852 47 14
                                    

Bisogna avere ancora un caos
dentro di sé per partorire una
stella danzante.》
[Friedrich Nietzsche]

"Non posso aiutarla, se non mi dice nulla."

Liria si trovava in una stanza completamente bianca, con un'unica finestra che dava su uno splendido giardino innevato. Attaccate alle pareti, tre librerie di legno chiaro reggevano libri di ogni genere e varie scatolette di dolcetti orientali. La ragazza era seduta su una sedia in ferro battuto, e davanti a lei, nascosto dalla vita in giù dietro ad una scrivania, un tale sulla quarantina la osservava pensieroso. Ovunque per la stanza erano disseminate fotografie di quella che doveva essere la famiglia dell'uomo: lui, sua moglie e tre bambini: i due più grandi maschi, la piccola, di forse quattro anni, femmina.

"Signorina, mi ha sentito? Se non risponde alle mie domande, non posso aiutarla..."

"Non ho bisogno di aiuto. Sto bene."

"Nessuno può stare bene dopo essesi svegliata in seguito ad un rapinento in un luogo totalmente sconosciuto, e con un cadavere di fianco..."

"Se già sa cosa mi è successo, allora perché vuole che le racconti la mia esperienza?"

"Sono uno psicologo, ascoltare la gente è il mio lavoro... E sappia che prima risponde alle mie domande e prima sarà libera di andarsene. Per cui mi dica, ha sognato qualcosa di particolare, negli ultimi giorni?"

"Nulla..." Mentì. "Lei invece sì, presumo..."

"Non è per me, che siamo qui oggi. E comunque nessun brutto sogno mi ha tenuto sveglio, ultimamente..."

"Brutto sogno magari no, ma di certo qualcuno lo ha fatto..." La mora sorrise beffarda. "La sua segretaria, ad esempio..."

"Come prego?"

"Non faccia il finto tonto, Dottore... Tanto per cominciare, il persistente profumo di bergamotto e cuoio che lascia al suo passaggio, è lo stesso che impregna i vestiti della sua assistente all'ingresso, per non parlare dei costosi orecchini che la donna indossa... Una normale segretaria non potrebbe mai permettersi dei gioielli del genere, e i motivi su di essi riportati sono senza dubbio di natura asiatica... Provengono dalla Cina, per l'appunto, dove lei, signor Dottore, si è recato per fini lavorativi circa una settimana fa, a giudicare dai dolcetti tipici che tiene sulla libreria, e che se fosse passato più tempo sarebbero scaduti..." Lo psicologo si irrigidì. "In oltre le cose in famiglia non stanno andando nel migliore dei modi, ultimamente: lei non fuma, eppure compra continuamente delle sigarette, probabilmente come paga per far tenere la bocca chiusa a qualcuno che è a conoscenza della sua tresca con la segretaria. A pensarci bene, quel qualcuno potrebbe facilmente essere il suo figlio maggiore, che come si vede dalle fotografie avrà all'incirca sedici anni... Ciò spiegherebbe il perché si ostina a comprare solo sigarette leggere, per tutelare il sangue del suo sangue per quanto possibile, nonostante lui la odia per ciò che sta facendo alla famiglia..."

"Ora basta. Fuori da qui!"

Liria uscì dallo studio con un ghigno sul volto. Non era la prima volta che vedeva uno psicologo, ormai sapeva come comportarsi. Aveva imparato che ribaltate la situazione era il modo più veloce per potersene andare, e fortunatamente l'attenzione ai dettagli era una dote che senza dubbio non le mancava. Davvero non riusciva a capire cosa pensava di ottenere quel dottore. Sul serio credeva che sarebbe riuscito a comprenderla? La mora non aveva parlato dei suoi incubi ricorrenti a Jugheda, perché avrebbe dovuto farlo ad un tale che nemmeno conosceva?

"Avete fatto in fretta!" Il giovane Jones le scoccò un bacio sulla guancia. "Com'è andata?"

"Meravigliosamente! Senza dubbio la miglior seduta a cui avessi mai preso parte..."

Rebel [Jughead Jones]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora