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(REVISIONATO)

I ALLYSON'S POV I

Uscii dalla doccia, infilando l'accappatoio che mi ero portata da casa. Mi guardai allo specchio e poi afferrai dal mio beauty la spazzola per i capelli, sorrisi e pulii l'umidità sulla lastra di vetro con la manica dell'indumento.

La porta però si spalancò e mi voltai appena in tempo per scorgere una chioma scura entrare nella mia visuale. Le spalle toniche erano rigide, la schiena trasudava quasi preoccupazione mentre una canottiera larga bianca circondava i suoi fianchi asciutti.

Corrugai la fronte, confusa, cercando di sistemarmi l'asciugamano che mi copriva il corpo.

«Esci.» si voltò di colpo, subito dopo aver chiuso a chiave la porta. «Cosa stai facendo? Esci Mancini.» appoggiò l'orecchio sulla porta e cercò di ascoltare i rumori dall'altra parte.

Con forza poi appoggiò il palmo della sua mano sulla mia bocca, mi spinse verso la doccia chiusa e poi indietreggiò di due passi per mantenere comunque le distanze. Si portò la mano libera sul petto per sventolarsi dal caldo dell'umidità.

«Se ti trovo, ti spedisco in Marocco Noah.» ringhiò Wil, incazzato.

Feci per parlare nonostante la mano di Noah, ma lui mi guardò sbarrando gli occhi. Gli sarebbero potuti cadere a terra dopo qualche secondo, se avesse continuato a spalancarli in quel modo intimandomi di restare in silenzio.

«Noah cazzo, so che sei qui dentro.» provò ad aprire la porta, ma la serratura era chiusa.

«No Wil, ci sono io.» mi schiarii la voce. «Ho appena finito di fare la doccia, devi entrare?» Noah si spostò per farmi avvicinare alla porta.

«No, no. Non ti preoccupare.» lanciai uno sguardo di rimprovero a Noah che scrollò le spalle. «Se vedi Noah, potresti avvisarmi.» abbassai lo sguardo sui miei piedi sul pavimento freddo. «Ma non dirgli che lo sto cercando, non deve saperlo.»

Dato che c'ero, perché non approfittarne? Tanto lui non avrebbe comunque potuto dirmi nulla altrimenti veniva scoperto dall'amico.

«Perché? Ha combinato qualcosa che non andava fatto?» improvvisamente lo sguardo di Noah mi infuocò dalla testa ai piedi, ma non mi arresi. «Perché se c'è qualcosa che non va, potrei aiutarti a dargli una sistemata.» sentii William sghignazzare dall'altra parte.

«Nulla di cui preoccuparsi, risolvo io.»

Se ne andò, lo percepimmo dai passi rapidi lungo le scale che portavano al salotto, e Noah si avvicinò con falcate rigide verso di me.

«Fatti i cazzi tuoi biondina.» girai la chiave e gli aprii la porta, facendogli cenno di uscire dal bagno.

«Sei tu quello che è entrato nel bagno mentre c'era qualcun altro, ringrazia che non ti abbia fatto uscire prima.» gli urlai di rimando dopo aver sentito il portone d'ingresso sbattere. «E magari la prossima volta non cacciarti nei guai, le persone attorno a te si stancano di doverli risolvere.» richiusi la porta con la chiave quando vidi le sue spalle voltarsi per avvicinarsi nuovamente a me.

«Cos'è? Hai paura ora?» urlò lui dalla rabbia contro la porta. Non risposi, perché forse avrebbe potuto aver ragione lui. «Chi tace acconsente biondina, non lo sai?» deglutii, iniziando a passare la spazzola tra i lunghi capelli biondi.

Avevo spesso sentito voci sul suo conto. Su come si facesse notare anche tra la folla, sulle sue maniere brusche, sulle sue perfide parole e - senza dubbio - anche sulle sue micidiali risse tra i vicoli della città. E nessuno dei racconti mi aveva mai fatto sorridere: lui non era il principe della storia, l'eroe dal mantello rosso o il cavaliere senza paure.

Per Sempre TuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora