Una giornata da ricordare

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Vivere non è abbastanza, disse la farfalla, uno deve avere il sole, la libertà, e un piccolo fiore.
[Hans Christian Andersen]

Tutto pareva perfetto in quella giornata di novembre. Il grigio strato vellutato di nuvole, tipico della stagione, aveva lasciato spazio ai timidi raggi del sole, che illuminavano il cortile della Riverdale High, pieno di studenti raccolti in gruppi. Le mani dentro le tasche dei cappotti, il naso rosso per il freddo, nonostante la temperatura fosse decisamente più mite del solito. Ridevano e scherzavano, apparentemente senza un motivo. Il fine settimana era sempre più vicino, e, dopo cinque giorni pieni di verifiche e esami di ogni genere, essere entusiasti per l'ormai imminente weekend era quasi d'obbligo.

Con la schiena appoggiata al tronco di un albero, Liria tentava di parere disinvolta, tranquilla, nonostante il suo colorito decisamente più pallido del solito dicesse tutto il contrario.

Aveva passato una notte orribile: era stata portata al pronto soccorso a causa di uno svenimento, e perfino all'ospedale gli incubi avevano deciso di non darle tregua.

"Tachicardia, pallore e fiato corto... Credo proprio che sia anemica." Aveva sentito dire dal medico, una volta ripresa coscienza.

"Complimenti per la perspicacia, Dottore!" Era stata la sua risposta, ancora in stato confusionale.

L'avevano dimessa la mattina presto, permettendole così di andare a scuola. Non si sentiva esattamente nel migliore dei modi, ma qualsiasi cosa sarebbe stata più conveniente che passare l'intera giornata a casa con sua zia, che si era presa un giorno libero dal Register per《questioni private》.

"Un'altra nottataccia?" Jughead le si sedette di fianco. "Se dovessi sentirti male, cerca di svenire tra le miei braccia."

"Hai paura che mi faccia male?" Gli domandò Liria, con un sorriso canzonatorio.

"In realtà, accompagnarti in infermeria mi sembra solo la scusa più valida per saltare la prima ora."

La mora lo colpì alla spalla con un pugno scherzoso, e, qualche secondo dopo, il suono della campanella echeggiò dall'interno della Riverdale High. Il corvino si alzò in piedi, porgendo una mano a Liria.

"Andiamo?" Chiese.

Gli occhi della mora sì spostarono verso sull'uscita del cortile. Sul suo volto comparve, in una frazione di secondo, un sorrisetto malizioso, e le sue iridi parvero accendersi di colpo.

"Ho un'idea migliore."

Gli studenti si diressero con passo lento verso i loro armadietti, con un'espressione tutt'altro che felice sul volto. Sbuffavano, maledicevano le ore apparentemente infinite che li sparavano dal fine settimana, alcuni avanzavano teorie di ogni tipo sulle possibili domande che avrebbero potuto trovare nelle rispettive verifiche. La speranza generale era che quel giorno passasse in fretta, in modo da concedere ad ogni adolescente la tanto attesa libertà del fine settimana.

In quella folla unanime e confusa, intenta a raggiungere l'interno dell'edificazione, si potevano distinguere chiaramente due figure diretti verso il lato opposto. Mentre tutto entravano, Jughead e Liria avevano deciso che, quel giorno, sarebbero usciti.

"Immagino che fughe simili siano all'ordine del giorno, nel Bronx." Ipotizzò il ragazzo, allontanandosi dalla Riverdale High senza voltarsi indietro.

"Se con «fughe simili» intendi evasioni dalle finestre dei bagni dei primi due piani, smarrimenti di studenti dopo l'ora di pranzo, e dispersioni di massa durante le prove anti-incendio, allora sì, sono all'ordine del giorno."

Rebel [Jughead Jones]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora