Per Sempre Tua

15.

(REVISIONATO)

Guardai lo schermo del telefono più stralunata che confusa, a dir la verità.

Come diavolo aveva fatto ad avere il mio numero di telefono? Nemmeno Theo lo aveva e avevamo delle lezioni insieme da quando eravamo entrambi in prima, ovvero da tre anni. Cosa stava succedendo che io non ne ero a conoscenza? Non sapevo mai nulla e la cosa mi innervosiva ultimamente.

Raggiunsi il mio armadietto e fortunatamente Alay era già sul posto.

«Perché Mason ha il mio numero?» iniziò a fissare il fondo del suo armadietto con sguardo perso. «Alay...» le picchiettai con l'indice sulla spalla e finalmente sembrò risvegliarsi da uno strano sogno. «Hai dormito stanotte, vero?» chiesi, preoccupata.

«Se con "dormito" intendi aver chiuso gli occhi, allora sì. Ho dormito e anche tanto.» scossi la testa, rabbuiandomi.

«Ti ho già detto più di una volta che devi dormire per passare le giornate a scuola senza avere il desiderio di ammazzare qualsiasi persona ti passi accanto.» mi sorrise flebilmente.

«Sei qui accanto a me eppure io non ho intenzione di ammazzarti, direi che non mi serve dormire la notte.» scossi la testa, immettendo la combinazione per aprire l'anta del mio armadietto ancora in fase di decorazione da più di due mesi.

«Rifaccio la mia domanda visto che prima eri uno zombie.» mi guardò male, ruotando il volto verso di me. «Perché Mason ha il mio numero?» lanciò uno sguardo al display del mio telefono e poi scoppiò a ridere. Ma avrei giurato fosse una risata di circostanza, quelle che fai per sembrare felici quando invece è tutto il contrario.

Diciamo che le conoscevo bene.

«Trova tutto lui, mi sembra di avertelo già detto biondina.» le appoggiai la mano sulla nuca e la spinsi più lontano, facendola scontrare contro un ragazzino di seconda. Ci scusammo entrambe mentre il piccoletto ci guardò male e se ne andò stizzito.

«Sì, ma non pensavo che fosse anche un hacker.» scrollò le spalle. «Pensavo trovasse degli oggetti reali, non numeri di telefono.» borbottai, afferrando il quaderno di letteratura inglese. «E poi perché mi invita alla festa di halloween? A me neanche piace halloween.» ammisi.

«Se è per questo ha invitato anche me ed Eva, solo che è un tipo troppo socievole per far girare il messaggio attraverso altre persone e quindi trova i numeri e invita lui stesso le persone che vuole invitare.» corrugai la fronte. «Non fare quella faccia, le feste di halloween sono spaziali solitamente.»

«Resta il fatto che qualcuno ha trovato il mio numero e nessuno sa dirmi come lui abbia fatto.» richiudemmo l'armadietto e poi ci incamminammo, con i libri sotto mano, verso le rispettive classi. «Ci andrai? Alla festa, dico.» lei salutò un ragazzo biondo e poi annuì.

«Se ci vado? Ovvio, non aspetto altro dall'ultima festa di halloween.» sbuffai, cercando di infilarmi tra la mischia di studenti che si aggiravano tra i corridoi. «E tu ci verrai perché io voglio ballare con te.» scossi la testa.

«Te vuoi bere, ma vuoi qualcuno che ti faccia tornare a casa sana e salva. E io non so se ho voglia di farti da balia, già è tanto se mi presento.» sghignazzò, poi individuò tra i ragazzi il morettino dagli occhi scuri e mi trascinò con sé, cambiando direzione. «Sei ancora arrabbiata con tuo cugino, afferrato il concetto.»

«Non è che sono ancora arrabbiata, è che ora ho le paranoie e io non ho mai avuto paranoie con nessun ragazzo prima d'ora.» sorrisi, socchiudendo gli occhi e imitando con le mani un cuoricino che batte.

«Ti fai le paranoie perché a differenza degli altri, Aiden ti interessa veramente questa volta. Tuo cugino, seppur sia stato uno stronzo abissale, non c'entra niente con queste tue idiozie.» la vidi abbassare il capo verso terra. «Fidati, so quello che dico. Ogni ragazza ha delle paranoie quando si parla del ragazzo che le piace.» le assicurai.