Capitolo 3

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Apro bruscamente la porta di casa, provocando un rumore assordante chiudendola. Lancio lo zaino per terra e mi lascio cadere sul divano, creando un tonfo, come cadere nel vuoto.

È stata una giornata molto stressante: l'incontro con Niall dopo un anno, la prof. Smith che conosce già le mie caratteristiche, i nuovi amici e lui. Non so cosa abbia provato nel vedere e sentire i suoi occhi che mi scrutavano e osservavano i miei particolari, se si puo definire così. Quel verde dei suoi occhi, così profondi e scuri, mi hanno quasi messo paura, ma non paura di lui, ho paura di conoscere quello che tiene dentro di se.

Perchè mi metto a fare certi discorsi, quando anche io, dietro la mia innocenza, sono una ragazza con problemi che da anni cerca di combattere, ma senza esserne uscita con qualche risultato? Questo è il mio carattere, mi preoccupo degli altri, anche persone sconosciute che mai ho visto prima, e pur sono ostinata a conoscerle a guardarle dentro a capire perchè sono così chiuse con se stesse. Perchè, diciamocelo, nessuno nasce violento o troppo sicuro di se. Ci sono degli episodi o eventi che ci fanno diventare così.

Come nel mio caso, io, sono diventata così insicura e paranoica per colpa di mio padre, del suo carattere che aveva nei nostri confronti, fino a quando una sera chiuse la porta di casa e non la riaprì piú.

Io sono diventata "debole" agli occhi della gente, lui è diventato "forte" agli occhi della gente.

E poi c'è lei, finta come il peccato di Giuda, e i suoi sguardi malefici che mi diede solo per aver scambiato due parole con Harry. Non si puo neanche definire discussione o conversazione, non ci siamo detti niente.

Nella mia testa continuano a ripetersi le parole che la prof mi disse non appena fossi sull'uscio della porta per andarmene "stai attenta" "te ne accorgerai molto presto". Intendeva forse che devo stare attenta a Harry? Oppure a Hope? Oppure al mondo intero? Non lo so, per ora mi sono sembrati tutti delle persone civili ed educate, tralasciando ovviamente il comportamente meschino e maleducato che ha avuto Hope nei miei confronti. Non puo giudicarmi dopo aver semplicemente sfiorato il mio sguardo.

Mi massaggiai le tempie per qualche secondo prima di alzarmi piano dal divano mettendomi seduta accovaciata su me stessa. Forse dovrei mangiare? Ma la mia pigrizia non mi da la voglia di alzarmi e preparare qualcosa da chiudere lo stomaco. Il sandwich che oggi Niall mi ha preparato per pranzare insieme era buonissimo, ma non ho potuto finirlo perchè una bocca anonima mi prese il panino dalle mani finendolo. Ingordo di un ragazzo biondo.

Mi siedo su una sedia che si trova proprio in un angolo del balcone della cucina. L'aria delle cinque del pomeriggio è ancora piú fresca di questa mattina. Mi viene la nostalgia di casa, di quando stavo sul balcone del terrazzo con mia madre e lei mi aiutava nell'andare avanti, raccontandomi la sua vita e dopo ogni conversazione ci abbracciavamo sempre e un po' mi manca.

Entro in casa e decido di fare scaldare una minestra nel microonde. È l'ultima cosa che vorrei mangiare, ma è l'unico pasto che in 5 minuti è pronto.

Appena metto la minestra pronta in un piatto, mi squilla il telefono. Un messaggio da Niall *Scendi nel tuo parcheggio xx*. Quello che mi ci voleva, lui. Mi infilo le prime scarpe che incontro in cameria mia e mi dirigo da basso, sbattendo per la seconda volta la porta di casa.

Appena esco di casa, Niall è parcheggiato con la sua auto nel primo parcheggio davanti alla porta d'ingresso. Mi fa segno di andargli incontro ed è quello che faccio. Mi siedo sul sedile difianco a quello di Niall e mi accovaccio come ai vecchi tempi mettendo il gomito sul bracciolo della macchina, che ci divide.

"Come mai questa visita?"
"Volevo farti una sorpresa, contenta?"
"Sono contentissima, mi stavo annoiando a morte da sola in casa"
"Ora sono qui io e non ti annoierai mai"
"Lo sai che ti voglio bene?"
"Certo, che lo so"

Appoggio la mia testa sulla sua spalla come quando eravamo ancora dei ragazzini di 16 anni. Quando eravamo a casa nostra, ogni volta che ero triste, mi bastava fargli uno squillo e lui arrivava immediatamente sotto casa mia. Allora io correvo nella sua macchina e con la testa appoggiata su di lui gli raccontavo ogni cosa che mi era accanduta.

"Ti ricordi i vecchi tempi?"
"Certo che me li ricordo, non posso dimenticarli Niall"
"Vuoi parlare?"
"Si"
"Di cosa?"
"Di Harry"
"Perchè proprio di lui?"
"Sai che sono una che guarda le persone, le studia ed Harry mi è sembrato molto strano"
"Non mi sembra il caso di raccontarti ora la sua vita, è riservata, se vuoi chiediglielo tu"
"Ma se ci siamo a malapena detti ciao?"
"Quando avrete l'occasione, tipo a qualche festa che faremo a breve, potrai parlargli"
"Festa?"
"Si festa. Lo so che non ci sei mai andata, ma devi provare, voglio che ti sfoghi, che provi a divertirti come una ragazza giovane, che provi ad essere te stessa, almeno una volta; so che non sei così, tu sei diversa. Devi sbloccarti, devi far uscire la grinta...sei un'ottima studentessa, un'ottima amica, riuscirai anche ad aprirti oltre che con me"

Ha ragione, sono sempre chiusa in me stessa, devo cambiare.

"Ci proveró"
"Alla festa ci sarai"
"Ma io..."
"Ma io niente"

Tirai un sospiro e cacciai la testa nel collo di Niall mentre mi accarezzava i capelli. Accendiamo lo stereo e Niall mise la nostra canzone preferita "With a Little Help From My Friend" dei Beatles.

È perfetta per noi, anche il significato è quello, ci descrive e la frase del titolo ci indica proprio perfettamente. È la migliore in assoluto quella canzone, come Niall è il migliore per me.

"Sei piú tranquilla ora?"
"Sì, sai sempre arrivare al momento giusto e te ne saró per sempre infinitivamente grata, mi hai dato una risposta alle domande che mi ponevo e una speranza nei giorni che credevo avere perduto"

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