Un milione di ipotesi mi frullano per la testa, in questo momento.
E adesso cosa accidenti succede? E quell'ombra, e l'incendio e il log pose e adesso qualcuno mi è entrato in camera? Faccio prima a rinchiudermi. Mi siedo sul letto massaggiandomi le tempie, mentre penso a come reagire.
Fare finta di niente? Opzione migliore, anche se irrealizzabile.
Forse dormire un po' non mi farebbe male.
Sospiro, levo le scarpe e mi stendo sul letto. Dopo un'ora e mezzo a rigirarmi nel letto in cerca di riposo, ovviamente senza successo, decido di andare a fare una passeggiata. Un po' d'aria fresca mi aiuterà a schiarirmi le idee.
Predo le chiavi, il telefono ed esco di casa. Mi dirgerei verso il castello abbandonato, a quast'ora non c'è nessuno, solitamente. Ma dato che non so chi, ha bruciato gli alberi attorno ad esso, dovrò cambiare posto. Mi viene subito in mente il parco praticamente deserto che si trova più o meno ai confini di questo minuscolo paese. Ci metto circa venti minuti per arrivare, e decido di mettermi a sedere su una panchina sotto ad un albero. Faccio respiri profondi, assaporando l'odore di pino che mi entra nelle narici, mentre ascolto le parole della canzone tramite le cuffie che ho messo per strada. Con esse, sembra che in tutto il mondo rimbombino quelle parole, quando in realtà, le stai sentendo solo tu. Chiudo gli occhi abbandonandomi al fresco venticello che mi scuote i capelli.
A volte mi domando come sarebbe stato essere una classica ragazza che va alle superiori, con un sorella, dei genitori amorevoli, con quelle avventurette con gli amici, e tutto il resto... Insomma, una vita normale. Ma in fin dei conti, cos'è la normalità?
<<No, l'altra era più figa>>sento una fragorosa risata. Apro gli occhi e vedo un gruppo di ragazzini, probabilmente intenti a scommettere su chi si è fatto la ragazza più bella.
Sbuffo. Dovevano per forza venire qui a parlare dei loro inutili discorsi?!
Mi alzo imprecando a bassa voce e mi avvio verso casa. Cammino a passo più lento rispetto a prima, più tardi torno in quella casa, meglio sarà per me.
L'intenzione di togliermi le cuffie, non mi ha mai attraversato il cervello, anche perché mi aiuta a calmarmi e a non pensare. Mentre sono per la strada però, inizio a sentire una strana sensazione.
Qualcuno mi sta seguendo.
Mi giro dietro di me, ma non vedo nessuno. Ricomincio a camminare ma, anche se a malincuore, tolgo le cuffie per poter sentire se qualcuno cammina alle mie spalle.
Non sento nessuno. Sarà solo frutto della mia immaginazione, non mi sorprenderebbe in questi ultimi giorni.
Ma questa sensazione continua.
Sento dei passi dietro di me, ma non faccio in tempo a voltarmi, che vengo presa per la gola, e sbattuta contro il muro di un vicolo. Chiudo gli occhi per l'impatto.
<<Stronza, riportami subito indietro!>>dice qualcuno con voce minacciosa e graffiante.
Apro gli occhi e quasi svengo, rendendomi conto di chi ho davanti.
<<Riportarti indietro? Ma che diavolo stai dicendo?>>dico a malapena, data la forte presa.
Aspetta, forse non è lui. Però aspetta... Occhi grigi, capelli neri, pizzetto, basette, tatuaggi sulle mani, orecchini ad entrambi gli orecchi e, e... Cappello maculato...
No, non ci credo.
<<So che sei stata tu, riportarmi indietro, all'istante!>>grida lui.
<<Ma che vuoi dire? Io che centro?>>.
<<Smettila di fare la finta tonta, non fai altro che peggiorare la situazione!>>.
È vero. Ho parlato come un'ingenua ragazzina.
<<Beh, è mio diritto sapere l'argomento di cui stiamo parlando. E poi, non ti hanno insegnato che non si entra nelle case degli altri, caro Trafalgar D. Water Law?>>dico cercando di fare un sorrisetto, riconoscendo perfettamente il profumo che ho sentito in camera mia. Lui stringe la presa sulla mia gola,facendomi quasi mancare il fiato.
<<Come fai a conoscere il mio nome? Chi sei tu?>>chiede un po' sorpreso ma senza abbandonare la sua espressione infuriata.
<<Colei che adesso ti farà piegare in due>>dico mantenendo il mio sorrisetto soddisfatto. Lui mi guarda confuso.
Senza perdere tempo, gli do un calcio nelle parti basse. Rimane pur sempre un uomo.
Come previsto lui molla la presa e si allontana, piegandosi in due dal dolore.
Approfitto del momento, e mi metto a correre più velocemente che posso nella direzione di casa mia, luogo che tanto odio, ma che al momento, non vedo l'ora di raggiungere.
Credo di non aver mai corso così veloce in vita mia.
Appena entro in casa, chiudo a chiave la porta. Mi manca il fiato.
<<Ehi Marty, che succed... Che hai fatto al collo?! Che sono quei segni rossi?!>>chiede mia sorella preoccupata, avvicinandosi.
Come se fossi pazza, corro verso la cucina e chiudo a chiave la porta sul retro, anche se so che non servirebbe a nulla, dato che con i suoi poteri potrebbe entrare lo stesso, scambiandosi con qualcosa.
<<Martina, mi vuoi spiegare che succede? Sembri pazza!>>continua Giada seguendomi.
<<Se qualcuno bussa alla porta, tu non li aprire, tanto Elena ha le chiavi. Non aprire la porta, se senti bussare, chiaro?! >>ripeto infine con il fiatone.
<<Perché?! Perché mi stai dicendo questo, adesso?!Che ti prende?!>>quasi urla, ormai spazientita.
Non le rispondo e vado in camera mia.
La porta è chiusa. Strano, non mi ricordavo di averla chiusa.
La apro senza indugiare, con lo sguardo basso. Una volta entrata, mi chiudo la porta alle spalle. Mi rigiro, alzando lo sguardo.
<<AAAHHHH!!!>>.
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The Witch Of Hearts
Fanfiction(COMPLETA) SEQUEL: Bewitched Love Io sono Martina. Sono una studentessa qualunque, amante degli anime. Sono orfana da quando ero piccola. Dopo la morte dei miei,ero rimasta da sola insieme a mia sorella, così mia zia ci prese con sé, non facendo vi...