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(REVISIONATO)

«Mi manchi così tanto.» mi strinsi le gambe al petto, cercando di non rompere con la forza il telefono che tenevo stretto contro il telefono. «Vorrei essere lì per abbracciarti, darti tanti di quei baci e poi farti fare bungee-jumping.» scoppiai a ridere con le lacrime agli occhi.

«Vorrei che tu fossi qui Aaron.» tirai su con il naso, appoggiando la testa contro la testata del letto. «Ma sono contenta che ti vada tutto bene a Londra.» anche la sua risata fu accompagnata da diversi singhiozzi, il che mi fece sorridere.

«Buon compleanno patacca.» lo salutai, mi asciugai gli occhi e soffiai il naso. Solo allora la porta si spalancò e mia madre fece il suo ingresso con un sorriso inquietante addosso, mi alzai e lasciai che circondasse le mie esili spalle con le sue braccia abbronzate. Improvvisamente i miei occhi si focalizzarono su una torta appoggiata sopra la mia scrivania e sulle mani gracili di mia nonna, che si avvicinò a me.

Anche lei, nel mentre dell'abbraccio, mi fece gli auguri e blaterò qualcosa sulla stranezza della mia migliore amica. A quel punto allora mi allontanai, forse lo feci giusto in tempo per scorgere una chioma di capelli neri lucenti piazzarsi contro il mio viso ancora addormentato. Soffocai quando le sue braccia mi circondarono il collo e la sua forza crebbe.

Quando mi allontanai dal corpo di Alay, mia madre e mia nonna iniziarono a parlare a vanvera mentre la mia amica sfogliava i vestiti nel mio armadio come se fossero di sua proprietà.

Aveva già conosciuto le due donne della mia vita tempo prima, eppure mia nonna continuava a ripetermi quanto bizzarra fosse con i suoi outfit total black e i suoi comportamenti sgargianti.

In preda alla confusione, qualche minuto più tardi, feci un urlo che probabilmente venne sentito da tutto il quartiere nel raggio di due miglia. Tutte e tre si voltarono verso di me, poi Alay fece come se non avessi detto o fatto nulla e mi obbligò a cambiarmi. Mi lasciò sul copertone del letto sgualcito un jeans boyfriend marrone a vita alta con una felpa bianca della Nike, perciò - siccome erano capi che adoravo - non feci problemi a metterli.

Diedi alle mie ciglia un po' di volume con il mascara che mia nonna mi aveva regalato in anticipo e poi pettinai i capelli, poi scesi in cucina.

Tutte erano sedute nel divano a guardare uno strano programma di cucina, ma nessuna delle tre sembrava realmente interessata a quella programmazione. Quasi come se stessero pensando a qualcosa di più importante, ma senza farne parola con le altre.

«Oh finalmente.» esultò Alay, saltellando giù dal cuscino del divano per raggiungermi con tutta la frenesia che aveva in corpo. «Adesso facciamo un gioco, okay?» vidi mia madre appoggiare sul tavolino una delle mie borse. «Tu fai silenzio e ti giri, io ti metto questa.»

Senza lasciarmi parlare, le mani calde della mia amica mi voltarono verso le scale e fecero scendere sui miei occhi poco truccati una bandana che mi oscurò la visuale della casa. Provai ad allontanarmi, ma quando capii tutto fu troppo tardi.

«Mi sembrava di averti detto che non voglio sorprese Alayna, cos'hai organizzato ora?» mi schiaffeggiò la mano quando provai a sciogliere il nodo, prese qualcosa e poi lasciò le altre due donne lasciarmi un bacio per guancia in segno di auguri.

In macchina trovai anche qualcun altro ad aspettarci: Eva non smise di parlare finché non arrivammo al capolinea. Mi fecero uscire, mi chiesero di stare ferma e di non provare a rovinare la loro sorpresa, poi mi spinsero da una parte all'altra della destinazione. Avevo capito fossimo entrate in un edificio, ma a causa della musica a palla delle cuffie che mi avevano obbligato a mettere non capivo cosa succedesse al di fuori della mia vista oscurata.

Per Sempre TuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora