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(REVISIONATO)

Guardai la partita di basket nel piccolo campetto a qualche passo dalla casetta al mare e scoppiai a ridere nel vedere tutta la grinta che Eva ci metteva per prendere la palla: correva a destra e sinistra, saltava nel tentativo di intercettare la palla e faceva ogni tipo di fallo possibile per acquistare vantaggio.

Quando infatti si lanciò direttamente contro Noah per fermare i suoi movimenti, lo spostò di qualche centimetro e per poco il ragazzo non cadde a terra. La palla rimbalzò contro il terreno e poi arrivò ai miei piedi e a quelli di Alay, seduta al mio fianco in panchina.

«Che cazzo Eva.» si lamentò lui, massaggiandosi la spalla colpita e facendo alzare gli occhi al cielo alla riccia.

«Non ti si può nemmeno toccare.» brontolò lei, mentre Mason riprendeva la palla. «Con quel fisichino che ti ritrovi se ti do una spinta, cadi a terra come una piuma.» tutti trattenemmo una risata mentre Noah fregò la palla a Mason.

«Fisichino di 'sto cazzo.» si posizionò sulla linea dei tre punti e poi scrollò le spalle. «Due tiri liberi.» decretò da solo. Palleggiò la palla e poi mandò uno sguardo attento al canestro, centrando il tiro.

«Il bel fisichino qui, sa come fare canestro.» urlò emozionato Brad, districando i capelli sudati del suo cugino, che riprendeva la palla per segnare l'ennesimo canestro della partita.

Alay si guardò le mani mentre Eva tornò all'attacco e colpì la palla, facendola cadere a qualche metro dal corpo muscoloso di Noah che sbuffò, esausto.

«Hai rotto il cazzo Eva.» urlò, recuperando la palla e tirandogliela verso i piedi. Lei la schivò, buttandosi contro il petto di Mason che la afferrò al volo, e la palla colpì la testa di Theo che, seduto in panchina a causa di una slogatura, fulminò l'amico.

«Perché continuate a giocare se sono più le persone che si fanno male che quelle ancora intatte?» domandò Alay, scrollando le spalle.

«Portatemi del ghiaccio.» gracchiò dolorante Theo quando mi posizionai davanti a lui per controllargli se la palla gli avesse causato qualche problema: indicò tutti i numeri che gli mostrai e poi ripeté la stessa frase, facendo adirare Alay.

«Siamo in un campetto all'aperto, dove vuoi che te lo vada a prendere il ghiaccio testa di minchia?»

Tutti si avvicinarono alla panchina, decidendo di concludere la partita, così tornammo a casa con le lamentele del biondino in sottofondo. Non appena arrivammo a destinazione, iniziammo a preparare il pranzo mentre coloro che non erano impegnati in cucina si misero a pulire la casa pronta per essere lasciata nuovamente inabitata.

«Non resti qui?» appoggiai sul tavolo tutti i nove piatti. «Pensavo ti fermassi e poi ripartissi più avanti, senza tornare a Los Angeles.» Brad annuì.

«No, infatti non torno a Los Angeles.» ammise, posizionando tutti i bicchieri al loro posto. «Torno nel Connecticut, all'università.» mi voltai verso di lui. «Frequento la Yale.» annuii, conoscendola.

«Abbiamo un cervellone nel gruppo.» lo elogiò William, posizionandosi poi nel dondolo per riposarsi dopo aver pulito insieme a Noah la sua camera.

«Qualcuno doveva pur essere intelligente in famiglia.» sghignazzai, seguita da Wil che ci guardò mentre continuavamo ad apparecchiare.

Finii di mangiare e prima di aspettare tutti, mi rintanai in camera mia per fare la valigia siccome nel giro di qualche ora saremmo dovuti tornare in aeroporto per il volo di ritorno a casa. Piegai tutte le magliette, i pantaloncini e i vestiti e preparai l'astuccio con i trucchi e le cose del bagno.

Mi legai i lunghi capelli biondi e poi scesi in cucina, osservando Noah posizionare le pentole dentro il lavello del lavandino.

«Ti hanno messo all'opera.» come preso alla sprovvista, qualcosa gli cadde dalle mani e la sua guancia si sporcò di bolle di sapone. Sorrisi, avvicinandomi e pulendolo con l'indice della mano.

Per Sempre TuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora