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(REVISIONATO)

Uscii dal bagno ormai sistemata di tutto punto per andare alla festa di halloween, ma mi fermai per l'ennesima volta davanti allo specchio della mia camera.

Non riuscivo ancora a credere come avessi fatto ad accettare di andare a quella stupidissima festa, ma soprattutto perché ero vestita con una maglietta blu aderente che fasciava perfettamente il mio seno e una minigonna di colore rosso.

E non mi fate domande perché la scelta di essere Supergirl era dovuta semplicemente ad uno stupido sorteggio durante la pausa pranzo, escogitato dalla mente subdola di Eva. Non alla mia volontà, figurati se mi facevano decidere.

Il mantello stranamente era evaporato dal momento in cui Alay me l'aveva altamente proibito perché 'dobbiamo mostrarci perfettamente sexy e sensuali e il mantello copre quel bellissimo sederino che possiedi', sue testuali parole. Ma la cosa mi faceva sentire nuda, seppur avessi comunque addosso qualcosa.

Le maniche della maglietta presentavano un buco all'altezza dei pollici in modo che potessi anche utilizzarle come guanti, legata alla vita portavo una cinta oro che delineava il mio fisico a clessidra e i capelli li avevo acconciati in boccoli che finivano a sfiorarmi la cintura. Eva poi mi aveva prestato degli stivali rossi con il tacco a spillo di un'altezza spropositata perché mi arrivavano fin sopra il ginocchio, ma tutto sommato non mi dispiacevano. Li trovavo quasi apprezzabili insieme agli accessori del mio vestito.

Mi avvicinai allo specchio per cercare di incurvare sempre di più le ciglia, coperte da fitti strati di mascara, con l'indice. Ravvivai i capelli, cercando di non spettinarli troppo, e poi arraffai il telefono. Scesi in cucina e mi guardai in giro: mia madre ovviamente non era in casa.

Era giovane, mi aveva concepito all'età di sedici anni e senza un uomo al suo fianco diciamo che durante il weekend si sbizzarriva anche troppo insieme alle sue amiche, nonché vicine di casa.

Al contrario però incrociai la nonna seduta comodamente sul divano in eco pelle mentre osservava l'ennesima replica delle sue soap opera spagnole, mi abbassai per lasciarle un bacio e poi guardai fuori dalla finestra. Il rombo di una moto catturò la mia attenzione e non mi ci volle molto per vedere una chioma scura fermarsi davanti alla mia modesta casetta di quartiere, salutai rapidamente mia nonna e poi lasciai un post-it nello specchio dell'ingresso in cui avvertivo mamma che forse avrei fatto tardi.

Aprii la porta e uscii in giardino, raggiungendo la mora. I capelli le svolazzavano fuori dal casco mentre i pantaloncini inguinali le lasciavano scoperta tutta la coscia, appoggiata sulla strada per tenere l'equilibrio suo e del mezzo.

Scossi la testa e afferrai il casco nero che mi porse. «Non mi avevi detto che mi saresti venuta a prendere con la moto.» mi misi a cavalcioni, dietro la mia amica, e poi finii di allacciare il casco in modo che non mi succedesse nulla in eventuali incidenti. «Avrei chiesto a mia nonna di accompagnarmi.» scherzai.

«Che vuoi dire?» scossi la testa, divertita dal suo tono infastidito. «Se non ti fidi della sottoscritta puoi anche scendere e fartela a piedi.» la spinsi con moderata forza e poi sorrisi. «Ora posso andare oppure hai altri giudizi indesiderati?» annuii e lei fece rombare il motore.

Le case del viale che percorremmo per raggiungere la festa erano tutte ben decorate: con finte ragnatele, zucche appoggiate lungo i cornicioni e false lapidi sparse per il giardino. E mentre i bambini bussavano alle porte per fare dolcetto o scherzetto, io e Alay sfrecciavamo lungo le strade di Los Angeles in sella alla sua comoda moto.

Quando arrivammo alla famigerata destinazione, mi guardai attorno prima di togliere il casco. Alay aveva trovato parcheggio proprio di fronte alla villa perciò molti studenti si erano girati a guardarci, eppure scesi comunque dalla moto - cercando di non mettere in mostra l'intimo - e mi tolsi nel modo più raffinato possibile il casco.

Per Sempre TuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora