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(REVISIONATO)

«Sì, te l'ho detto.» avevo il fiato corto, le cuffiette nelle orecchie e la pelle accaldata. «Io ancora non riesco a crederci.» alzai gli occhi al cielo.

«Non l'ha mai amato, non ci vedo tutta questa incredulità.» borbottai, annaspando.

«Sì, ma come diavolo fa?» scrollai le spalle. «Cioè... si è lasciata due mesi fa e già oggi ha rivelato che lui è il suo mondo.» ghignai. «Probabilmente sta visitando una galassia, altrimenti non me lo spiego.» non riuscii a trattenere le risate. 

Delle fitte di dolore avvamparono nel mio stomaco e fui costretta a fermarmi per riprendere fiato.

«Non siamo nessuno per giudicarla.» parlare mi risultava difficile, quasi impossibile a causa del fiatone che possedevo dopo quella corsa. «Se è innamorata di lui, non ci possiamo fare nulla.»

«Sì okay, però calmati.» alzai gli occhi al cielo a quell'evidente presa per il culo a causa del mio respiro incessante. «Sei andata a correre?» mi guardai attorno, appoggiando le mani sui fianchi.

«Beh sì.» ammisi. «Forse però mi sono allontanata troppo.» non riconoscevo molto bene i negozi e i palazzi che mi circondavano, forse li avevo solo visti di sfuggita dalla macchina ogni tanto. «Comunque tu rilassati Eva, Noah – fidati – non se l'è presa.»

Ero ancora stranita da quel senso di protezione che Eva aveva nei confronti di Noah e il fatto che fosse anche ricambiato. Ma mi piaceva vedere come entrambi tenessero all'altro in modo silenzioso, senza dimostrarlo a parole ma con piccoli gesti. Forse il caratteraccio di Noah, quello spigoloso e cinico, scompariva una volta che si affezionava a qualcuno. 

Spesso lo vedevo mentre la controllava per i corridoi, cercando di capire se le andasse tutto bene. Era come se il comportamento iperprotettivo che aveva sempre avuto con sua cugina si fosse ampliato anche nei nostri riguardi e la cosa infondo mi intrigava, terribilmente. E avevo capito che anche ad Eva piacesse quella sensazione di protezione che ci infondeva.

«Beh, io non ci riesco... a calmarmi.» sorrisi, stringendo la coda alta che avevo in testa. «Quella lì è un'arpia e tu dovresti essere dalla nostra parte.» sbuffai, annoiata.

«Io sono dalla vostra parte Eva, solo che secondo me tu ed Alay state esagerando con tutti questi insulti a manetta.» ripresi a muovermi, camminando quella volta, per cercare di orientarmi. «Non sappiamo come sia andata questa storia, sappiamo solo che lei ora sta con un altro.» fece per parlare, ma la interruppi. «E se a Noah non dà fastidio, non capisco perché voi due dobbiate comportarvi così.» mi fermai quando un campetto di basket si mostrò proprio davanti ai miei occhi chiari coperti dagli occhiali da sole.

«Forse hai ragione.» annuii, seppure lei non potesse nemmeno vedermi.

«Guarda un po' chi c'è.» urlò una voce altrettanto familiare dal centro del campo, facendo voltare tutti verso di me. «Noah...» salutai Eva, chiudendo la chiamata e togliendomi da un orecchio la cuffietta. 

Mi avvicinai alla rete, incastrandola sotto le mie mani, quando Noah si avvicinò. Mi mostrò un ghigno soddisfatto e poi si guardò attorno, afferrò anche lui la rete poco lontano dalle mie mani e fece un passo più vicino.

«Correvi?» mi squadrò con quel suo sguardo asfissiante, che mi accelerò i battiti del cuore. Persi per qualche secondo la percezione della realtà quando la mia pelle fremette sotto i suoi occhi scuri, ma poi mi ripresi quando la palla scivolò ai suoi piedi e annuii.

«C'è chi si ammazza di sport.» lo guardai male. «E chi invece deve pur occupare il tempo libero.» mi gettai all'indietro, trascinando con me la rete e il corpo massiccio di Noah, che accennò un ghigno di soddisfazione.

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