Rugby.
Se c'era una cosa in cui Han non era capace e non lo sarebbe mai stato, probabilmente erano gli sport che comprendevano uno sforzo fisico superiore alla media. Cioè tutti gli sport in cui il contatto fisico con l'avversario era d'obbligo. Non capiva esattamente come il suo desiderio di studiare ingegneria centrasse con lo sport, ma a quanto pareva era obbligatorio partecipare alle selezioni per le squadre principali di quell'università; ovvero rugby e calcio.
In quel momento si trovava allineato insieme a tutti i suoi coetanei, davanti a loro si trovava il coach della squadra di rugby. Han lo osservò; non doveva avere più di trent'anni e probabilmente era appena diventato un docente di ruolo, nonostante questo si comportava in modo molto autorevole e Han dovette ammettere a sè stesso che lo metteva abbastanza in soggezione.
Iniziarono il riscaldamento, non dovevano fare altro che lanciarsi la palla da rugby da una parte all'altra del campo, in questo modo il coach e i diversi aiutanti avrebbero potuto misurare e segnare le diverse lunghezze e capire quanta forza avesse ciascuna persona nel proprio braccio. Han lanciò un occhiata al campo di fianco a quello da rugby, dove i giocatori di calcio si stavano allenando nei tiri in porta. Notò come anche in quel campo ci fossero alcuni primini costretti a fare le selezioni, alcuni se la stavano cavando decisamente bene, altri probabilmente erano portati per altri tipi di sport. Agli angoli del campo si trovavano gli allenatori della squadra e i giocatori già selezionati e si può dire che solo in quel momento Han si ricordò che il capitano della squadra fosse proprio Christopher.
Il ragazzo gli stava dando le spalle, era concentrato sui ragazzi del primo anno, ma Han riuscì comunque a riconoscerlo grazie alla sua chioma biondo platino. Si chiese se fosse a conoscenza dell'incontro che lui e Minho avevano avuto il giorno precedente e si rispose che probabilmente lo era, ma poco gli importava. Christopher era per Han un punto interrogativo, non riusciva a capire cosa volesse sul serio da lui e soprattutto non riusciva a capire perché lo stava spingendo così tanto verso Minho.
I pensieri di Han vennero interrotti dall'urlo di un ragazzo che lo stava avvisando di qualcosa, Han in quel momento non comprese, ma in pochi secondi si ritrovò con una palla da rugby tra le mani e diverse voci che gli urlavano nelle orecchie di lanciarla da qualche parte. Vide il viso irritato e innervosito del coach e senza pensarci troppo caricò il braccio e lanciò la palla il più lontano possibile, senza concentrarsi sulla mira o sulla direzione. Non fu certo una sorpresa che la palla deviò verso tutt'altra parte rispetto alla direzione che avrebbe dovuto prendere e senza che qualcuno potesse fare qualcosa per impedirlo, colpì la testa di un ragazzo che cadde a terra.
Han spalancò gli occhi e corse subito verso il luogo dell'incidente, non riusciva davvero a crederci. Tra tutte le cose che poteva colpire, doveva davvero fare fuori un suo compagno di università? Gli allenatori non persero molto tempo e presero il ragazzo svenuto in braccio, correndo verso l'infermeria. Han che ancora era sconvolto da tutto ciò che gli era successo, perse qualche secondo rimanendo immobile, per poi decidersi a correre verso l'infermeria anche lui.
Non serve nemmeno dire che si perse ancora prima di entrare nell'edificio. Non riuscì più a scorgere tra la folla le figure dei suoi allenatori e del coach, così una volta entrato e guardatosi attorno, cercò di individuare una piantina del piano in cui si trovava. Fortunatamente la trovò subito e cercò con gli occhi l'infermeria più vicina, si ritrovò a scendere le scale verso il piano sottostante. Notò fin da subito che non era presente nemmeno uno studente della sua età in quel piano, ma in quel momento poco gli importava, stava cercando i suoi allenatori. Riuscì finalmente a scorgere una porta bianca con al di sopra scritto "infermeria universitaria" e senza bussare, decise di varcare la soglia di quella stanza.
Il fatto che dentro di essa non ci fosse nessuno, lo fece bloccare sulla soglia della porta. Non capiva come fosse possibile visto che il ragazzo svenuto con gli allenatori dovevano averlo anticipato nel tragitto. Scosse la testa e si voltò verso l'uscita, ma un rumore lo fece bloccare. Ricontrollò nella stanza per assicurarsi che non ci fosse davvero nessuno, si chiuse silenziosamente la porta alle sue spalle e fece qualche passo verso il centro della stanza.
Le pareti che lo circondavano erano di un azzurrino chiaro, il colore del cielo sereno. All'interno erano posizionati cinque letti bianchi, ognuno separato da una tendina del medesimo colore. Le finestre che illuminavano la stanza erano alte e imponenti e davano sul cortile della scuola. Han socchiuse gli occhi, non c'era davvero nessuno dentro quella stanza, eppure era sicuro di aver sentito un rumore. Si guardò attorno, di una cosa era sicuro; il ragazzo a cui aveva tirato il pallone in testa non era lì, lì non c'era nessuno. Davvero.
Decise che forse il rumore che aveva sentito era solo frutto della sua immaginazione e fece per girarsi e ritornare nei suoi passi, quando qualcosa gli saltò agli occhi. Nell'angolo in fondo alla stanza era presente una tenda bianca più grande delle altre e dietro di essa, nascosta, sbucava la maniglia di quella che sembrava una porta. Han si avvicinò silenziosamente, ascoltò attentamente se dall'altra parte della porta provenisse un qualche rumore di qualsiasi tipo e quando sentì il suono di una scatola cadere, fece qualche passo indietro sorpreso.
Non riuscì a trattenere la sua curiosità e, con il battito cardiaco a mille, appoggiò una mano sulla maniglia della porta. Prese un bel sospiro e spinse la porta che immediatamente si aprì.
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Who is he? [ Minsung ]
Teen FictionLee Minho è il primo genito di una delle famiglie più pericolose della Corea del sud, è un ragazzo riservato e solo a causa del suo cognome tutti hanno timore di lui. Per vent'anni ha vissuto la sua vita senza essere disturbato da nessuno, cercando...