Candele e fiocchi di neve

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E bastava una inutile carezza
a capovolgere il mondo.
[Alda Merini]

Liria si strinse nel suo cappotto sgualcito, gettando lo sguardo oltre le spalle di FP, in direzione di Jughead, per poi tornare a guardare l'uomo negli occhi.

"Volevo scusarmi per il comportamento di mia zia." Sospirò la ragazza. "Penso lo sappiate meglio di me, ma a volte può essere un po'..."

"Stronza?" Intervenne il corvino, sedendosi sul bracciolo del divano.

"Avrei detto acida, ma non posso darti torto. Senza dubbio, in alcuni casi, può essere alquanto stronza..."

"Sarà una caratteristica di famiglia..."

"Simpatico, Jug. Davvero molto simpatico." Liria alzò gli occhi al cielo, per poi rivolgersi a FP. "Ad ogni modo, signor Jones, chiedo scusa per quanto accaduto questo pomeriggio. Non credo ad una parola di ciò che mia zia sostiene sulla vostra famiglia, né tanto meno sul South Side... So cosa significa vivere nel lato sbagliato della città..."

Un alito di vento gelido penetrò all'interno della roulotte, accompagnato dal boato di un tuono in lontananza.

"Perché non entri?" Propose FP alla mora, con tono affabile. "Stavamo giusto per sederci a tavola."

"Non vorrei disturbarvi..."

"Coraggio, fermati a cena." Insistette Jughead. "Sei la benvenuta."

"Potrebbe essere la mia prima e ultima occasione, se mia zia scoprisse della mia fuga clandestina..." Riflette ad alta voce Liria.

"Ne dubito." Commentò FP con un sorriso furbo. "Ho come l'impressione che inizierò a vederti spesso nei paraggi, prossimamente..."

"Nel caso non dovesse essere così, dite alla polizia di cercare il mio cadavere nelle aiuole fuori dal Register."

Liria decise, nonostante la titubanza iniziale, di accettare l'invito a cena. Del resto, era già uscita di casa scendendo dalla finestra di nascosto, e aveva già disobbedito a sua zia recandosi a casa dei Jones. Ormai, il danno era fatto, e la mora non aveva alcun rimorso. Se la situazione le si fosse ritorta ulteriormente contro, si sarebbe presa le sue responsabilità con un sorriso raggiante stampato sul volto, e di certo non sarebbero state le grida o le punizioni di Alice Cooper a farle cambiare idea sulle compagnie che stava iniziando a frequentare.

La mora si sedette sulla sedia a fianco a quella di Jughead, e passò la successiva mezz'ora a rispondere a svariate domande di FP sulla sua vita a New York. Fin dal primo istante, l'uomo si era mostrato più delicato verso di lei di molti individui dalla fama ben più raccomandabile o di buona famiglia. Aveva un tatto ammirevole, una discrezione per nulla scontata, e la capacità di non porsi nei confronti dei giovani come un'autorità assoluta.

"La cena è ottima, signor Jones." Si complimentò Liria.

In realtà, non era nulla di che: della semplice insalata faceva da contorno ad una bistecca di maiale oltremodo cotta, alquanto difficile da masticare, ma la mora apprezzò lo sforzo. Jughead le aveva detto che nessun Jones era mai stato particolarmente abile in cucina, e lei stessa aveva un talento per bruciare ogni singola pietanza su cui mettesse mano.

"Lascia perdere le formalità, «FP» va benissimo. E devi essere davvero disperata per dire una cosa simile." Commentò l'uomo ridendo. "Troppi scioperi della fame?"

"Della parola, più che altro. Tanto è inutile discutere con mia zia..."

"È sempre stato così, se può rassicurarti. Le sorelle Cooper sono sempre state entrambe famose per il loro bel caratterino, ma Alice..." FP alzò gli occhi al cielo. "Una vera serpe, fidati di me."

Rebel [Jughead Jones]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora