17. Risposte

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Law's pov
Maledizione, non l'avrei mai detto.
Quel sorriso era stupendo.
Se qualcuno mi direbbe che ha visto il sorriso di un angelo, gli riderei in faccia. Il suo lo era, senza alcun dubbio.
Ma che vai blaterando?! Sei il chirurgo della morte, cristo!
È vero ma non posso negare ciò che ho provato vedendo Martina-ya sorridere. Mi sono sentito come obbligato a seguirla nel gesto. Non so perché solo grazie ad un sorriso, ne ho visti tanti in vita mia, fin troppi, ma dopo molto tempo mi sono sentito felice. È strano non lo nego. Io,  Trafalgar D. Water Law, il chirurgo della morte, che dichiaro di aver provato felicità vedendo un sorriso. Non è mai successo dopo la morte di Cora-san.
Non l'avevo mai vista sorridere in quel modo... Beh, non derisorio o sarcastico. No, era un sorriso sincero.
A giudicare dal comportamento della sorella, non doveva sorridere da tanto, considerando che le si è letteralmente buttata addosso, quando l'ha vista.
Chissà perché.
Anche se è da poco che conosco Martina-ya, ammetto che non sembra una che sorride costantemente, ma non credevo così poco.
Non ti stupire, guarda con chi vive, esclusa Giada-ya.
Già, è vero. Quando l'ho sentita parl... Ehm, volevo dire discutere con quella che credo fosse sua zia, sono rimasto abbastanza sorpreso.
'' Avresti potuto rimanerci anche tu in quell'incendio''. Le parole della donna mi sono rimaste impresse, ma non quanto la risposta della nipote: '' Non sai quante volte l'ho pensato anch'io''.
Io pure, ho desiderato rimanere nell'incendio che ha avvolto la casa dei miei genitori, ma non è andata così e l'odio mi ha consumato.
Eppure quel sorriso è stato strano. Come se fosse stato qualcosa di unico, raro e indescrivibile. Più dell'oro, direi. È solo una sensazione, ma credo che quel sorriso sia unico nel suo genere, il vero sorriso di un angelo.
Ma poi, perché ci sto pensando così insistentemente? D'accordo, capisco che i sentimenti che ho provato siano stati strani per uno come me, ma non devo per forza farci una questione di stato, eppure non riesco a farne a meno.
Fatti due domande...
Forse non è stata una buona idea stendersi su questo maledetto prato, sembra sia fatto apposta per riflettere e non era il mio intento.
Volevo solo farmi una dormita, porca puttana! E guarda dove sono finito con i miei stupidi pensieri...

Giada's pov
Non mi ero mai resa conto di quanto il soffitto della mia stanza fosse interessante.
Ed è anche un bravo ascoltatore di pensieri, specialmente ora che la mia mente è ferma in un bivio: vado da mia sorella per delle spiegazioni con il rischio di farmi strozzare, oppure resto qui e continuo a vivere?
Ottimo dilemma, ma non posso aspettare ancora. Io voglio delle riposte e purtroppo, l'unica che può darmele è la sola che non si confida con nessuno, e che sopratutto, non lo fa con me, ovvero mia sorella.
Ora c'è ne sono due, non scordare il chirurgo.
Giusto, ma lui non fa parte della mia minuscola famiglia.
Sospiro e mi alzo dal letto per andare in camera di Martina, oppure, detto in maniera più tragica, per andare al patibolo. Le voglio un mondo di bene, dopotutto è la mia gemella, una parte di me, anche se mia zia non lo vorrebbe. Sfortunatamente lei, dopo la morte dei nostri genitori, si è chiusa in sé stessa. Non che prima non lo facesse. Ha sempre avuto un carattere scontroso e menefreghista, ma dopo la morte di mamma e papà, è decisamente peggiorata. Con mia zia non ha mai avuto un bel rapporto, ma con me ha preso le distanze. È come se all'improvviso mi avesse dato la colpa di qualcosa, ma non so cosa.
Per anni mi sono domandata se forse pensava che fossi stata io la causa della morte dei nostri genitori, ma perché? Era la domanda finale che mi ponevo sempre. Ho desiderato per tutta la vita che lei ritornasse come era prima, ma so che sei lei decide di fare una cosa, o di diventare una persona piuttosto che un'altra, lei lo fa. Senza ripensamenti, senza indugi, lo fa e basta, non pensando minimamente alle altre persone.
Di solito si dovrebbe sentire ogni emozione dell'altro gemello, ogni pensiero, ma per noi non è così, o almeno non sempre. È come se una parte del nostro legame ci fosse stato tolto, rendendo impossibile capirsi sempre al primo sguardo. A volte capita, ma quelle rare volte, non sono occasioni troppo importanti. Vorrei potesse essere diverso. Ma non credo lo sarà mai.
Busso alla sua porta perché so quanto odia le persone che entrano senza bussare e non voglio innervosirla ancora di più.
Nessuna risposta.
Riprovo, ma non sento nuovamente niente, così entro.
La vedo seduta con la schiena poggiata alla testiera del letto, intenta a richiudere un cassetto del comodino vicino ad esso.
<<Che vuoi?>>domanda con il suo solito tono freddo e distaccato.
<<So che a te non piace parlare, che non vuoi rivolgermi la parola più del dovuto>>inizio.
<<Niente giri di parole, vai al sodo>>mi interrompe.
Sospiro.
<<Voglio delle riposte, Martina>>dico diretta.
Lei alza un sopracciglio.
<<Eh?>>.
<<Voglio delle risposte sul perché sei così. Prima della morte di mamma e papà eri diversa. Eri più gentile e la loro morte non può averti resa così. E non cercare di cambiare argomento perché non te lo permetterò, anche a costo di rimanere qui parecchi giorni>>rispondo decisa con le braccia stese lungo i fianchi e le mani chiuse a pugno.
Lei mi guarda per qualche secondo. Sembra indecisa su cosa fare, anzi, tolgo il sembra.
Fa un profondissimo respiro e distoglie lo sguardo, puntandolo su una parte indefinita della finestra.
<<Chiudi la porta, è ora che tu sappia la verità>>.

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