Guardami le spalle

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Il leone e il vitello giaceranno insieme. Ma il vitello non dormirà molto.》
[Woody Allen]

FP si affacciò istintivamente dalla finestra della sua roulotte, quando gli giunse alle orecchie un rombo di motore differente da quello delle moto a cui era abituato. Non appena si rese conto di chi fosse arrivato, si precipitò fuori.

"Sapete che per colpa della vostra scampagnata, per poco Alice Cooper non mi ha denunciato?"

"Scusa, papà... Era un'emergenza."

"Mi dovete almeno due birre. A testa. Non avete la più pallida idea del martirio che ho dovuto subire... La tua elegante e perfettissima zietta si era trasformata in una belva!"

"Sì, immagino... Andrò a parlarle, comunque. Voglio spiegarle la situazione, prima che vi accusi di sequestro di persona pubblicamente..."

Alice piangeva da cinque giorni, ormai. Piangeva perché si sentiva impotente, inutile, completamente incapace di cambiare le sorti della situazione. Aveva provato con tutta se stessa a mettersi tra la mora e quello che sarebbe diventata la sua vita, il suo destino, e Liria le era passata sopra, come se nulla fosse. Doveva accettarlo, era nel suo sangue, dopotutto. Eppure non era così semplice, non lo era per niente, e la donna non era di certo una che si arrendeva facilmente. Piangeva, si disperava, ma demordere non era nei suoi piani. L'avrebbe strappata con le forze da quel mondo oscuro e pieno di segreti, se necessario. Lo aveva promesso.

"So a cosa stai pensando." Iniziò la ragazza, quando la mattina seguente si recò a casa Cooper. "Che sono un'irresponsabile. Un'incosciente. Una sconsiderata terribilmente immatura che pensa solo a se stessa... Non posso darti torto, sai? Sono una diciassettenne di città che pensa di sapere tutto sul mondo, anche se è evidente che non sia così. Non ci crederai, ma me ne sono andata per una buona causa... Beneficenza, per farla breve. Non sono sempre disinteressata come do a vedere..." La mora si interruppe, irritata dalle parole che, per instaurare un'atmosfera generale per lo meno vivibile, avrebbe pronunciato nei secondi a venire. "Su questa affermazione, appunto, voglio proporti una tregua. Che sia chiaro, non una pace. Non ti ho perdonata e non ho intenzione di farlo. Semplicemente ho capito chi sono i miei veri nemici, e non ha senso continuare a farci la guerra a vicenda per una stupidaggine..."

"Devi promettermi una cosa, però..."

"Non credo tu sia nelle condizioni di avanzare pretese."

"Promettimi che, qualsiasi cosa accada, non entrerai mai nei Serpents. Mai."

"Se questo servirà per farti smettere di comportarti come un'arpia isterica, allora sì, lo prometto..." Si avviò verso l'uscita dell'abitazione. "E non lo avrei fatto, comunque. Troppi sono i segreti che ancora ignoro..."

Era andata bene, dopotutto. Niente grida, strilli, o litigate a tempo perso. Il loro dialogo, tutto sommato, era stato civile, ma nulla di più. La mora approfittò di quella visita a casa Cooper per prendere le ultime cose che aveva lasciato in camera, in modo tale che sua zia non potesse ficcare il naso in affari riguardanti il suo passato nel Bronx. Ora le rimaneva solo tornare a scuola, e giustificare sommariamente la sua assenza ai pochi curiosi che, chissà per quale ragione, ancora si sforzavano di interessarsi a lei.

Non sarebbe stato facile, ma avrebbe cercato di spiegare tutto nella maniera più chiara possibile, tralasciando ovviamente alcuni dettagli. Dopotutto, era loro diritto sapere. Esattamente come era diritto della mora scoprire il mistero celato dietro la morte dei suoi genitori, che ormai era evidente non si fosse trattata solo di un semplice incidente.

Ma dove avrebbe dovuto cercare? E cosa? Che traccia avrebbe dovuto seguire, per scoprire un segreto risalente a più di vent'anni prima? Tutte le sue domande scomparvero, improvvisamente, non appena i suoi occhi verdi incrociarono un vecchio scatolone, appoggiato sul sellino della sua moto.

Rebel [Jughead Jones]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora