Sono passati due giorni da quando abbiamo avuto quella conversazione nel giorno dei corsi lavorativi, e di Ace e Law, neanche una traccia. È piuttosto strano date le condizioni che avevamo stabilito.
Forse ci hanno ripensato.
No, impossibile, senza il nostro aiuto non riusciranno a tornare nel loro mondo.
O forse si.
No, hanno chiesto il nostro aiuto troppe volte, è improbabile che adesso abbiano improvvisamente trovato il modo per tornare da soli.
Quando esco dalla mia camera per andare a scuola, quasi mi prende un colpo.
<<Secondo te hanno capito da soli come tornare indietro?>>chiede Giada, sbucano all'improvviso.
<<Cristo santo! Fai un suono prima di parlare, qualsiasi cosa! Non merito la morte così giovane>> impreco.
Pur avendo espresso i miei pensieri ad alta voce, in questo momento, non sono in vena di domande. Mi sono svegliata dieci minuti fa, a malapena so come mi chiamo.
<<Boh>>.
<<E se l'hanno capito per davvero? Io ad essere sincera ci tenevo un po' a conoscerli meglio. Secondo te torneranno?>>continua.
<<Boh>>sbadiglio.
<<Che vuol dire ''boh''?>>.
<<Boh>>.
Lei alza le mani al cielo, muovendo le dite, come per reprimere il desiderio di strozzarmi. Poi unisce le mani all'altezza del busto e fa un profondo sospiro.
<<Va bene. Mantieni la calma Giada, calma>>dice a sé stessa.
<<Devo chiamare il manicomio?>>.
<<No>>.
<<Sicura?>>dico guadagnandomi una sua occhiataccia.
Scendiamo al piano di sotto dove mi verso una tazza di caffè.
<<Vieni a scuola con noi oggi?>>chiede riferendosi a lei e a Elena.
<<No>>.
<<Perché?>>si rabbuia.
Bevo un sorso di caffè.
<<Solo perché abbiamo un problema in comune, non vuol dire che adesso diventeremo amiche per la pelle, due gemelline appiccicate l'una all'altra. Abbiamo solo un problema insieme, tu non sai niente degli altri che ho io. Quindi smettila di fare la sorella appiccicosa>>le rispondo con voce inespressiva e sguardo freddo.
Lei annuisce ma si è molto rattristata.
<<Andiamo tesoro>> nostra zia entra in cucina, rivolgendo un gran sorriso a mia sorella che cerca di ricambiare. A mio parere è un sorriso, anche se molto tirato ma Elena non sembra accorgersene.
<<Si>>ed escono di casa.
Dopo aver finito il caffè, prendo lo zaino ed esco di casa.
Una volta salita sull'autobus (che per un pelo non ho perso), mi metto le cuffie e ascolto un po' di musica. Sono le 7 :45 e sono già esausta. Le mattinate piene di discorsi non fanno proprio per me.
Arrivo a scuola e mi siedo come al solito sul muretto, attendendo con pochissima voglia, l'inizio delle lezioni. Quando la campanella suona, entro nella mia classe e mi siedo al banco, e ci appoggio la testa e le braccia, quando mia sorella mi raggiunge.
<<Okay, scusa. Hai ragione, non dovevo farti così tanti discorsi. Lo so come sei fatta. Scusa>>dice.
<<Mhm mhm>>sbuffo e chiudo gli occhi. La sento allontanarsi, proprio mentre sento la porta chiudersi di botto. Sussulto e apro gli occhi.
Sbadiglio un'altra volta.
<<Scusate ragazzi. Non volevo sbattere così forte la porta>>ridacchia la prof.
Mi hai svegliato, brutta pezza di...
Appoggio la testa sulla mano con aria annoiata.
Posa la sua borsa sulla cattedra.
<<Bene ragazzi prendete i compiti che vi ho dato la scorsa volta. Tra non molto ci sarà il compito e voglio capire quali sono i punti che non capite>>dice.
Merda.
Non gli ho fatti.
<<Martina vuoi correggerli tu?>>mi chiede.
No, lurida figlia di...
<<Non ce li ho>>dico con nonchalance.
<<Come mai?>>continua.
Oh, beh, sa ci sono due personaggi di un cartone animato giapponese che sono venuti a imporre a me e a mia sorella di riportarli nel loro mondo. Ho rischiato di essere strangolata per più di due volte, e poi cos'altro...
<<Li ho persi. Li ho messi stamattina, ma non li trovo nello zaino>>dico inespressiva.
Lei sembra leggermente intimorita dal mio sguardo, ma fa un profondo respiro esasperato, poi sembra riprendersi.
<<Va bene, allora vieni qui e spiega adesso come si fanno alla classe>>.
Il subconscio mi dice di appuntare per bene il lapis e ficcarglielo in un occhio, per poi metterle l'appuntino in gola e soffocarla, ma reprimo gli istinti omicidi e vado alla cattedra.
La prof mi rivolge un sorriso, a cui io rispondo con un'espressione fredda. Mi mostra l'esercizio sul libro e lo svolgo alla lim, ma non mi impegno più di tanto. Quando ho finito mi rimanda a posto.
Per il resto delle lezioni, non faccio altro che sonnecchiare, e giocare con il telefono.
Quando suona la campanella, mia sorella esce prima di me dalla classe, mentre io sono ancora impegnata ad infilare l'astuccio nello zaino con notevole difficoltà, data la quantità di libri presenti.
Una volta giunta all'esterno, vedo... Aspetta, che?
Ace è su una moto e sta porgendo un casco a mia sorella. Lei titubante lo prende e se lo mette. Sale sulla moto, con l'aiuto del moro che subito dopo parte. Rimango un po' sorpresa da quella scena. Allora non sono spariti. Mi accorgo solo ora che sono rimasta immobile sull'entrata della scuola. Mi in cammino verso casa, ma non faccio in tempo a fare dieci passi per uscire dal cortile scolastico, che arriva una macchina. Una Dacia sandero nera, che mi si ferma proprio davanti.
Da essa, scende Law.
<<E questa da dove viene fuori?>>domando.
<<È stata una cosa lunga rubare dei soldi per comprare la patente, rubare una macchina e cambiare la targa. Due giorni infiniti>>mi risponde.
<<Ladro. Ti denuncio>>dico io.
<<Certo, come no. Ora sali, non voglio aspettarti ancora>>si rimette a sedere al posto di guida, mentre io al posto del passeggero. Mi accorgo che mi guardano tutti, cosa che non sopporto.
<<Sai almeno guidare?>>cazzo, sto diventando come mia sorella. Faccio troppe domande.
<<Cos'è? Adesso ti preoccupi?>>.
<<Lasciamo perdere il fatto che non sai di cosa mi preoccupo, e di cosa no. Ma mi ritengo troppo giovane per morire>>rispondo guardando fuori dal finestrino.
<<Nel caso perdessi il controllo, per me non sarebbe un problema, posso utilizzare i miei poteri e lasciarti qui a morire>>.
<<Ma poi non avresti alcun aiuto per tornare dai pirati Heart. So che lo vuoi>>.
<<Touchè>>.
<<Qual è l'ultima cosa che hai fatto prima di venire trasportato qui?>>dico dopo vari secondi di silenzio.
<<Ero a Dressrosa>>.
<<Perciò, c'era anche Rufy con te>>rifletto.
Lui annuisce.
<<Non so chi me l'ha fatto fare, di allearmi con quello e il suo branco di matti>>dice.
<<Già. Ma non dirlo a Giada, Rufy è il suo personaggio preferito, insieme ad Ace>>.
<<E chissà qual è il tuo>>afferma.
<<Non ho nessun personaggio preferito>>gli rispondo.
Non è vero.
Sta zitta.
È lui il tuo personaggio preferito, ciuca.
Lo so, ma non lo ammetterò mai.
<<Certo, scommetto che sono io il tuo>>sghignazza.
Azzeccato.
<<No, in realtà il mio personaggio preferito è Trebol>>ma la voce mi tradisce, perché infatti sembra che devo vomitare quando pronuncio quel nome.
Lui alza un sopracciglio.
<<Strano, di solito sei brava a mentire>>.
<<È solo che mi fa profondamente schifo, quell'uomo, se così si può definire>>confesso.
<<Non posso darti torto>>.
È stranamente sopportabile parlare così tanto con una persona, forse perché sono abituata a mia sorella o a mia zia.
Il viaggio prosegue così, fino a che non arriviamo davanti ad una fabbrica abbandonata.
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The Witch Of Hearts
Fanfiction(COMPLETA) SEQUEL: Bewitched Love Io sono Martina. Sono una studentessa qualunque, amante degli anime. Sono orfana da quando ero piccola. Dopo la morte dei miei,ero rimasta da sola insieme a mia sorella, così mia zia ci prese con sé, non facendo vi...