, violento e diffidente. Litigavo con tutti, mi prendevano a botte e io rispondevo più forte. Giocavo sempre a calcio e non andavo mai a scuola. L'unica casa che abbia mai avuto è stata mia madre. Mi sono sempre sentito un vagabondo. Io e te siamo diversi, ma non mi sono mai sentito così libero con nessuno: non vuoi cambiarmi.-

-Forse perché non mi interessi abbastanza- Dyana disse quella frase a bruciapelo. Aveva appena sentito una scossa attraversarle il corpo, una stretta attorno alla gola. Era quello che si provava ad avere un legame con il mondo, una connessione con la realtà. Volle subito recidere quella corda che si sentiva al collo, era come soffocata, una mancanza d'aria quasi piacevole.

Phoenix sorrise a quella risposta, non se la sarebbe presa sul personale.

-Devo parlarti- gli annunciò.

-Dimmi.-

-Stasera io e Isabel abbiamo avuto una conversazione con una donna che sapeva qualcosa su Bred. Lavorava con Isabel, tempo fa.-

-E cosa vi ha detto?-

-Conosceva tua madre. Lavorava con lei.-

Phoenix annuì impassibile. Sapeva cosa aveva fatto sua madre, da bambino la vedeva con uomini diversi ogni notte, solo per comprargli da mangiare il giorno seguente –E anche Bred conosceva tua madre. Ti sei mai chiesto dove sia finito tuo padre?-

-Mia madre mi ha detto che non sa chi sia.-

-Ti ha mentito. È lui tuo padre: Bred. L'ha minacciata affinché non dicesse niente a nessuno. Tu e Ashton siete fratelli- ci sarebbe voluta molta più delicatezza per una rivelazione del genere, ma Dyana era un elefante in una cristalleria. Non aveva neppure paura di rompere qualcosa.

Phienix non ebbe nessuna reazione. La canna si era spenta. Fece scattare di nuovo la fiamma dell'accendino e l'avvicinò all'estremità da cui sporgeva il tabacco mescolato all'erba. Inalò il fumo e lo cacciò dal naso. Le stelle sopra la sua testa caddero in picchiata dal cielo e gli si conficcarono nel petto. Si alzò silenziosamente.

-Dove vai?- domandò Dyana, seguendolo al di fuori del bosco.

-Te l'ho detto. Ho un combattimento. Non posso perdere molto tempo.-

Si alzò e uscì da quell'anello di alberi, camminando direttamente davanti alla sua villa. La ragazza lo avrebbe seguito caparbiamente fino in macchina, ma fu fermata dalla voce di suo zio. Frank era sulla soglia della porta, a braccia incrociate, furente –Ti sto aspettando da ore. Ti sembra il caso di fare tardi e nasconderti nel bosco con... lui!- indicò Phoenix, che finse di non sentirlo –Da sola con un assassino. Tua madre non sarebbe fiera di te- urlò Frank. Era la prima volta che si dimostrava così contrariato. Camminò a grosse falcate verso Phoenix, lo fermò prima che potesse raggiungere la macchina parcheggiata al lato della foresta. Ma il ragazzo, fin troppo sensibile in quel frangente, quando sentì la mano dell'uomo sulla spalla, si girò in uno scatto violento e lo colpì sul viso con un pugno.

Frank traballò sorpreso all'indietro, ma non ebbe che pochi secondi di esitazione, prima di afferrare il ragazzo e colpirlo a sua volta, sulla faccia e poi nello stomaco. Gli sputò addosso e lo spintonò indietro. Phoenix respirava a fatica, il sangue gli era salito in testa.

-Ti avevo avvertita di stare attenta a chi frequenti!- urlò Frank, in direzione di Dyana, che si stava avvicinando determinata sui suoi tacchi.

-Frequento chi voglio, smettetela- sbraitò, ma non fece in tempo a frapporsi tra i due, che Phoenix si lanciò su Frank.

Gli avvolse la gola con un braccio e lo sollevò da terra –Non ci metto niente ad uccidere anche te, lo sai?- chiese, si abbassò e gli afferrò i capelli in una mano, gli sbatté la testa contro un sasso e lo trascinò, con la tempia sanguinante, fino al lago –Niente!- urlò fuori di sé, mentre Dyana lo tirava invano da un braccio, per fermarlo. La spinse per terra e immerse la faccia di Frank, che si dibatteva debolmente, nell'acqua. Lo tenne abbassato con tutte le sue forze, fin quando l'uomo smise di opporsi.

-Smettila!- strillò Dyana, presa dal panico. Suo zio le stava morendo davanti agli occhi. L'ultimo membro della sua famiglia se ne sarebbe andato in quel modo –Smettila!- ripeté tra le lacrime, non aveva più voce in corpo.

Phoenix lasciò finalmente Frank, con una calma trascendentale, come se non fosse successo niente.

Se volevano disprezzarlo, avrebbe dato loro un valido motivo.

Si allontanò senza dire altro, entrò in macchina e sparì.

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