35. Addii

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Nessuno dei quattro ragazzi quella notte, aveva chiuso occhio. Tutti erano troppo presi dal prendere la decisione che li avrebbe cambiato la vita. Per ore, erano stati in silenzio, a rimuginare su ciò che era, secondo loro, più opportuno fare, consapevoli del fatto che non sarebbero più potuti tornare indietro.
Ricolmi di bende, sedevano al tavolo della cucina, con le bocche cucite dai pensieri.
<<Credo... Che dovremmo andare a recuperare i nostri cappelli, sono rimasti alla fabbrica prima dello scontro con Astarte>>spezzò ad un certo punto il silenzio Ace, guardando da sotto le ciglia gli altri tre.
<<Si, forse è meglio>>lo appoggiò il chirurgo. Ma non fecero in tempo ad alzarsi dal tavolo, che la voce di Giada, li fermò.
<<P-potremmo venire con voi... C-così potremmo proteggerci a vicenda in caso di bsiogno>> balbettò la bionda, cercando di alzarsi a sua volta, bloccata dai ragazzi.
<<Non preoccuparti Giada, staremo bene>>la rassicurò Pugno di Fuoco.
<<Ci rivedremo al sorgere del sole>>terminò Law, prima che entrambi uscissero dalla porta.
La ragazza si rimise seduta, con gli occhi bassi.
<<Staranno bene, ormai non corrono più alcun pericolo qui>>le disse Martina, non guardandola negli occhi, ma la gemella riuscì a calmarsi di fronte al suo tono sicuro.
In quel momento Martina e Giada si trovavano entrambe con delle tazze di caffè in mano.
Nessuna delle due aveva spiccato parola, poiché solo con uno sguardo avevano capito le intenziono l'una dell'altra.
Mai quella casa era stata così silenziosa, ma così piena delle parole che le gemelle avrebbero voluto dirsi, ma si limitavano a tacere e a darsi supporto a vicenda, attraverso lo sguardo.

Alla fabbrica, i due ragazzi stavano raccogliendo ciò che a loro apparteneva, i cappelli. Stavano per prendere anche i vestiti che avevano comprato con le ragazze, ma prima di poterli afferrare, si guardarono negli occhi, rinunciando a quell'idea. Ancora non era sicuro se sarebbero rimasti o meno, era perciò inutile portarseli dietro, senza sapere la decisione finale.
Decisero di cambiarsi, prima di sedersi a terra, osservando il primo luogo che gli aveva accolti in quel mondo nuovo.
Ace si portò il cappello in testa, abbassando lo sguardo.
<<Cosa credi che sceglieranno?>>domandò con tono piatto al chirurgo della morte.
<<Onestamente non lo so, ma per quanto mi riguarda, accetterò ogni sua decisione senza ripensamenti, se è davvero ciò che vuole>> rispose guardando il soffitto.
<<Ma vorresti che restasse con te>>affermò con ovvietà l'altro, guadagnando lo sguardo di Law su di sé.
<<Si e non lo nego, ma lo vuoi anche tu con Giada - ya>> ribatté ma non servì una risposta, il silenzio bastava per esclamare un '' si, è così ''.
Nonostante tutto però, dopo un po', il ragazzo dalle lentiggini annuì.

In casa, l'assenza di rumori era diventata fin troppo insopportabile, tanto che Martina, decise di alzarsi e, dopo aver posato la tazza ormai vuota di caffè, salì al piano di sopra, con estrema lentezza, non sapendone il motivo.
Aprì la porta della sua stanza, osservandola come fosse la prima volta, ripensando ai momenti passati lì dentro, da quelli brutti a quelli belli.
Ma perché sto facendo tutto questo?, si domandava, non riuscendo a darsi una risposta al quesito che si era posta, riguardo tutta questa lentezza e attenzione nell'osservare  la casa che, dopotutto, l'aveva vista crescere.
Dopo pochi minuti, fu raggiunta dalla sorella.
<<L'alba sta per arrivare... Credo sia giusto cambiarci, prima di andare>> disse indicando i vestiti che avevano durante lo scontro, che non avevano avuto la forza di togliersi, nonostante fossero imbrattati sangue, polvere e terra.
Martina annuì, prima di varcare la soglia della stanza e aprire l'armadio, afferrando qualche indumento, prima di dirigersi verso il bagno per pulire le parti scoperte dalle bende.
Mentre l'acqua le scorreva sulla pelle, non poté fare a meno di chiedersi perché tutto fosse accaduto così velocemente, se solo avesse avuto più tempo...
Ripensò a ciò che era successo negli ultimi mesi, riflettendo attentamente, sapendo ciò che doveva fare.
Si vestirono, e uscirono di casa quando i primi raggi solari, illulinarono i loro volti, nello stesso momento in cui Ace e Law, raggiunsero il parco.
I quattro si riunirono, ma non una parola fu detta, poiché ancora una volta, bastarono i loro sguardi.
Proprio in quel momento, la madre adottiva delle gemelle, apparve davanti ai loro occhi, in un bagliore dorato che, pian piano, diminuì, così da permettere ai ragazzi di poter osservare il dolce viso della donna.
<<Miei cari, è giunto il momento. Prima però di poter annunciare le vostre decisioni, devo informarvi di qualcosa di importante che, ieri, non ho avuto il cuore di dirvi>> guardò i due giovani <<Sono stata io a farvi venire qui, dicendovi che solo l'amore poteva riportarvi indietro. In realtà però, l'ho fatto perché aiutaste le mie bambine contro Astarte>>abbassò il volto, mentre i due rimasero a bocca aperta, mentre le ragazze, compresero finalmente ciò che non le avevano mai detto. Semplicemente, li era stato detto che per tornare indietro avrebbero dovuto innamorarsi e si vergognavano! <<Inoltre, volevo rassicurarvi sul fatto, che qualsiasi vostra scelta, dipenderà solo da ciò che voi volete, per cui se deciderete di andare nell'altra dimensione, chiunque in questo mondo vi abbia conosciuto, si dimenticherà di voi. Tutti, tranne se uno deciderà di rimanere>>continuò Meredith, osservandoli con occhi che tradivano l'emozione che stava provando. Certo, avrebbe potuto vederle sempre, ma non avrebbe mai voluto che le sue figlie si separassero, ma neanche che soffrissero.
Perciò, non disse altro.
Minuti di silenzio si susseguirono a quelle parole, poiché nessuno pareva voler iniziare.
<<Io...>>si fece coraggio Giada, altrimenti, sapeva, sarebbero potuti rimanere in silenzio per ore.
<<Io devo restare...>>si voltò verso Ace. <<È qui che devo rimanere. Per quanto ami il mare, qui ho tutta la mia vita. Ma so, che non posso costringerti a rimanere, perciò... Io... Noi...>>disse con voce tremante per le lacrime che si sforzava di ricaccciare indietro.
Il moro le poggio una mano sulla guancia, asciugando una lacrima che le era sfuggita.
<<Tu non dovrai obbligarmi a fare niente, perché io non posso stare senza di te. Io rimarrò, rinuncerei a tutto pur di rimanere al tuo fianco>>le rispose sorridente.
<<Ma, Ace... Significherebbe lasciare tuo padre, i tuoi fratelli, la pirateria, il mare... >>ribatté lei, ma fu zittita da un bacio.
<<Non importa se dovrò rinunciare ad essi. Adesso nella mia vita ci sei tu, e nulla è più importante>>le disse con amore, prima di stringerla in un abbraccio, che venne immediatamente ricambiato.
In quel momento, mancava solo la parola di Martina e Law, e fu proprio quest'ultimo ad inziare.
<<Nonostante questa sia stata una bella esperienza, devo tornare nell'altro mondo. Lì ho la mia ciurma che mi aspetta, e degli alleati con cui ormai ho preso un impegno, e so che tu qui hai tua sorella, ma...>>fece un respiro profondo, guardando negli occhi la mora. <<Voglio comunque chiederti: vuoi un venire con me?>>domandò con una nota di speranza nella voce.
Non passarono neanche pochi attimi, che Martina rispose.
<<Certo che voglio venire>>affermò, consapevole del fatto che, anche se non glielo avesse chiesto, sarebbe partita lo stesso con lui.
Sul viso del chirurgo spunto il più sincero e bellissimo sorriso che ella ebbe mai visto, prima di posare le labbra su quelle di lei. Il bacio non durò a lungo, poiché Martina si staccò, voltandosi verso la sorella dagli occhi velati di lacrime.
<<Io non posso restare. Non è questo il mio posto, non lo è mai stato...>>cercò di spiegarle, ma fu interrotta.
<<Lo so e non c'è bisogno che mi spieghi niente, lo avevo già capito. Se è ciò che davvero vuoi, io non ti fermerò>>disse la bionda, mentre le lacrime le bagnavano il viso.
Martina allora, senza ripensamenti, si avvicinò a Giada, e la avvolse in un abbraccio. Un gesto semplice, ma così lontano dall'esserlo.
In tutto la loro vita, solo due volte si erano date un abbraccio: ma entrambe, erano state prima che compissero sei anni.
<<Anche se non te l'ho mai detto... Ti voglio bene, sei sempre stata tutto ciò che avevo>>esclamò la mora, mentre una lacrima le solcava la guancia.
Giada la circondò all'istante con le braccia, mentre il suo pianto aumentava.
<<Ti voglio bene anch'io, sorellona, e sempre te ne vorrò>>le rispose.
A Meredith, pur essendo uno spirito, guardando le figlie, non avevano potuto fare a meno di inumidirsi gli occhi.
Quell'abbraccio sembrò non finire mai, nessuna delle due, ora che avevano trovato il calore che solo un famigliare può dare, sembrava volersi allontanare dalle braccia dell'altra.
Al pensiero di rimanere lontane per sempre, le due si sentivano morire, ma sapevano che anche se non si sarebbero potute vedere, avrebbero sentito la presenza l'una dell'altra per l'eternità.
<<Non cacciarti in troppi casini, impara a dare calci nelle parti basse e ottieni un minimo di accenno ribelle, ti tornerà utile>>affermò Martina.
<<E tu non immischiarti in troppi casini, non voglio stare sempre in pensiero, lo sentirò se sarai in pericolo>>ribatté la bionda.
Dopo un tempo indefinito le due si staccarono.
Martina voltò lo sguardo ad Ace.
<<Abbi cura della mia sorellina>>.
Lui annuì vigorosamente.
<<Lo prometto>>disse prima di salutarla.
<<Law... Proteggila>>lo pregò Giada.
<<A costo della vita>>rispose il ragazzo.
Meredith aprì come una squarcio nell'aria, il fatidico portale che li avrebbe divisi.
Poco prima di varcare la soglia, Martina si voltò ancora una volta.
<<Addio, sorella mia>>si dissero in coro le due, ancora con le lacrime agli occhi prima che il portale si richiudesse, portando con sé Law e Martina, lanciando sui due rimasti, una folata di vento, mentre Giada si inginocchiava a terra, e un pezzo del suo cuore se ne volava via.

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