Capitolo 23

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I minuti che seguono sembrano interminabili, non riesco a respirare quasi per la paura e continuo a guardare quella porta dove i medici sono chiusi da esattamente cinque minuti.
Come si chiama quella sensazione quando vorresti essere in grado di poter risolvere tutto e non puoi? Mi sento debole, insulsa e insignificante in questo momento e non riesco a reagire perché mi manca lei, mi manca la sua forza, mi manca il suo sorriso, le sue prese in giro, i suoi baci e i suoi occhi.
Quanto mi mancano le sue labbra sulle mie solo Dio lo sa e non posso pensare che potrebbero mancarmi per il resto della mia vita. Sarò ripetitiva, patetica e esagerata ma non potrei davvero vivere una vita senza di lei.
Un medico esce dalla porta e ci avviciniamo immediatamente a loro. Non parlo, lascio che sia la sua famiglia a chiedere perché è giusto così.

-Che succede? Possiamo sapere come sta nostra figlia?-

-Ha avuto un brutto incidente.- inizia e io alzo gli occhi al cielo.

-Questo lo sappiamo.- borbotto.

-Come?- chiede rivolgendosi a me.

-Nulla di importante. Continui.- dico sembrando forse scortese ma a me non importa nulla.

-Nonostante tutto la ragazza è molto forte e dalla situazione noi prevedevamo che non si sarebbe svegliata prima di domani. - sospira.
Ma arrivare dritto al punto no? C'è un fottuto motivo per creare tutto questo pathos?
Tra poco sbotto e non me ne importa nulla.

-Invece ci ha sorpresi e si è appena svegliata. La situazione resta delicata ma è comunque fuori pericolo.-

Tiro un sospiro di sollievo e lascio scorrere le lacrime copiose sul mio volto. Sembra di tornare a respirare di nuovo, davvero.

-Perché questa corsa prima?- chiedo educatamente.

-Ha una frattura molto grave alla gamba e varie lesioni interne che abbiamo abbondantemente risolto con l'intervento, si è svegliata e non capendo dove fosse ha avuto un attacco di panico.-
Mio Dio.

-Quando possiamo vederla?- chiede Cinzia.

-Deve riposare, sarebbe meglio domani.- dice e io sbuffo vistosamente.
Come posso aspettare a domani? Io voglio vederla adesso.
Un secondo medico si avvicina e ci scruta.

-La ragazza chiede insistentemente di una certa Gaia, non vuole calmarsi fin quando non la vede.- annuncia e resto immobile a fissare il medico. Cinzia, Roberto e Nicolò mi guardano aspettando un mio movimento, io mi volto a guardare loro che annuiscono quasi insieme.

-Sono io.- dico attirando l'attenzione del medico.

-Perfetto, puoi andare e convincerla di star calma? Devi anche dirle che a breve potrebbe sentire forti dolori e non deve agitarsi perché è peggio, noi procederemo con della morfina in tal caso. -

-Ci provo.-

È sempre stata una gran testarda, l'ho sempre presa in giro per questo però oggi deve fare quello che le viene detto.
Non accetto no.
Entro in camera e la vedo, è distesa completamente con una gamba ingessata e varie fasce attorno al corpo. Mi si stringe il cuore a vederla così, sento quasi io il suo dolore.
Sorride lievemente appena mi vede e io mi precipito al suo fianco, le prendo la mano tra le mie. Mi mancava la sua pelle, il nostro contatto anche se minimo perché devo fare attenzione.

-Ciao.- sussurra.

-Ciao piccola.- dico accarezzandole il viso con delicatezza.

-Scusa.- dice.

-Per cosa?- sgrano gli occhi guardandola.

-Non volevo farti preoccupare. Stai tremando amore.-

-Io... Io... Cazzo, mi dispiace.- scoppio a piangere come una stupida davanti a lei.
Dovresti farle forza e invece piangi, sono proprio una cretina.
Mi stringe la mano e sussurra un 'tranquilla.' ripetutamente.

-Io ho avuto paura di perderti. Non posso perderti Marti.- dico singhiozzando.

-Non mi perderai, non ti lascio. Non lo farei mai, mai.-

-Non potrei proprio sopportarlo.- le dico.

-E non dovrai sopportarlo perché io sono qui, a pezzi però ci sono. Adesso vieni qui e dammi un bacio.- dice indicando le sue labbra.
Non me lo faccio ripetere due volte e con tutta la delicatezza del mondo mi impadronisco delle sue labbra.
Finalmente sto bene.

~... Tu in grado di bruciare anche la cenere~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora