Capitolo 2

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Capitolo 2

Oggi è venerdì, il che significa puntata registrata. Solita sfida a squadre, soliti professori pronti a giudicare ogni scelta e ogni esibizione.
Solito esito.
Perdiamo sempre, perdiamo qualsiasi persona viene schierata.
Ho perso il punto, come sempre.

"Non mi dici niente Martina, non mi trasmetti." dice Rudy Zerbi.
Rodolfo Zerbi, il professore dai gusti improponibili.

"Giusto, dovrei fare la melodrammatica." mi lascio sfuggire.

"Ti riferisci a me?" chiede Giulia.
Ecco, lei è una che fa parte della categoria (finti) buoni. Mi ha messo contro un esercito di persone infuriate e mentalmente instabili però ha anche dei difetti, dai.

"Ho detto Giulia? Non mi sembra di aver detto nulla. Maria, posso tornare al mio posto?"
Maria annuisce.

Passo davanti a lei.
Mi guarda.
Mi scuso. Lei sorride e scuote la testa guardandomi intensamente con i suoi occhi color cielo. Deve scendere a prendere la maglia rossa con su scritto 'Sfida' quando invece meriterebbe la maglia verde con su scritto 'Serale'.

Mi chiedo come fa a mantenere la calma? Io avrei spaccato tutto.
Sarebbe meglio tornare a casa. Sono stanca di questo posto, stanca di essere sfruttata.

Arriva la sera e sono distrutta, incazzata e senza voglia di cenare.
Fisso il soffitto con un casino in testa e attorno.

Toc Toc.

"Avanti." dico io.

"Se non apri è un po' difficile." dice una voce che riconosco bene.
È Gaia.
Apro la porta, tra le mani un contenitore piccolo con delle posate sopra, Gaia mi sorride.

"Che fai?"

"Stavo pensando." rispondo io.
Senza nemmeno chiedermi il permesso Gaia entra e si posiziona sul mio letto.

"Dovresti pensare meno, Marti."

"Che posso farci?"

"Ti ho portato da mangiare, non si saltano i pasti."

"Perché non sei arrabbiata con me?" chiedo guardando il cibo davanti a me.

"Perché dovrei esserlo? Per una gara persa? Per la sfida? Marti, non mi importa nulla e smettila di pensare che sia colpa tua."

"Ho pensato una cosa." dico sedendomi di fronte a lei.

"Sentiamo." mi dice pogiandomi il piatto sulle gambe e facendomi cenno di mangiare.

"Ho pensato di chiedere di prendere io la maglia della sfida, tu non la meriti. Tu meriti la maglia verde. "

"Tu invece la meriti?"

"Si e soprattutto non mi perdonerei mai di vederti uscire a causa mia."

"Sei scema. Non devi provarci nemmeno o giuro che smetto di parlarti per i prossimi mesi."

"È una mia scelta, Gaia. Non venirmi contro anche tu. " dico decisa.

"Io voglio fare la sfida! Ho bisogno di capire se mi merito di restare qui e poi per la maglia verde c'è tempo."

La guardo stupita e scuoto la testa scoppiando a ridere.

"Se non lo meriti tu allora tutti possiamo andare a casa. Dovresti essere la prima ad indossarla e invece la indossano altri. "

"Stai tranquilla. E... Marti, tu vali quanto me. Devi smetterla di non credere in te stessa."

"Ormai sono la cattiva e quella che fa la vittima." dico.

"Chi lo dice?"

"La gente."

"E tu ti lasci influenzare? Hai un bel caratterino ma a volte sei davvero scema! Intanto smettila di leggere i commenti e di piangerti addosso."

"Dovrei fare la finta buona." dico mangiando la pasta ormai fredda.

"Non devi cambiare per nessuno."

"Perché mi stai vicina?" chiedo.

"Perché voglio farlo."

Scuoto la testa, questa ragazza è davvero speciale.

"Resto a dormire qui." mi dice poi stendendosi sul letto, "Non me ne voglia Daniela."

"Ti ricordo che ci siamo lasciate." le dico.

"Giusto, vai a capirle le persone." dice e poi borbotta qualcosa che non riesco a capire.

"Smettila di parlare in portoghese in mia presenza." le do un colpetto sulla gamba.

"Mi piace non farmi capire."

"Usi parole strane anche in italiano che capisci solo tu."
Fa una smorfia e ride.
Con lei sto bene.
Con lei sento di avere un senso qui.

Al mio risveglio, Gaia non c'è più, ma accanto trovo un bigliettino con su scritto:
Dormivi beata e ho deciso di non svegliarti, ci vediamo dopo.

Ho passato tutta la notte senza riuscire ad addormentarmi e ho preso sonno solo intorno alle sei. Il suo profumo e il suo respiro regolare mi hanno impedito di dormire. Avevo paura di svegliarla, di toccarla nel sonno, anche se la voglia di sfiorata da sveglia era enorme ma avevo paura, paura di rovinare tutto.
Ad un certo punto mi sono alzata e ho aperto la finestra, ho preso un foglio e ho iniziato a buttare giù qualche riga. Di tanto in tanto mi giravo a guardarla.
Espressione beata.
Tranquillità.
La mia ispirazione.

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