9. '' ...Ora mi sto stancando...''

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Sono passati due giorni e di Law ed Ace nemmeno l'ombra.  Parlando sinceramente, credevo di vederli tornare strisciando da noi, e invece così non è stato, ma comunque, non so il perché, ho il presentimento che presto li rivedremo.
Sinceramente devo dire di essere un po' delusa. Speravo che potessi conoscerli realmente, insomma, ci sono cresciuta insieme, so tutto sul loro passato ma, quando gli ho visti davanti a me in carne ed ossa, mi è sembrato di non conoscerli affatto. Sicuramente questo non lo esprimerei mai al mondo. Ma c'è un pensiero che ha tormentato i miei pensieri dalla prima volta che gli ho visti: il Law che ci si è presentato era il ragazzo che è diventato dopo due anni dalla guerra per la supremazia, ma Ace, dopo quest'ultima, dovrebbe essere morto. Forse c'è stato una specie di sbalzo temporale o qualcosa del genere. Dovrei fare delle domande ad Ace in persona per saperne di più, ma la trovo un'opzione impossibile visto che mi odia. O forse è meglio dire che ci odia. Mia sorella ha passato gli ultimi due giorni a cercare di spiegare tutte le assurde teorie per cui possano essere finiti nel nostro mondo e a quanto ho capito, ha anche cercato su internet se era già capitata una cosa del genere poiché secondo lei, non può essere la prima volta che qualcuno del mondo di One Piece venga nel nostro. Io non vedo perché no, ma ho smesso di ascoltare i suoi discorsi dopo nemmeno cinque minuti, ma tanto Giada parla talmente veloce che il succo del discorso lo aveva già spiegato all'inizio. 
In questo momento sto subendo l'ultima ora di lezione, che per mia sfortuna è matematica.           <<Ascoltate ragazzi, dopo la scuola alle 14:30, ci saranno dei corsi lavorativi. Verranno degli esperti nei vari settori, che si stabiliranno in varie aule della scuola e vi faranno una lezione. I corsi dureranno per tutto il pomeriggio nel caso qualcuno ne volesse fare di più. In ogni aula entreranno due studenti per volta. I settori sono: quello economico, quello culinario, quello turistico, quello matematico, e quello medico. Spetterà a voi la scelta del corso a cui vorrete partecipare. Mi raccomando di venire perché sarà un'occasione irripetibile, dato che si svolgerà solo oggi>> ci comunica la prof prima che suoni la campanella.
Ditecelo più tardi, mi raccomando, penso. Non ho molta voglia ma ci farò un salto, tanto per fare qualcosa. Mentre esco dalla scuola, Giada mi raggiunge.
<<Ehi Marty, ti va di pranzare insieme, così dopo andiamo ai corsi?>> mi chiede. Ci ha messo poco per scordarsi cosa ho detto a Elena. Pranzare con lei è l'ultima cosa che vorrei fare ma non ho soldi e non ho voglia di andare a casa e poi tornare qua.  <<A patto che il pranzo lo offri tu>>  dico io. 
<<Certo, avevo già intuito che avrei dovuto spendere io i soldi>>ridacchia. Doveva essere una battuta?
Non ribatto. Per il resto del tragitto nessuna delle due spicca una parola. Arriviamo davanti ad una paninoteca. Entriamo e veniamo investite da un forte odore di fritto.
Aspetta un attimo...Cazzo.
Questa è la paninoteca dove un po' di tempo fa me ne sono andata senza pagare. Mi sembrava già famigliare prima per il fatto di essere molto vicina alla scuola, ma adesso la riconosco perfettamente. Ma non posso mica scappare, darei troppo nell'occhio.             
<<Ciao ragazze cosa prendete?>> domanda una commessa. Guarda prima mia sorella con un sorriso, poi sposta lo sguardo su di me ed esso si spegne. <<Signorina, lei è già venuta qui, non è vero?>> chiede.
Merda. E ora?
Mia sorella mi guarda con aria interrogativa. Sarà meglio rispondere subito o potrebbero ricordarsi tutto. <<No, è la prima volta che ci vengo, perché?>> mento, fingendomi leggermente offesa dalla domanda.
 <<Ne è sicura? Ha un volto familiare e sono sicura che lei è già venuta. E' difficile dimenticare il volto così freddo di una ragazza>>continua. Stringo i pugni, forse troppo forte dato che le nocche mi diventano bianche. Questa mi ha già rotto le palle. Come si permette? Lei non sa niente del perché ho questo ''volto freddo''. In questo momento vorrei avere quel maledetto bracciale, sarebbe servito a qualcosa, almeno ora.
<<Si, ne sono sicura. Comunque mi sta importunando, e mi da un enorme fastidio. Io sono venuta qui per mangiare non per subirmi un interrogatorio, e inoltre abbiamo anche una certa fretta, quindi, se non le dispiace, vorremmo prendere le nostre ordinazioni e andare a sederci, dato che stiamo anche creando una fila che per poco esce fuori dal locale. Guardi che basta un mio semplice commento negativo su di lei e questo posto su internet, per farla licenziare, signorina... Eleonora>> dico leggendo il nome sul cartellino che porta sulla maglia. La ragazza sbianca e si scusa immediatamente prendendo le nostre ordinazioni. Queste persone sono così banali. Basta una semplice e piccola minaccia per far chiudere la loro noiosa bocca. Giada paga il tutto e poi ci allontaniamo appoggiandoci ad un balcone aspettando i panini. Dopo una decina di minuti un ragazzo ce li porge, sorridendo. Mia sorella ricambia mentre io mi limito a prendere il mio e a dirigermi verso i tavoli all'esterno. Lei mi segue.  <<Martina, ti prego dimmi che non sei mai venuta qui e non hai mai combinato niente>> dice esasperata. Io mi limito a guardarla inespressiva per qualche attimo, prima di tornare a mangiare.
<<Che hai combinato?>>mi domanda. Intuitiva, davvero. 
<<Niente>>.   
<<Dimmi la verità>>continua. Certo che è davvero cocciuta la ragazza. Una caratteristica di nostra madre.
Aspetta, ma perché penso a questo?
<<Sono venuta solo una volta dopo la scuola, ma mi ero dimenticata i soldi e me ne sono andata via senza pagare>>confesso. Lei mi guarda a bocca aperta, poi però si rabbuia.
<<Era un po' di tempo che non lo facevi, credevo avessi smesso>>dice con tristezza.
<<E' inutile che provi a cambiarmi, perché non lo farò mai>>termino. Mi distraggo da questa conversazione, ma ho il presentimento che qualcuno ci stia spiando. Mi guardo intorno con gli occhi, senza muovere di un muscolo la testa per non dare sospetti.
  Per il resto del pranzo non diciamo una parola e una volta terminato, ci alziamo e iniziamo a camminare verso la scuola. 
<<A che corsi pensavi di partecipare?>>spezza il silenzio lei.
<<Solo a quello medico, poi me ne torno a casa>> rispondo sperando che la conversazione finisca qui, ma a quanto pare no. 
<<Anch'io pensavo di partecipare a quello medico. Poi però voglio andare a quello culinario. Che ne dici se andiamo insieme a quello medico? Saremmo solo noi due, dato che la prof ha detto che entrano due studenti per volta>>propone. Faccio un profondo respiro. A quanto pare oggi qualcuno mi vuole male. 
<<Ho altra scelta?>>.
<<No>> sorride lei. Faccio l'ennesimo sospiro per oggi. Quando lei distoglie lo sguardo mi massaggio le tempie. Sto passando più tempo con lei oggi che negli ultimi anni.                       Quando arriviamo a scuola, Giada mi dice che ha avvertito nostra zia che siamo a scuola per i corsi, ma non me ne può fregar di meno. Il cortile è pieno di studenti che aspettano l'apertura delle porte. Siamo arrivate in anticipo a quanto pare. Mai successo. Passano pochi minuti prima che esca l'insegnate di italiano. 
<<Ragazzi adesso apriremo le porte in modo da far iniziare i corsi lavorativi. Mi raccomando di entrare con calma tanto i corsi dureranno tutto il pomeriggio. Non fateci fare brutta figura con gli esperti entrando come un branco di buoi inferociti. Vi ricordo che i corsi sono quello matematico, turistico, culinario, medico ed economico.Se trovate la porta chiusa, vuol dire che ci sono già altri studenti dentro la stanza. Un corso durerà più o meno mezz'ora a volta. Buon pomeriggio!>> ci augura prima di spalancare le porte. Ma ovviamente le raccomandazioni del prof non sono servite a niente, perché tutti entrano come ''un branco di buoi inferociti''. Tranne me, che cammino con calma e Giada che mi segue nel gesto.
Arriviamo alla porta dove c'è scritto ''AULA RISERVATA AL CORSO LAVORATIVO DI MEDICINA''. Ma davanti a noi, oltre alla porta chiusa ci sono anche tre ragazzi e tre ragazze.
Perfetto, ora ci tocca pure aspettare. Sbuffo, scocciata. Mia sorella mi guarda come per dire '' mantieni la calma, non esplodere''. Ed è quello che sto cercando di fare anch'io, ma mi torna difficile, molto difficile. Dovremmo aspettare un'ora e mezza.
<<Io me ne torno a casa>>dico a Giada, ma mentre sto per girarmi lei mi afferra il braccio. 
<<Non lasciarmi qui da sola, per favore>> mi guarda con aria supplicante.
<<Non ho voglia di aspettare un'ora e mezzo qui a non fare un cazzo, quindi me ne torno a casa>> dico con più decisione. Ma lei non si arrende.
<<Cosa vuoi in cambio di restare qui con me?>>domanda. Per quanto odi vendermi così in fretta, non posso perdermi un'occasione del genere.
<<Che mi offri due volte al mese il pranzo per un anno, e che non mi rompi più le palle>>dico, facendola sbuffare, ma poi acconsentire. Tiro fuori il telefono e leggo uno dei manga di One Piece usciti un po' di tempo fa, visto che quello nuovo ancora non è uscito. Scelgo quello in cui si racconta la storia di Law, pur sapendola già a memoria. 
Senza nemmeno accorgermene è già il nostro turno. E' già passata un'ora e mezzo? Beh, oltre a quello di Law, ne ho letti altre due, ma me li sono gustati di più per far passare più tempo.
<<Pronta?>>mi chiede Giada.
<<Come no>> dico con finto entusiasmo. Entriamo nell'aula che in realtà è quella di scienze, e vediamo due uomini alti girati di spalle, entrambi in camice bianco. Mi fermo in mezzo alla stanza, e lo fa anche mia sorella. Entrambe abbiamo gli occhi sbarrati rendendoci conto che sono proprio Law ed Ace. Saprei riconoscerli tra mille.Quando si voltano ne abbiamo la conferma. Anche loro sembrano riconoscerci. Ma che cazzo ci fanno loro qui? Alzo le braccia per poi lasciarle ricadere sulle gambe, in un gesto disperato. Ma se me ne stavo a casa? Sono proprio un'idiota. Perché sono venuta qui per un cazzo di corso lavorativo di merda?
<<Guarda, guarda, guarda. Sapevamo di trovarvi qui>>dice Ace. Vederlo con un camice bianco e una camicia, invece che con i soliti bermuda neri è molto strano.
<<Quindi voi vi siete presentati nella nostra scuola dicendo di essere degli esperti in medicina, solo per vederci?>>dice mia sorella sconvolta quasi quanto me.
<<Io sono un chirurgo, è bastato dire questo>>le risponde Law.
<<Che cazzo volete da noi? Vi abbiamo già ripetuto non so quante volte che non sappiamo come riportarvi indietro!>>alzo un po' la voce, ormai stanca di questa storia. 
<<Si, certo,come no. Sentite ragazzine, ora mi sto stancando, se non ci dite immediatamente come torniamo indietro, vi ammazzo a tutte e due>>ribatte di nuovo lui, guardandoci con uno sguardo gelido. Giada sussulta, mentre io non batto ciglio. Non mi faccio intimorire da lui. <<E' un modo per metterci paura, chirurgo dei miei stivali?>>dico senza il minimo accenno di paura, ma anzi avvicinandomi a lui.
<<Come ti permetti, ragazzina viziata?>> dalla sua voce traspare talmente tanto odio che quasi lo vedo uscire dal suo corpo. Ma ancora una volta non mi fa né caldo né freddo. Decido di fare qualcosa che forse mi porterà alla morte entro due secondi ma è necessario che lo faccia. Il rumore sordo di uno schiaffo riecheggia nella stanza. La mia mano lo ha mollato talmente forte da far voltare il suo viso di lato.
<<Così impari a spiarci e a chiamarmi ragazzina viziata>> ringhio. Lui si gira di nuovo a guardarmi con gli occhi sbarrati e la bocca aperta, così come Giada ed Ace.      

The Witch Of HeartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora