7. ''... Hai deciso di pedinarmi?... ''

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Dopo aver fatto una bella dormita che mi ha alleggerito leggermente i pensieri, mi faccio un bagno caldo nel tentativo di rilassarmi ancora un po'.
Preparo l'acqua calda a cui aggiungo una bomba da bagno, e mi immergo in quel paradiso. Si sta alzando anche una leggera nebbiolina e ciò mi fa rilassare il doppio.
Ho anche chiuso la porta a chiave per evitare che qualcuno entri. Chiudo gli occhi prendendo boccate profonde, inebriandoli di quel dolce profumo di vaniglia. Senza neanche accorgermene, mi addormento di nuovo.
Vengo svegliata dopo non so quanto tempo, da qualcuno che bussa alla porta.
<<Martina! Esci immediatamente da quel bagno, voglio farmi una doccia e sei lì dentro da due ore! Esci subito!>>la voce stridula di mia zia mi perfora i timpani.
Esco dalla vasca, tanto ormai l'acqua era diventata fredda. Mi lego un'asciugamano sul corpo e controllo il telefono. Sono passate davvero due ore. Ops...
Mi asciugo i capelli e mi metto il pigiama. È quasi mezzanotte. Esco dal bagno e vado in camera mia.
<<Menomale, credevo ci fossi morta in quel bagno>>dice Elena nel tragitto. Passo davanti alla camera di Giada, che mi guarda con uno sguardo da brividi, beh, lo sarebbe se solo non fosse sulla sua faccia. Ha un viso troppo dolce per aver paura di lei. Faccio il gesto della lacrimuccia che mi scende sulla guancia con le dita. Si avvicina e mi sbatte la porta in faccia. Accenno un sorriso. Meglio così.
Entro in camera mia finalmente, e mi stendo sul letto. Però ho già dormito prima, e adesso non ho sonno.
Grandioso.
Prendo il telefono e le cuffie, e mi metto a guardare One Piece per passare il tempo.

La mattina dopo preparo controvoglia lo zaino e mi vesto con una maglietta di un rosso scuro, non troppo appariscente, jeans neri e Convers dello stesso colore. Decido di passare un po' di correttore sulle occhiaie, dato che stanotte non ho dormito. Ho visto per tutto il tempo le puntate di One Piece.
Guardo l'ora. Sono stranamente in anticipo. Decido di uscire prima e andare a piedi, in modo da prendere un caffè nel tragitto.
Mi metto lo zaino in spalla ed esco di casa, proprio quando mia sorella si sveglia.
Faccio circa dieci minuti di tragitto prima di trovare un bar, dove prendo un caffè da portare via e qualche biscotto da mangiare a scuola per non spendere sempre soldi alle macchinette.
Esco dal bar e ricomincio a camminare con destinazione: la scuola
<<Ciao Martina-ya>>.
Sputo il caffè quando riconosco quella voce. Tossisco un paio di volte per limitare il bruciore alla gola, ma mi riprendo subito dopo.
<<Hai deciso di pedinarmi, Traf?>>mi scappa una risata derisoria. Lui mi guarda male.
<<Ce ne sono già troppi che mi chiamano '' Traf''>> mima le virgolette con le dita.
<<Preferirei che tu non lo facessi, grazie>>dice con falza gentilezza. Certo, non è che non si noti. Infatti nell'ultima parte ha pronunciato quelle parole con molto astio.
<<Non fare il finto gentile, non ti riesce proprio>>dico.
<<Allora che aspetti?>>dice ad un tratto.
<<A fare che?>>.
<<A riportarmi indietro>>.
Lo guardo confusa.
<<Ieri hai detto che potevi farlo. Che aspetti?>>.
Cazzo.
<<Non mi pare di averlo mai detto>>rispondo vaga. Dalla sua espressione capisco che si è particolarmente infuriato.
<<Fammi capire, io sto cercando di essere gentile per farmi riportarmi indietro al più presto e tu mi hai mentito? Non sai come farlo?!>>dice alzando la voce e attirando su di noi gli sguardi delle poche persone nei dintorni.
<<Beh, '' gentile'' direi che è un parolone. Non mi pare che tu sia stato gentile, ma anche se lo fossi stato, non è un mio problema rimandarvi indietro>>termino aumentando il passo. Lui però mi segue. Mi afferra il braccio e mi sbatte contro il muro. Dejavu.
<<NON ME NE FREGA UN CAZZO SE PENSI CHE NON SIA UN TUO PROBLEMA! TU MI HAI PORTATO QUI, E TU MI RIMANDI INDIETRO!>>strilla talmente forte che alcuni passanti si tappano le orecchie.
<<Intanto giù le mani. E poi io non ti ho portato qui! Come te lo devo far entrare in quella zucca?!>>alzo la voce anch'io.
<<Certo, come no! Se non mi riporti subito indietro faccio fuori la tua cara sorellina e la tua zietta!>>. All'inizio mi chiedo come fa sapere la mia parentela con loro. Poi mi rendo conto. Io e mia sorella siamo uguali a parte il colore dei capelli. Quindi è ovvio che siamo gemelle. E Giada ha chiamato Elena '' zia'' quindi se siamo sorelle è anche mia zia.
Lo guardo senza espressione.
<<Che vuoi che me ne importi di loro?>>dico con voce fredda.
Lui sgrana leggermente gli occhi e allenta la presa sulle mia braccia.
Lo spingo via. Inizio a camminare velocemente. Dopo poco però, mi volto. Lui è ancora fisso a guardarmi confuso.
Tiro fuori dal giacchetto il log pose di Ace.
<<Ah, e ridai questo ad Ace>>.
Glielo lancio e lui lo prende al volo.
Mi giro senza più degnarlo di uno sguardo e prendo il telefono.
Merda.
Sono fottutamente in ritardo.
Cazzo, cazzo, cazzo.
Inizio a correre, sistemandomi lo zaino in spalla meglio che posso, con il telefono in mano, non avendo avuto tempi di rimetterlo a posto, e senza più voltarmi indietro.

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