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(REVISIONATO)

Sbuffai, spegnendo finalmente quell'aggeggio infernale su cui ero seduta.

Odiavo guidare, così tanto che il desiderio spesso di evadere dalla realtà veniva soppresso dall'ansia di mettere proprio piede dentro un'auto.

Per questo, appoggiata contro il sedile della mia auto, mi stavo chiedendo per quale motivo avessi scelto di prendere la macchina. Cedetti alle mie non-risposte quando qualcuno si sbracciò dal vialetto della casa che era stata occupata per una mega festa.

Riconobbi subito la folta chioma di ricci di Eva, così afferrai dai sedili posteriori il paio di tacchi per sostituire così gli stivaletti con cui avevo preferito mettermi alla guida. Infilai i due sandali, poi appoggiai le gambe sul cruscotto e gli allacciai.

Quando scesi dalla macchina, ricordandomi poi di chiuderla, mi ritrovai a portare più giù il vestito che sia le mie amiche che mia madre mi avevano obbligato a mettere. E io mi ero chiesta diverse volte che senso avesse dal momento che non ero io la festeggiata, ma mi ero ritrovata obbligata ad obbedire.

Una fila di macchine occupava la lunga via di quel quartiere e nel mezzo riconobbi la moto di Alay. Almeno aveva avuto la possibilità di declinare il suo invito visto che se alzavo anche di un centimetro la gamba mi si vedeva l'intimo.

Anche quello, per precisare, accuratamente scelto da quelle streghe.

Attraversai la strada senza guardare, passai davanti ad un gruppo di ragazzi che fischiarono nel vedere quanto il vestito mi lasciasse scoperta e in risposta gli mandai gentilmente a 'fanculo con un dito medio.

D'altra parte almeno, in caso non avessi potuto difendermi da sola, sapevo che qualcun altro mi avrebbe aiutato. E sì, stavo pensando al cugino della mia migliore amica. Era inutile dirlo, ma quel senso di protezione che aveva nei miei confronti a volte mi assicurava la salvezza davanti a feste ed abiti del genere.

«Dimmi che ce l'avevi tu il regalo.» ero già esasperata, figuriamoci se entravo in quella baraonda.

Eva sorrise, mi fece cenno di prendere il bicchiere e io ovviamente non rifiutai il drink che mi porse con tanta gentilezza. «Ho passato mezz'ora a crogiolarmi perché pensavo di averlo perso, ecco perché sono in ritardo.»

«Tutto sotto controllo, l'ho già portato in camera.» non avevo le forze per chiedere il motivo di una camera apposita per i regali, rimasi solo in silenzio e seguii la riccia tra i vari gruppetti di gente.

Ricambiai i saluti della squadra di football con felicità, evitai le cheerleader ma non ci fu scampo per quella testolina nera che mia continuava ad assillare dall'infortunio della sua amica.

Persi Eva quando appunto mi ritrovai costretta a fermarmi a parlare con lui.

Chiacchierammo di come andasse la scuola, del fatto che gli esami dell'ultimo anno si stavano avvicinando, della rissa che aveva messo su Ashley e che mi aveva fatto finire a pulire la biblioteca e solo alla fine citò il suo desiderio di vedermi dentro le cheerleader.

A quel punto cedetti, raccontandogli del motivo per il quale non avessi nemmeno mai preso in considerazione l'idea di entrarne a far parte. Gli parlai dei due interventi che avevo portato a termine al menisco nel giro di tre anni, del fatto che mi avessero tutti sconsigliato qualsiasi sport troppo pericoloso.

Si scusò per l'insistenza che aveva avuto, per non aver pensato all'eventuale possibilità che fosse quello a tenermi lontano da loro, così lo tranquillizzai. Quando lo salutai, voltandomi verso il resto della stanza, non feci molti passi prima di essere fermata un'altra volta.

Due braccia muscolose mi circondarono la vita, attirandomi contro un petto marmoreo, e lo riconobbi dal profumo intenso che sprigionò.

«Buon compleanno.» dissi solamente contro la sua guancia prima di stampargli un bacio contro lo zigomo. «Stiamo invecchiando Scoot.» sentii il pavimento staccarsi sotto la pianta dei miei tacchi e circondai d'istinto le spalle muscolose del mio amico.

Per Sempre TuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora