Non avrei mai pensato che Harry sarebbe riuscito nel suo intento, prendetemi come malfidata ma sono solo sincera. Eppure la prima volta che ho varcato la soglia della Stanza delle Necessità - sotto mio consiglio, chiaramente, abbiamo deciso di tenere le lezioni qui - e ho visto la folla di studenti che ascoltava Harry con gli occhi illuminati mi si è scaldato il cuore.
Forse riusciremo seriamente a sconfiggere Voldemort.
Lezione numero tre: Schiantesimi, so tutto sull'argomento. Harry guarda me e Ron con occhi divertiti, mi giro verso il rosso appena il nostro nuovo professore ci invita a raggiungere il centro della stanza per sfidarci.
"Tranquilla, non ti farò del male" mi dice all'orecchio prima di separarci ai due lati opposti della sala. Alzo gli occhi al cielo, ridacchiando.
Sento i gemelli sussurrare qualcosa: Fred scommette una falce su Ron, George su di me. Non sarà difficile far vincere George.
"Stupeficium!" urlo appena vedo Ron aprire bocca per pronunciare il suo incantesimo, sono sempre stata famosa - non è vero, fatemi vantare un attimo - per la mia rapidità.
Nel momento in cui il rosso cade quattro o cinque metri dietro di lui, tutti gli studenti intorno a noi scoppiano in una risata fragorosa, faccio un occhiolino a George appena lo vedo scambiarsi i soldi con il suo gemello. Ron ammette di avermi fatto vincere, lo ringrazio sarcasticamente.
"Brava, Sophie" dice Harry alle mie spalle, ridacchiando ancora.
"Grazie prof!" gli faccio l'occhiolino.
So che gli da fastidio quando lo chiamo così, quindi di conseguenza non smetterò mai di farlo.
Vado dai gemelli contenta della mia vittoria, George mi attende con la mano alzata e tesa per battermi il cinque.
"Mi dispiace, Fred" dico, con un braccio attorno al torso di George "Non potevo farti vincere questa volta, la mia dignità sarebbe volata via"
Ridiamo tutti e tre mentre il rosso più piccolo ci guarda tuttti e tre male. Black 1 Weasley 0, fantastico.
[...]
Più passa il tempo, più Amalia e Fred sono innamorati, stanno quasi sfociando nell'imbarazzante. O forse sono io che brucio d'invidia, e mi sembra plausibile come cosa, conoscendomi.
Oggi c'è l'ultimo incontro dell'Esercito di Silente prima delle Vacanze di Natale. Harry ci invita ad esercitarci per conto vostro e ci fa i complimenti, scatenando un grande applauso tra la folla: è un grande prof. Amalia e Fred se ne vanno mano nella mano, dopo un effusione romantica abbastanza pesante - forse, riformulo, non è la mia invidia ma sono loro a essere imbarazzanti. Sta di fatto che, per l'immenso disagio - e non perchè mi faccia male vederli insieme felici, sia chiaro - mi salgono le lacrime agli occhi, divento invisibile.
Restiamo solo io, Harry e Cho, nella stanza, ma loro non sanno che sono qui con loro per l'invisibilità, e forse è meglio così. Mi siedo di fianco al camino e li guardo: parlano, si vorrebbero baciare ma non lo fanno, e la tensione si potrebbe affettare con un coltello.
Ginny mi perdonerà: faccio comparire un vischio sopra le loro teste, giusto per dargli un po' di aiuto. Harry si volta verso di me, credo sappia che sono qui, ma non importa: finalmente si baciano e poi la Chang va via.
"Giuro, Sophie, prima o poi ti faccio una scultura" ammette, più felice di un bimbo ad Hogsmade.
Torno visibile e mi alzo, mi stringe forte. "Piangevi?" mi chiede allarmato, scuoto la testa in segno di dissenso. E' allergia, tranquillo, rispondo, non ci crede. Prova a chiedermelo all'interno della mia testa, continuo a mentire.
"Sono loro?" per quanto è andato avanti, non riesco a distinguere se me lo stia chiedendo dal vivo o nella mia mente. Nel caso, continuo a dire di no.
Non sei più felice seriamente da tempo ormai, mi prende un po' alla sprovvista.
"Lo sono sempre, Harry Potter" rispondo, ha capito che questo argomento mi tocca in punti delicati.
Punti che quindi, adesso, lui non deve toccare. Mi porge la mano, per afferrargliela e tornare in sala comune insieme, sorrido e la stringo. Avevamo deciso di farla di sera così che non ci potessero beccare, eppure sono sfinita: avanzo a stento fino al letto nel dormitorio, le altre mie compagne di stanza dormono beate, io con loro tra pochi secondi.
E inizio a sognare. Sono al Ministero della Magia, sento la voce di mia madre chiamarmi. Mi volto verso uno dei tanti specchi che ci circondano: in realtà, sono lei. Entriamo in una sala infinita, stracolma di scaffali su cui sono posate delle sfere opache. Davanti a noi c'è Arthur Weasley, il padre dei gemelli, di Ron e Ginny. Un serpente inizia ad attaccarlo più volte, mia madre ride. Arthur perde sangue.
Mi sveglio di soprassalto, corro diretta verso la porta di legno del dormitorio e scendo in fretta le scale. Ci sono Harry e Ron in sala comune, insieme alla McGrannit. Chiamo il nome di Harry, tutti e tre si girano verso di me preoccupati: tremo, piango e sono lucida di sudore freddo.
"Lo hai visto anche tu?" mi chiede, ansimando.
Annuisco. La McGrannit viene verso di me, mi prende per mano e, senza troppe spiegazioni, porta sia me che Harry nell'ufficio di Silente, insieme a tutti i Weasley.
Appena spiegata la situazione, Silente inizia a parlare con i quadri sul muro, i grandi della storia di Hogwarts dipinti se ne vanno. Harry cerca di attirare la sua attenzione, invano. Una vena gli pulsa sulla tempia, fa quasi paura, sembra possa esplodere da un momento all'altro.
Urla contro il preside, lo guardiamo tutti sorpresi, persino lui è scioccato dal suo comportamento stesso, credo abbia quasi paura: "Che cosa mi sta succedendo?" chiede, sul punto di piangere.
Passano pochissimi giorni, e tutti a casa mia per Natale. Non c'è mia mamma, però mi ha fatto un regalo: una collana, con un cristallo come ciondolo, nel biglietto c'è scritto che è quarzo rosa, simbolo dell'amore incondizionato. Ho pianto quando l'ho scartato.
Eppure, festeggiare a casa Black avrebbe potuto essere molto più bello se solo Fred non avesse chiesto di portare con sè Amalia e tutti avessero accettato. Anche se si vede da lontano miglia che a Molly sta antipatica, sulla questione suocera vinco a mani basse almeno. Però la cosa più importante è che Arthur è appena tornato dal San Mungo, e sta bene.
Mio padre mi ha preso un libro babbano - il ritratto di Dorian Gray, mi ha detto che era il suo libro preferito, e anche quello mia mamma. La signora Weasley mi ha regalato una cuffia fatta a mano, bordeaux e oro, i colori di grifondoro.
Me la sono messa subito, credo non me la toglierò più per il resto dei giorni qui a Grimmauld Place. Tutti mi hanno fanno complimenti su come mi stesse il cappello, sono arrossita in modo violento - e soprattutto, palese - appena Fred mi ha detto che fossi bellissima.
Io a Ginny ho regalato un vestito, a Herm un libro classico scritto da un'autrice babbana che adoro, a Harry e Ron due poster sul Quidditch e ai ragazzi una scatolina, dentro c'era della Felix Felicis fatta perfettamente da me.
Ora, gironzolando a caso per la casa alla ricerca di qualcosa da fare per sconfiggere la noia, ho trovato Harry davanti all'albero genealogico della mia famiglia. Mi sono piazzata di fianco a lui a osservare i volti dei miei parenti, vicini e lontani: la bruciatura sopra il viso di mio padre mi fa tremare i polsi dalla rabbia.
"Perchè non ci sei?" chiede, senza guardarmi direttamente, a quanto pare ha capito che ero arrivata.
In realtà, non mi ero mai soffermata a pensarci prima di ora: probabilmente è il fatto che non si sappia neanche come io sia nata che ha indotto a pensare mia nonna che io non fossi una vera Black - ovviamente, loro non sanno che non sono figlia di Bellatrix davvero. Non rispondo, ma Harry non insiste troppo: arriva mio padre.
Parlano, io lo guardo: ieri notte ho sognato me, distesa sul pavimento di King's Cross, a un passo dalla morte ma con ancora la possibilità di rimanere viva. Parlavo con qualcuno seduto di fianco a me, ma ciò che mi ha più disturbata era la presenza di mio padre nella stanza infinita. Era morto anche lui.
Mi metto a piangere ripensandoci: so che succederà prima o poi, e non voglio che succeda perchè, se davvero sarà così, allora non posso salvarlo.
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fred weasley ~ you are my sunshine
Fanfiction🧡🏵 L'arancio è il colore della nascita del sole e dell'autunno pieno. È associato all'ottimismo, al calore, alla fiducia, ma anche all'orgoglio, al freddo, alla malinconia e persino alla morte.