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(REVISIONATO)

Ciò che avevo di fronte mi aveva ammaliata e ipnotizzata allo stesso tempo.

Non si poteva dire che Noah Mancini steso su un tavolino senza camicia, con un bicchierino di tequila in equilibrio sull'addome e una fetta di limone in bocca non mi facesse sudare freddo più dello stretto necessario.

Se poi si aggiungevano al tutto una folla di studenti eccitati dallo spettacolo, una musica di sottofondo tutt'altro che tranquilla e quello sguardo da sfida che lui mi mostrava insieme alle sue due solite fossette potevo ammettere benissimo che di lì a poco avrei perso la testa.

«Voi siete matti.» urlò Alayna con un bicchiere di vodka in mano e uno sguardo assonnato mentre osserva suo cugino con schifezza. «Siete così sicuri?» no, non lo ero proprio per nulla.

Era quel decerebrato che aveva deciso di accettare quella che era solo una semplice e chiara provocazione.

Ma mi ritrovai costretta a salire sul tavolino con una certa raffinatezza, per non mostrare la mia intimità all'intera festa, e a sedermi a cavalcioni sul suo corpo in bella mostra. Mi sentivo in imbarazzo, fin troppo, soprattutto se ricordavo di non indossare nemmeno le mutandine.

La mia intimità strusciò contro il pantalone di Noah e la cosa non fece che farlo eccitare ancora di più. Appoggiai le mani ai lati dei suoi fianchi, guardando la situazione in cui ci eravamo ficcati.

«Pronti...» mi leccai le labbra. «Partenza...» sorrisi, divertita nel vederlo fermo sotto la mia statura. «Via!» mi piegai sul suo corpo statuario e finii per appiattire il seno contro il suo petto, mi sporsi verso il collo e leccai la parte ricoperta di sale così lentamente che lo sentii irrigidirsi.

Poi mi rialzai il giusto che bastava e vidi Eva riappoggiare sull'addome di Noah il bicchierino di tequila.

Senza usare le mani - ancora ancorate alla superficie del tavolino - addentai il bordo della plastica e, rialzandomi, mi portai il bicchierino con me per ingoiare il liquido trasparente. Infine gettai il bicchiere ai piedi della mia migliore amica, che alzò gli occhi al cielo, e tornai a piegarmi verso il ragazzo sotto di me. Appoggiai le labbra attorno alla fetta di limone, ma inevitabilmente toccai le sue e fui tentata di pensare a tutto tranne che al limone. Eppure lo addentai, succhiai il liquido amarognolo e poi mi tirai su.

A quel punto Noah si appoggiò sui gomiti, sputò il limone sul lato del tavolino e poi si sedette con ancora me sopra il suo bacino. Appoggiò le mani sui miei fianchi e avvicinò le labbra al mio orecchio.

«Ho una voglia irrefrenabile di fotterti su questo tavolino bambolina.» appoggiai una mano sulla sua guancia.

«Nessuno te lo vieta Mancini.»

Infatti affondò le mani sul retro delle mie cosce e scivolò fino al bordo del tavolino, con un salto appoggiò i piedi a terra e mi strinse al suo corpo. Accerchiai la sua vita con le mie gambe e mi portai una mano sull'orlo del vestito per assicurarmi che nessuno potesse vedere meglio la mia nudità.

Non accennai a dire nulla quando percorse le scale per raggiungere il piano superiore mentre si faceva spazio tra la folla che emanava un odore di sudore, mischiato all'alcol e al fumo.

Serrai la presa sulle sue spalle quando per poco si scontrò con un ragazzo in cima alle scale, ma lo sciacquò via con un ringhio. Stranamente la prima porta che trovò fu libera, così se la richiuse alle spalle e con molta destrezza la chiuse a chiave. «Vedo che non hai intenzione di aspettare.» prima di appoggiarmi sul materasso, fece scontrare le nostre labbra e mi baciò passionalmente.

Non c'era nulla di diverso rispetto alle altre volte. Eravamo sempre noi, soli, pronti a condividerci con l'altro senza timore. Sentivo la sua eccitazione, percepivo la mia, e la cosa non si affievolì durante la notte.

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