18. Il segreto dei bracciali

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Giada's pov
<<Chiudi la porta, è ora che tu sappia la verità>>.
Con un po' di esitazione faccio come dice e chiudo la porta alle mie spalle.
La sento respirare pesantemente, mentre a testa bassa, mi siedo sul suo letto senza ricevere da lei la minima occhiata.
Passano vari secondi, ma lei continua a rimanere in silenzio, così decido di prendere io la parola.
<<Martina, parla! Cosa devo sapere?>>inizia a salirmi l'ansia.
Cosa mi deve dire? Sono destinata ad essere sacrificata ad una setta? Sono destinata a scappare perché inseguita da un mostro demoniaco?
La mia fantasia va oltre ogni immaginazione, devo dire.
Lei si morde il labbro inferiore e per la prima volta la vedo... In difficoltà?
<<Ok, adesso ti farò un discorso che tu non devi in alcun modo interrompere o commentare, chiaro?>>dice facendomi annuire.
<<Ti ricordi i bracciali che mamma e papà ci regalarono per il nostro sesto compleanno?>>inizia dopo l'ennesimo sospiro. Annuisco nuovamente, ricordando perfettamente quei bracciali. Io lo porto sempre al polso, mentre lei dopo la morte dei nostri genitori, non lo ha più indossato. Sono dei bellissimi bracciali d'argento con incastonati degli stupendi diamanti ma, non ho mai saputo il perché, il suo è nero. Non so come i miei genitori abbiano fatto a pagarli.
<<Vedi, molti secoli fa, le nostre antenate erano delle streghe>>.
Eh?
<<So che può sembrarti assurdo ma è così>>.
Molto divertente.
<<Per anni furono perseguitare dalla chiesa, che credeva avessero venduto la loro anima al diavolo, o cose simili, quando in realtà erano  semplicemente nate così. Ma ce ne erano due particolarmente potenti: si chiamavano Penelope e Daiana.
Erano due gemelle, ma che si assomigliava solo per il colore degli occhi e per l'altezza. Erano diverse in tutto il resto, poiché Penelope era mora e Daiana bionda, quest'ultima dolce e l'altra no. So cosa stai pensando: perché ci assomigliano così tanto?
Beh, è perché noi siamo le loro reincarnazioni>>.
Ogni cosa che dice, per me è sempre più strana. Streghe? Credevo esistessero solo nelle favole. E adesso mi si viene a dire che io sono la reincarnazione di una di loro?
<<Loro erano le streghe più potenti che si fossero mai viste. Penelope era una strega nera, mentre Daiana era una strega bianca, ma il loro legame, le portò a forgiare due bracciali: una dal classico diamante, simbolo della luce, della purezza, che fu donato a Daiana e uno con il diamante nero, simbolo dell'oscurità, delle tenebre che sovrastano la luce, che fu donato a Penelope poiché entrambi i bracciali rappresentavano ciò che erano davvero. Quando però la chiesa iniziò a cercarle, per proteggere la loro famiglia racchiusero in quei bracciali gran parte dei loro poteri e li nascosero, in modo che non potessero trovarli. Ma prima di morire per mano della chiesa, esse dissero che quei bracciali, da quel momento in poi, sarebbero appartenuti alle loro future reincarnazioni cosicché potessero completare il loro legame e i loro poteri. Infatti se ora li indossiamo, saremmo legate indissolubilmente. Ora ti starai chiedendo, come abbiamo fatto a trovarli... Beh, noi non li abbiamo trovati, sono i bracciali che hanno trovato noi, poiché loro legittime proprietarie. Nostra madre sapeva che prima o poi li avremmo avuti in eredità, così spiegò tutto a nostro padre e a noi, facendoci promettere che ci saremmo difese a vicenda>>. Quindi la mamma lo sapeva?
Sono sempre più scioccata da queste rivelazioni, ma ancora non credo sia finita.
Improvvisamente vedo il suo volto rabbuiarsi ancora di più.
<<Sfortunatamente, Penelope e Daiana, non erano inseguite solo dalla chiesa, ma anche da un'altra strega, Astarte. Ella voleva i poteri delle due sorelle per diventare ancora più forte di loro, più forte dell'intero mondo. Vedi, Daiana aveva il potere di fare incantesimi di protezione, di guarigione, poteva far nascere piante rigogliose in mezzo al deserto, riempire un fiume completamente prosciugato, far dimenticare alla gente i ricordi più brutti. Insomma, tutte magie a fin di bene, poiché strega bianca, mentre Penelope poteva far rinsecchire il giardino più florido, poteva lanciare maledizioni, provocare epidemie e controllare a suo piacimento la mente delle persone, ovvero magie per far male a qualcuno, poiché strega nera. E Astarte voleva il potere, che però, non gli fu mai concesso. Passò secoli a cercarci senza mai trovarci>>continua Martina.
<<Finché un giorno, in preda ad un attacco di rabbia, hai sguinzagliato i tuoi poteri, perché avevamo il bracciale al polso entrambe. Essi si attivano quando le due reincarnazioni lo indossano. Astarte percepì il tuo potere e capì dove nostra madre ci aveva nascoste per proteggerci. Colma di rabbia, si diresse a casa nostra e uccise i nostri genitori, per poterci prendere. Ma qualcosa nel suo piano andò storto. Devi sapere che la mamma aveva ereditato una piccola parte dei poteri poiché proveniva dalla nostra famiglia di streghe, così prima di morire fece l'ultimo incantesimo per far scoppiare quell'incendio e tenerci lontane dalla casa dove Astarte ci stava aspettando. E riuscì nel suo intento. Dopo la morte dei nostri genitori, decidesti di cancellarti la memoria per non ricordare niente del racconto della mamma sulle streghe, per questo non ricordi nulla. Ma a tua insaputa, i nostri poteri continuavano ad apparire, anche se in quantità decisamente minore, ma decisi ugualmente di togliermi il bracciale per non rimetterlo mai più, così il nostro potere non sarebbe mai venuto fuori, e Astarte non ci avrebbe più trovato>>termina il suo lungo discorso mia sorella lasciandomi completamente di stucco. Quindi... È... È colpa mia se mamma e papà sono morti...
Un improvviso dolore si fa spazio nel mio petto, spingendomi a far uscire le lacrime che fino ad adesso avevo trattenuto.
<<Ma perché ti sei allontanata da me? È perché è colpa mia se... Se...>>non riesco neanche a dirlo. Non ce la faccio, non riesco ad accettarlo. Intanto, delle calde lacrime iniziano a bagnarmi le guance.
<<Mi sono allontanata da te, perché... Perché è colpa mia se nostra madre e nostro padre sono morti>>mi risponde abbassando il viso, lasciandomi di stucco.
<<Come puoi dire una cosa del genere? È solo colpa mia se non ci sono più>> ribatto con voce tremante.
<<No, non è vero. Era mio compito fermarti, lo avevo promesso alla mamma, lo avevamo promesso alla mamma, ma non l'ho fatto e hai sguinzagliato i tuoi poteri. È colpa mia, io ho consentito che accadesse. Non sai quante volte avrei voluto rimanere dentro quell'incendio, così avrei pagato per i miei errori ma non è stato così e me ne rammarico. Ho preso le distanze con te, perché sapevo che se ti fossi stata vicino, ti avrei fatto ricordare tutto e tu non avresti voluto. E neanche io volevo, in modo tale da non sprigionare i poteri che ci appartengono. Io non volevo e non voglio che si ripeta, perché se dovesse accadere, Astarte ci troverebbe e ci ucciderebbe per prendere i bracciali. Finché si tratta di me, non importa, devo ripagare i miei errori, ma se per colpa mia devo perdere te Giada, allora preferisco sopportare il tuo odio>>dice in tono sicuro senza esitazioni.
Abbasso a mia volta il viso. Non è colpa sua e io non la odio affatto, vorrei urlarglielo contro ma non ho la forza per gridare. Osservo il mio bracciale con un pensiero totalmente diversa su di esso. Improvvisamente, mi viene un'idea.
<<Martina, so che non accetterai mai, sopratutto dopo quello che mi hai detto, ma devo provare: perché non ti rimetti il bracciale? Astarte tornerà per noi, è ora che impariamo a controllarlo, è inutile vivere con la paura che Astarte possa tornare... è quello che avrebbe voluto la mamma>>le chiedo, incerta sulla sua reazione.
<<Vorrei poter dire di sì, vorrei poter credere che andrà tutto bene, ma non è così, non sarà facile controllarli, sono poteri molto forti e non c'è più nostra madre per aiutarci. Non ce la faremmo mai da sole>>.
<<Tanto vale provare. Almeno un tentativo, ne abbiamo bisogno entrambe. Se Astarte tornerà senza aver percepito i nostri poteri, ma semplicemente perché ci ha riconosciute, saremmo disarmate contro di lei, non avremmo la benché minima speranza. Ti prego, fidati di me per una volta, noi possiamo farcela, insieme>>affermo guardandola in volto. Non sa cosa fare, dentro di lei è in corso una battaglia, lo leggo nei suoi occhi, che adesso, mi guardando indecisi.

Martina's pov
Non so che fare. Devo dare ascolto a mia sorella, dando prova della mia fiducia in lei, oppure devo dare ascolto a me stessa per non rischiare? Ha ragione, questo non posso negarlo. Dovremmo pur imparare un giorno, è davvero quello che nostra madre avrebbe voluto. Ma se Astarte tornasse prima del dovuto? È comunque un'opzione da considerare.
Ma se avessimo entrambe il bracciale non saremmo certo indifese.
Mi alzo dal letto e mi dirigo verso l'armadio. Cerco di spostarlo, riuscendo nell'intento, per poi aprire una piccola cassaforte che ho trovato già qui molti anni fa. La apro e davanti ai miei occhi, appare il famoso braccialetto. Non lo ricordavo così bello.
Appena poso lo sguardo su di esso però, è come se mi attirasse a sé, mi dicesse di prenderlo e indossarlo. Dopo un profondo respiro, lo afferro e me lo metto al polso. Una strana ma forte energia inizia a farsi strada in me, come una scarica elettrica che parte dalla schiena e va a riempirmi le vene, le ossa, mi rende completa. Mi fa sentire più viva che mai. Mia sorella mi guarda a bocca aperta, evidentemente anche lei ha sentito le stesse cose. Abbiamo recuperato i nostri poteri perduti.
''Ora starò con te'' sento una voce nella mia testa. Non sembra cattiva ma neanche buona. Non sembra volermi fare del male, almeno non credo.
''No, non voglio farti del male, io sono tua alleata, io sono il bracciale, la tua parte mancante...io sono Penelope'' continua questa voce, che solo ora mi rendo conto essere la mia. È così uguale ma così diversa.
<<Hai sentito anche tu quella voce?>>mi chiede mia sorella.
<<Credo che abbiamo sentito parlare le anime di Penelope e Daiana>>.
<<Ed è una cosa buona o no?>>.
<<Sinceramente non lo so. Ma non credo che vogliano farci del male, credo piuttosto che ci vogliano aiutare>>la butto lì, senza sapere neanche se la mia affermazione è corretta.
<<Giada, ascoltami>>attiro la sua attenzione.
<<Non devi parlare con nessuno di questa cosa, né con la zia né con i tuoi amici>>le dico.
<<E con Ace e Law?>>.
<<Beh, sinceramente ancora non so se posso fidarmi abbastanza>>esprimo i miei pensieri<<Però credo che debbano saperlo se vogliamo che anche loro si fidino di noi>>confesso.
Lei annuisce.
<<Si, sono d'accordo>>mi appoggia.
<<Sono a casa!>>grida con la sua voce stridula Elena.
<<Ecco che arriva la cornacchia>>dico facendo ridacchiare la bionda, che poi si alza per andare a salutare la donna, ma appena arrivata alla porta si ferma e si volta verso di me.
<<Martina>>mi richiama, catturando la mia attenzione.
<<Grazie>>.
<<Per cosa?>>le dedico un'occhiata confusa.
<<Per esserti aperta, finalmente>>detto questo, esce dalla camera, lasciandomi da sola.
Mi lascio ricadere sul letto, mentre un inspiegabile senso di nostalgia si fa strada in me.

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