Tutto era meraviglioso: un tavolino coperto da una tovaglia bianca era esattamente al centro del cortile, circondato da betulle che conferivano al tutto un aspetto molto più intimo e caldo. Al centro del tavolo c'era un mazzo di rose nere, le più rare, appoggiato all'interno di un vaso bianco. La tavola era apparecchiata con piatti e posate color carbone.
La luce dell'alba dava a tutto una colorazione più chiara, rendendo gli oggetti ancor più splendenti. Mi sedetti su una sedia in legno bianco ed aspettai a lungo. Il cielo ormai era irradiato dalla luce solare e quindi l'alba era già passata. mi accorsi che la tovaglia non era esattamente bianca, ma color panna, come d'altronde il vaso dei fiori. Aspettai... aspettai...ma lui non arrivò.
Erano già venti minuti che restavo seduta ad aspettarlo, e cominciai ad annoiarmi... cominciai perfino a contare i minuti, i secondi... ma non si presentò. Ero così arrabbiata! Tirai un grido per sfogarmi, ma non fu abbastanza. Cominciai a camminare avanti e indietro, attorno a quello stupido tavolino. Perché aveva preparato tutto ciò, se poi non aveva intenzione di presentarsi?
Dopo un po' mi decisi ad andarmene. Con una folata di vento feci ribaltare tutto, tavolo e sedie e per dare il mio tocco personale, bruciai i fiori rendendoli solo un inutile pugno di cenere grigia priva di vita. Il mio primo vero appuntamento con quel vampiro da quattro soldi mandato all'aria così? Come se non ci fosse mai stato niente a legarci. Come se tutti quei baci, abbracci e robe varie fossero solo finzioni, come se io fossi solo un divertente passatempo. Andai in camera infuriata come una belva a cui è stato tolta la cosa più importante che aveva. Mi gettai sul letto e cercai di addormentarmi. Fu un impresa non da poco, continuavo a pensare a Bumer e ai suoi baci, sembravano così veri, così sinceri. «basta pensare a lui!» mi imposi, ma era più facile a dirsi che a farsi. Guardai l'orologio, erano le tre. mi girai dall'altra parte, fissando il mio amico muro. Dopo ore riuscii finalmente ad addormentarmi, però i sogni non mi concessero una tregua da Bumer. Infatti mi ritrovai nei suoi panni.
Ero in movimento, immaginai su un'auto o qualcosa di simile... ero incappucciata e legata. Il mezzo si fermò e un uomo accanto a me mi prese per il colletto e mi lanciò fuori dall'auto. Atterrai di pancia su un terreno ghiaioso, graffiandomi ogni singola parte del corpo. Una mano mi prese un braccio e mi rimise in piedi strattonandomi. Io non avevo molte forze, ero già piena di lividi, e credo avessi anche qualcosa di rotto anche se non sapevo esattamente cosa. Qualcosa mi colpì forte lo stomaco e mi ritrovai ad essere inginocchiata a terra con forti conati di vomito. Un altro colpo mi prese il viso, e svennì. Mi risvegliai legata ad una colonna, con mani e piedi incatenati. Difronte a me, e supposi anche dietro, si estendevano un'infinità di celle dalle quali provenivano urla strazianti e suppliche.
Mi guardai il corpo, quello di Bumer, e mi scoprii piena di graffi e tagli, e visto che i vampiri guarivano in fretta supposi che erano recenti. Tutto a un tratto, calò il silenzio nella sala, o prigione se vogliamo chiamarla così. Io persi il completo controllo del mio, scusate, del suo corpo. Una figura femminile si dispose a gambe divaricate, in posizione d'attacco difronte a me. Era abbastanza alta, e era vestita in modo comodo, senza nessun impedimento se avesse dovuto combattere o picchiare qualcuno."Allora" disse la ragazza con voce arrogante e sicura di se "dove si trova la mia cara Günj?" Bumer si limitò a scuotere la testa.
Lei rispose tirando fuori una frusta con l'estremità uncinate. "ora caro il mio signorino, mi dirai dove alloggia e come si chiama... ogni dieci secondi che passano senza che tu mi risponda la mia amichetta qui presente" disse facendo scoccare la frusta "ti squarterà la pelle, come se fosse burro. Intesi?"
Bumer non aveva la forza di rispondere quindi si limitò a mugolire "lo prendo come un si" disse sghignazzando "e potremo continuare all'infinito, tanto voi vi rigenerate in fretta giusto?"
Cominciò a contare "uno, due, tre, quattro, cinque" «ti prego Bumer rispondi!» Lui alzò la testa di scatto, come se mi potesse sentire «e-eliis?» chiese con voce tremante e stanca. intanto la ragazza continuava "otto, nove, dieci! lo hai voluto tu vampirello!" la frusta scoccò un paio di volte prima di infrangersi sulla schiena di Bumer «nooo!» urlai disperata tra le sue urla di dolore. «ti prego, ti prego, diglielo!» gli dissi con il pensiero, ma questo non lo sentì «bumer!» urlai disperata...
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FantasiUna "normale" ragazza vampiro diciassettenne dopo essere entrata nella Margaret's academy scopre di essere molto più di ciò che crede... le si presenterà davanti una, anzi più sfide, dove dovrà compiere delle scelte... e se dovesse fallire? e se n...