3. OMBRE

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Passai il resto della giornata a rimuginare sulle sue parole. Ero rimasta davvero la stessa? Perché mi facevo tutti questi problemi? Perché lei mi creava questa confusione di pensieri?  Il suo ritorno sconvolgerà la mia normalità.

Finite le lezioni feci con calma, evitando di correre come avevo fatto precedentemente, e mi avviai al mio armadietto per l'ultima volta della giornata. Quando arrivai davanti  notai delle scritte con il rossetto su quello di fianco. Non me lo aspettavo, era triste sapere che esistevano persone così cattive. Senza pensarci presi un fazzoletto e iniziai a pulire. Stavo per pulire l'ultima quando una mano con degli anelli e un tatuaggio a a croce si appoggiò sulla mia, girai la testa trovandomi faccia a faccia con Ash. "Non togliere quella scritta" la guardai confusa " perchè" "come perchè? è quello che sono, non devo nasconderlo che mi piacciono le ragazze, anzi, penso che si veda bene anche senza nasconderlo" rise. Era bello risentire la sua risata.                   Spostai la mano ma lei la bloccò e me la strinse, si guardò in giro e poi parlò " vorrei parlare con te faccia a faccia, seriamente, possiamo?" annuii poco convinta, "bene, vieni allora" mi trascinò per i corridoi tenendomi la mano. Arrivammo nei sotterranei della scuola. Lì non c'era mai nessuno. Si sedette sulle scale e io accanto a lei, i suoi tipici occhiali rotondi le tenevano i capelli indietro e potei osservai i suoi occhi neri. "non ti sembrerà  strano, ma io sono diretta con le persone e voglio esserlo soprattutto con te. Quando ho lasciato la scuola e tutto il resto per essere sbattuta in carcere, mi è crollato il mondo addosso. Stavo passando un periodo orribile e penso che tu lo sappia bene. Non ero io quella, erano tutte quelle... cose che fumavo a parlare. Già da quando ti ho incontrato la prima volta sapevo che tu eri diversa, e dopo, quando ci siamo conosciute meglio, sapevo che dovevo smettere e lasciare una volta per tutte i miei amici tossici; in tutti i sensi. La mia occasione è arrivata in carcere, anche se  non volevo che andasse così; uno dei miei presunti amici  testimoniò  il falso per salvarsi il culo" si stava innervosendo e si bloccò. Non dissi niente, volevo vedere dove arrivava. Sospirò e riprese il discorso "In carcere sono riuscita a smettere di farmi grazie ad una persona che non saprò mai come ringraziare." mi fissò "So che è un discorso sconclusionato ma vorrei che tu capissi che sono cambiata e vorrei che tu rientrassi nella mia vita, non mi interessa in che modo, ma voglio averti al mio fianco. Mi devo anche scusare per come mi sono comportata prima, ma le vecchie abitudini sono dure a morire." e sorrise, la fissai non sapevo cosa dire. 

Mi osservò per vedere la mia reazione ma non  sapevo davvero cosa dire e fece per alzarsi scoraggiata, ma la bloccai "non so se potrò perdonarti per avermi abbandonato, nel momento peggiore. Io ti avevo confessato i miei sentimenti e tu mi hai lasciato senza una parola. è stato uno dei momenti peggiori della mia vita, però d'altro canto non è stata colpa tua. Se veramente non ti fai più di quelle cose, potremmo iniziare un'amicizia" faceva male dire amicizia, ed era ancora più dura dover accettare i miei sentimenti per lei di nuovo. Ma non sarei caduta tra le sue braccia subito.

Mi guardò con i suoi occhi scuri, esprimevano gratitudine "non ti merito, Viola" finse di piangere, sbuffai "non fare la tragica". 

Stavamo ritornando agli armadietti " senti, perché mi chiami Ragdoll?" si voltò sorpresa, e poi si indicò gli occhi " per questi. Ragdoll è una razza di gatti, e hanno gli occhi del tuo stesso colore". Rimasi sorpresa, pensavo fosse una specie di soprannome ridicolo e invece è anche carino.

Uscimmo da scuola, e lei salì su una moto parcheggiata proprio davanti l'entrata " ci vediamo domani bambolina" alzai gli occhi al cielo "cosa ti ho appena detto?" feci riferimento all'amicizia, lei tirò fuori la lingua e notai un piercing nero. Quello era nuovo. Ne aveva alcuni su entrambe le orecchie e un pallino nero sotto il labbro. La salutai e la guardai allontanarsi. "V. non dirmi che ci sei ricascata" saltai in aria, ritrovando accanto Tris, era un'abitudine spaventarmi, ormai "no, ma che stai dicendo? E poi sto con Josh" mi guardò " non prenderti in giro da sola, sappiamo come stanno le cose con Josh" "cosa intendi?" feci finta di non saperlo. Mi prese per il braccio e ci incamminammo verso casa sua " sappiamo bene che con Josh non stai bene, sono la tua migliore amica, certe cose le vedo" alzai le braccia in segno di difesa "ok, forse con Josh non sta andando bene, ma ho chiarito le cose con Ash, e poi cosa direbbe mia madre? Mi ammazzerebbe!" lei scosse i suoi ricci " quando smetterai di stare dietro ai tuoi genitori chiamami" eravamo arrivate, lei non abitava molto lontano dalla scuola, ci fermammo e mi prese per le spalle guardandomi fisso negli occhi "io conosco la vera te. Tu non sei questo, non sei la figlia che i tuoi genitori vorrebbero e devi capirlo anche tu. Non puoi reprimerti per i tuoi!" lo sapevo benissimo ma non volevo deluderli, cosa avrebbero detto se la loro adorata figlia frequentava persone come Ash?

Distolsi lo sguardo, non sapevo come ribattere. "se vuoi liberarti dall'ombra di tua madre, inizia a fare piccole cose: vestiti come vuoi, truccati come vuoi. Hai 17 anni, cazzo, potrai fare quello che vuoi, no?" "hai ragione, lo so, è che non mi va di vedere mia madre farmi il solito discorso, e se poi mi cacciasse di casa?" iniziai a spaventarmi. Sospirò "quando ritornano i tuoi?" "tra una settimana. Ma cosa centra?" "prima di una settimana butteremo tutti i tuoi vestiti da nonna e li rimpiazzeremo con ciò che vuoi tu" "no,  no, no tu lo sai che me li butterebbe!" spalancai gli occhi "allora li terrai da me." era proprio sicura: l'adoravo; se non fosse per lei sarei sotto qualche terapia antidepressiva.

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