Sono stesa sul letto ad ascoltare la musica. Sono passati altri due giorni da quando io e Giada ci siamo incontrati con Ace e Law, e ovviamente, non si sono di nuovo fatti sentire.
Menomale volevano essere aiutati...
In effetti, se lo vogliono per davvero, dovrebbero farsi vivi un po' più spesso. Dovrebbero aver capito che non possiamo andare da loro dato che abbiamo la scuola e tutto il resto.
Chiudo gli occhi concentrandomi esclusivamente sulla musica ma, manco farlo apposta, bussano alla porta. Sbuffo.
Ma ci hanno preso gusto nell' interrompermi qualsiasi cosa stia facendo?!
Mia sorella entra in stanza, dedicandomi un leggero sorriso. Alzo gli occhi al cielo prima di riappoggiare la testa sul cuscino.
<<Ciao Marty, volevo chiederti se ti servivano gli appunti di matematica, dato che la prossima settimana abbiamo il compito. Stranamente mi sono venuti piuttosto bene>>ridacchia.
Che c'è da ridere? È una tragedia.
<<No>>le rispondo.
<<Ah, okay. Fammi sapere se ti serve qualcosa>> sembra un po' delusa.
Prima che chiuda la porta, mi ritrovo Law in camera. Lei sgrana gli occhi e rientra in stanza, chiudendosi la porta alle spalle, mentre io alzo le braccia verso il cielo, per poi lasciarle ricadere sulle gambe.
Okay che volevo si presentassero più spesso, ma tutti mentre ascolto la musica?
<<Abbiamo un problema>>dice lui.
<<Che problema?>>chiede Giada allarmata.
<<Venite con me>>.
Lei gli si avvicina subito ed io, anche se contro voglia, faccio lo stesso.
<<Room...Shambles>>.
In meno di un secondo ci ritroviamo nuovamente alla fabbrica abbandonata.
A un paio di centinaia di metri da noi, c'è Ace seduto a terra, con la schiena poggiata ad un albero e lo sguardo basso e cupo.
<<Ma che gli è successo?>>domanda subito Giada.
<<È così da quando tu>>mi punta un dito contro << gli hai detto in maniera a dir poco brusca, della sua morte e, sopratutto, della morte dei suoi compagni, di suo padre e della quasi morte di suo fratello>>.
Io alzo un sopracciglio.
<<Tu sei l'ultimo che deve parlare Law, non credo che lo avresti fatto con gentilezza>> ribatto.
<<Certo che no, ma in quanto ragazza, credevo saresti stata più cortese>>.
<<Tsk...>>.
<<Comunque, o in modo o nell'altro, doveva saperlo, è inutile mantenere un segreto a lungo, peggiora solo le cose>>si intromette nel discorso Giada. A quell'affermazione distolgo lo sguardo.
<<Beh comunque, vado a parlargli>>termina questa prima di avviarsi verso il moro.
Law si appoggia alla portiera della sua macchina, incrociando le braccia al petto.
<<Almeno tu hai provato a parlargli o ti sei fatto i cazzi tuoi?>>chiedo in modo molto poco garbato, dopo un po'.
<<Certo che ci ho provato ma non mi ha voluto ascoltare>>mi risponde a tono.
<<Incapace>>.
<<Stronza>>.
<<Cretino>>.
<<Presuntuosa>>.
<<Ci ho provato ma non mi ascolta nemmeno>>ci interrompe mia sorella.
Saremmo andati avanti per giorni altrimenti.
Lei sospira.
<<Che facciamo?>>.
<<Perché non ci vai tu Martina-ya?>>.
Sposto lo sguardo su di lui.
<<Perché?>>.
<<Beh, Giada-ya ci ha provato, esattamente come me. Mi chi ha fatto il danno, lo aggiusta>>.
Ho scritto in faccia '' raccoglitore di sfoghi ambulante? ''.
Sbuffo. Non potevo dargli tutti torti, d'altronde ero stata io a dirgli ciò che era successo a Marineford. Forse se come detto dal chirurgo da strapazzo qui presente, glielo avessi detto con più gentilezza, l'avrebbe presa meglio. Ma che posso dire? La gentilezza non è nel mio stile.
In fin dei conti, lo ha fatto dire a me, quando poteva farlo benissimo lui, invece di aspettare noi.
Inizio a camminare nella direzione di Ace. Una volta arrivata, lui non mi degna di uno sguardo, così mi siedo accanto a lui e inizio a guardare il cielo.
<<Perché non vi decidete a lasciarmi da solo?>>dice lui dopo vari minuti di silenzio.
<<Chi ha detto che sono venuta per te?>>ribatto senza guardarlo.
<<Non è così?>>chiede scettico.
<<Chi lo sa>>.
Passano nuovamente diversi minuti in cui nessuno dei due spicca una parola, finché lui non decide di rompere il silenzio.
<<Perché lo hanno fatto? Sacrificarsi per salvarmi. Io non merito la loro amicizia, io non merito niente, io... Io sono un mostro>>affonda la testa tra le mani in un gesto disperato.
<<Perché ti consideri un mostro?>>domando con tono calmo.
<<Sono il figlio del peggior criminale che possa esistere, tutte le persone dicono che lui è un mostro e che lo sarebbero stati anche i suoi discendenti, se li avesse avuti>>.
Faccio un risolino sarcastico.
<<Che c'è da ridere?>>sbotta infastidito.
<<Tu credi davvero a tutto quello che dice la gente? Davvero? Se lo facessi anch'io, a quest'ora mi sarei già tagliata le vene da un pezzo>>lui mi guarda stupito.
<<Credevo che con gli anni ti fossi convinto che non è così. Non tutti ti credono un mostro, Ace. Pensa alla tua ciurma, sia quella dei pirati di Picche, sia a quella di Barbabianca, pensa a Rufy, a Sabo. Loro ti hanno mai considerato un mostro?>>.
Lui scuote la testa.
<<E allora che tutti gli altri vadino a fare in culo. Che ti importa degli altri quando hai delle persone che ti amano, che credono in te? Basta anche solo una persona che creda in te, per farti andare avanti. Tu ti consideri un mostro solo per ciò che era tuo padre, o meglio, per ciò che gli altri credevano che fosse. Ma non bisogna mai giudicare un figlio per gli errori dei genitori>>.
Per tutto il discorso, Ace non hai mai smesso di guardarmi negli occhi.
<<E se provi un'altra volta a dire che non ti meriti l'amicizia di chi ti sta accanto, giuro che ti prendo a pugni. Se continui così, tutti coloro che hanno perso la vita a Marineford, saranno morti inavano. Ti stai autoconvincendo che non sarebbero dovuti venire a salvarti, ma avrebbero dovuto lasciarti morire. Ma secondo me, loro lo rifarebbero altre cento, mille, diecimila volte senza rimpianti. E sai perché?>> mi fermo un attimo nella speranza che cij arrivasse da solo e mi rispondesse. Ma ciò non accade, così riprendo.
<<Perché ti amano. Quindi smettila di deprimerti, alzati da terra e va avanti. È ciò che loro avrebbero voluto>>termino alzandomi.
Lui annuisce e mi segue nel gesto.
<<Grazie Martina>>mi sorride.
<<Adesso andiamo, usiamo la vecchia maniera per tirare su le persone>>.
<<Cioè?>>.
<<Andiamo a prendere un gelato. Ho fame>>.
Lui ridacchia.
<<Martina?>>.
<<Mhm?>>.
<< La persona che ti è accanto, quella che ti fa andare avanti, è tua sorella, vero?>>mi chiede.
Mi blocco sul posto e mi giro a guardarlo.
<<E chi lo sa. Forse si, forse no>>.
Ricomincio a camminare verso gli altri due e lui, dopo aver sorriso e scosso la testa, mi segue.
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The Witch Of Hearts
Fanfiction(COMPLETA) SEQUEL: Bewitched Love Io sono Martina. Sono una studentessa qualunque, amante degli anime. Sono orfana da quando ero piccola. Dopo la morte dei miei,ero rimasta da sola insieme a mia sorella, così mia zia ci prese con sé, non facendo vi...