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Preferiamo ignorarla, la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere. Completamente vivi.》
[Massimo Gramellini]

"Forse dovresti solo lasciar perdere." Azzardò Jughaed. La mora gli rivolse un'occhiata truce.

"Lasciar perdere? Lasciar perdere?! Per anni mi sono rifiutata di accettare che la morte dei miei genitori fosse stata solo un incidente, anni! Sono stata mandata in un istituto di recupero per questo! Ora sono a un passo da scoprire la verità, e stai certo che non lascerò perdere..."

Correvano per i corridoi dell'ospedale, mettendosi a camminare con aria disinibita ogni volta che incontravano un'infermiera. Scrutando una cartina dell'edificio nella sala d'attesa, la mora era riuscita a capire che la fatidica stanza si trovava nell'ala ovest del terzo piano, praticamente dalla parte opposta di dov'erano loro.

"Senti un po', " Disse Liria bloccandosi di colpo. "Non devi seguirmi mentre mi metto sei guai perché ti senti in colpa, d'accordo? Non mi devi nulla..."

"Lo so, ma non voglio lasciarti in potenziale pericolo mentre io mi giro i pollici al Wyrm..."

"È un ospedale, Jug... Un ospedale pieno di persone, che all'evenienza si potrebbero trasformare in perfetti testimoni... Cosa potrebbe esserci di pericoloso?"

"Beh, Shining insegna che non bisogna entrare nella camera 237..."

La mora sospirò, accelerando il passo. Un tempo sarebbe stata grata per tutte quelle attenzioni da parte del ragazzo, ma in quel momento la facevano solo sentire terribilmente a disagio. Odiava quella sensazione. Sentirsi fuori luogo, anche con l'unica persona a Riverdale che era riuscito a comprenderla. Era di nuovo una perfetta estranea in una cittadina in cui tutti si conoscevano Era di nuovo la novellina.

"Jug!" Esclamò Archie alzandosi dalla panchina su cui era seduto. "Liria!... Cosa ci fate qui?"

"E tu?" Tentò di sviare l'attenzione la mora.

"Ho rischiato di rompermi il naso. Sai, giocando a football... Ma sto bene! Fortunatamente non è nulla."

"Felice di saperlo, ora se non ti dispiace dobbiamo andare." La mora tirò Jughead per un braccio.

"Andare dove? E perché?"

"Ottima domanda..." Mormorò il corvino. "Davvero un'ottima domanda..." La Anderson gli tirò una gomitata nelle costole, guardandolo di storto. "A lui possiamo dirlo!"

"Dirmi cosa?"

"Assolutamente niente." Tagliò corto la ragazza, ma Jughead non sembrava disposto a demordere. Liria alzò gli occhi al cielo. "Dobbiamo raggiungere la stanza 237, possibilmente senza che le infermiere si accorgano di noi."

"Dal numero 200 al 250, le stanze sono assegnate ai pazienti in terapia intensiva... Chi dovete incontrare?"

"Non lo sappiamo." Risposero all'unisono.

"Bene..." Prese la giacca che aveva appoggiato sulla panca, i ragazzi rimasero a fissarlo confusi. "Avete intenzione di stare lì impalati tutto il giorno? Andiamo!"

"No, noi andiamo. Io e Jughead. Tu te ne stai qui buono buono e a cuccia. Senza. Fare. Nulla."

"Scherzi?! Io vengo con voi!"

"Non se ne parla!" Contestò ancora la mora. I due ragazzi si scambiarono un'occhiata d'intesa, sorridendo furbi.

Liria e Jug proseguirono la loro ricerca, con Archie che li seguiva a ruota. Non che la Anderson fosse particolarmente felice di ciò, ma alla fine aveva dovuto cedere al volere degli altri due membri del gruppo e accettare l'inclusione del rosso nell'indagine. Si fermarono davanti ad una stanza. Sulla porta bianca, una targhetta placcata d'argento riportava tre cifre: 237. Liria lasciò andare un sospiro incerto, poi entrò nella camera. Si aspettava chissà quale scena scandalosa e agghiacciante, sangue sulla pareti o pazienti morti in modo truce dopo dolori indicibili... Rimase interdetta quando, guardandosi intorno, riuscì a scorgere solo un vecchietto piuttosto famigliare intento a mangiare della minestra.

Rebel [Jughead Jones]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora