La regina di quadri

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Ci sono giorni in cui la solitudine è un vino inebriante che ti ispira libertà, altri in cui è un tonico amaro, e altri ancora in cui è un veleno che ti fa sbattere la testa contro il muro.
[Colette]

Era ormai giunto l'autunno. Le chiome degli alberi erano tinte di colori caldi, e il profumo inconfondibile di castagne si stava diffondendo nell'aria. Nelle case i camini erano accesi, creando nelle abitazioni quell'atmosfera intima che caratterizzava le stagioni fredde.

Purtroppo, i bassifondi del Bronx non erano noti per il clima di benevolenza e familiarità, e un focolare era molto distante dai beni di prima necessità. Era reputato un lusso. Poteva essere aggiunto all'infinita lista di cose che la famiglia Anderson non poteva permettersi, esattamente come, del resto, quasi tre quarti del South Bronx.

L'unica occasione in cui Liria poteva concedersi di rimanere ipnotizzata dai colori eterei del fuoco era quando andavano campeggio in estate, ma ciò non accadeva molto spesso. Di solito durante le vacanze riparava auto e moto nell'officina dello zio di Will, e la sera faceva da barista in un pub sgangherato poco lontano da casa.

Con i soldi che aveva guadagnato si era comprata un cellulare, che non era esattamente modernissimo e all'ultimo grido, ma a lei andava bene così: preferiva spendere il resto della sua paga in cose più utili. Il portatile invece l'aveva ricevuto come regalo di Natale di Jim, che tra i suoi amici era quello con più possibilità economiche.

"Siamo nel XXI secolo," le aveva detto "nessuno scrive più con penna e calamaio!"

Quando Liria, quella mattina, si guardò allo specchio  sbuffò rumorosamente. Chiunque si sarebbe spaventato, se l'avesse vista in quelle condizioni. I suoi capelli scuri erano arruffati per la notte insonne che aveva passato. Le sue pupille esageratamente dilate la facevano sembrare un cerbiatto impaurito e profonde occhiaie violacee si erano formate sotto ai suoi occhi: era certa che nemmeno chili e chili di fondotinta le avrebbero coperte.

Sentiva le tempie esplodere, come se colpite con forza da martelli, e aveva difficoltà a tenere aperti gli occhi, poichè le sue palpebre sembravo pesare quanto il piombo.

Si strisciò senza impegno verso il bagno, sperando di non incontrare nessuno lungo il breve tragitto. Quando finì di sistemarsi alla meglio, per così dire, i sintomi di numerose ore di sonno arretraro erano ancora lì, ma per lo meno la ragazza aveva un aspetto più presentabile. Decise di scenderr in cucina, dove i suoi zii e Betty stavano facendo colazione.

"Buongiorno!" Dissero all'unisono la giovane Cooper e suo padre.

La mora non rispose, amcora rintontita, e, dopo aver riempito un bicchiere con dell'acqua, si mise in bocca una compressa di un integratore a base di ferro, carente in chi soffre di anemia. Bevve un sorso e mandò giù la pastiglia, consapevole che, in ogni caso, quel farmaco non le avrebbe impedito di svenire nel bel mezzo del corridoio della scuola, all'evenienza.

"Dormito bene?" Ancora una volta Liria non fece caso alla domanda che le era stata posta, sperando per altro che fosse un quesito retorico.

In ogni caso, l'attenzione della Anderson era incentrata sua zia, che, stranamente, non aveva ancora spiccato ancora parola.

La donna stava osservando il piatto vuoto che aveva davanti a sé come se fosse il tesoro più prezioso del mondo, ma con un'espressione catatonica che Liria non aveva mai visto.

"Non fai colazione?" La incalzò Betty.

La mora incarcò le sopracciglia, squadrando la cugina con aria perplessa.

Rebel [Jughead Jones]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora