2

7.2K 457 427
                                    

Han Jisung stava per affrontare il suo primo giorno del suo primo anno all'università di ingegneria. La notte precedente al primo giorno di scuola non aveva chiuso occhio, era rimasto per tutto il tempo seduto alla sua scrivania con una matita tra le mani e un foglio sotto il naso. Aveva passato la notte a fare un ritratto che poi avrebbe accartocciato e buttato dentro la spazzatura, non soddisfatto del suo lavoro.

Alle sette e dieci di quel lunedì mattina, la sveglia di Han suonò. Non che servisse realmente a svegliarlo, ma lo avvisò che era arrivato il momento di prepararsi. Si alzò dalla sua sedia e alzò le braccia stiracchiandosi, passando una sua mano tra il suo cespuglio biondo di capelli. Si diresse verso il bagno; si fece una doccia veloce, si lavò i denti senza fare colazione, si pettinò i capelli e infine tornò nella sua camera per indossare la divisa dell'università.

Si fermò davanti allo specchio di camera sua e osservò come la camicia bianca gli scendesse larga lungo i fianchi, prese una cintura dal suo armadio e se la passò lungo la vita per permettere ai jeans neri che stava indossando di non dargli problemi e di fargli calzare in modo naturale. Si legò la cravatta nera al collo e una volta finito di prepararsi, prese lo zaino nero che possedeva dalle superiori. Era come un portafortuna per lui.

Prese le chiavi dell'appartamento in cui abitava e uscì, chiudendolo a chiave. Han non aveva ancora la patente, infatti doveva compiere diciotto anni in quel mese, più precisamente il 14 Settembre. Era riuscito ad avere un appartamento tutto per sè grazie ai suoi genitori che glielo avevano donato come regalo in anticipo, visto che il suo luogo di nascita non era Seoul ma Incheon e i suoi genitori non avevano abbastanza soldi per trasferirsi con lui in un altro paese.

Grazie al fatto di non aver dormito quella notte, Han riuscì a prendere l'autobus senza correre o arrivare in ritardo come era solito per lui, riuscì perfino a trovare un posto dove potersi sedere e rimanere comodo per il resto del viaggio. Estrasse dalle sue tasche le sue cuffiette bianche e dopo averle attaccate al suo telefono, le mise alle sue orecchie e ascoltò la sua playlist preferita del rapper americano NF fino alla sua fermata.

L'università di ingegneria era davvero enorme, veniva considerata il master di tutte le università di Seoul e il fatto che Han fosse riuscito ad entrarci lo rendeva immensamente fiero di sè stesso. Quando scese dal suo autobus e si tolse le cuffiette, rimase incantato dall'enorme edificio bianco che si trovava di fronte a lui. Centinaia di studenti stavano entrando e uscendo dalla porta principale e altrettanti erano seduti nelle panchine in mezzo al prato che ospitava il cortile. Numerose persone si trovavano invece sedute ai tavoli della mensa a consumare la loro colazione, mentre alcune ragazze stavano facendo foto e video a tutto ciò che si trovava attorno a loro.

Una mano si appoggiò nella spalla di Han che fece un balzo a causa dello spavento, a farlo ritornare alla realtà era stato il suo migliore amico;
Hwang Hyunjin.

-benvenuto a scuola nanetto-

- questo posto è enorme-

Hyunjin alzò il viso verso il cortile dell'università e annuì. Al contrario di Han, Hyunjin era al secondo anno di ingegneria, si conoscevano perché provenivano entrambi dalla stessa città e come se non bastasse erano vicini di casa. Perciò fin da bambini avevano sempre giocato insieme e passato i pomeriggi l'uno a casa dell'altro. Entrambi erano cresciuti sviluppando una grande abilità nella matematica, nei calcoli e nella chimica, cosa che gli condusse a scegliere la stessa università e la stessa facoltà.

-allora sei pronto?-

Han spostò lo sguardo verso il viso del suo migliore amico con un'espressione confusa e allo stesso tempo un po' nervosa.
A cosa doveva essere pronto esattamente?
Ad affrontare delle nuove materie?
O forse a conoscere nuove persone, nuovi compagni, nuovi professori?
A non perdersi all'interno dell'università o a non fare le sue solite figure di merda in mezzo a tutti?

Hyunjin ridacchiò all'espressione confusa dell'amico e gli passò una mano in mezzo ai suoi capelli biondi, rovinando l'ordine che quella mattina Han aveva tentato di dargli.

-intendo se sei pronto alla presentazione dei pivelli del primo anno? Quella che si terrà tra un ora-

Han spalancò gli occhi, se lo era completamente dimenticato. Fantastico, Hyunjin lo aveva avvertito che quelli dell'ultimo anno, ovvero quelli del terzo, molto spesso mettevano in imbarazzo le matricole davanti a tutta la scuola. Era una sorta di rito di iniziazione.

-devo fare figure di merda già al primo giorno?-

-non pensare così, magari non scelgono te, ci sono così tanti marmocchi nuovi, può essere che ti lascino in pace-

Han si sistemò lo zaino nelle spalle. Con la sfiga che aveva lui?
Poco probabile.

Guardò l'ora nell'orologio che portava al polso e notò con una punta di nervosismo che mancava solo mezz'ora all'inizio della presentazione degli alunni del primo anno, così decise di incamminarsi insieme a Hyunjin verso il campo da calcio, ovvero il luogo dove la sua reputazione sarebbe iniziata e finita. Si guardò attorno, molti ragazzi stavano camminando come loro verso il luogo di ritrovo, alcuni si notava dall'aspetto che erano piccoli, altri invece assomigliavano a senior. Pensò che probabilmente non era l'unico a conoscere ed essere amico di ragazzi più grandi di lui all'interno dell'università e questo in qualche modo lo rassicurò.

Seguì Hyunjin lungo un corridoio sotto un portico, Han Jisung rimase colpito ancora una volta da quanto quel posto fosse enorme, le pareti fortificate e i soffitti così alti. Tutto gli sembrava troppo per lui, anche se si trattava semplicemente di un edificio come un altro a Seoul. Lo faceva sembrare così piccolo, più di quello che era già. Si passò una mano tra i capelli, tornando alla realtà e abbandonando i suoi pensieri, spostò nuovamente lo sguardo davanti a sè per controllare di non aver perso Hyunjin tra la folla, ma per sbaglio andò a sbattere contro un ragazzo, senza avere il tempo di fermarsi prima dell'impatto. Lo scontro lo fece finire a terra, provocandosi una piccola botta al fianco sinistro. Alzò il viso verso il ragazzo a cui era andato addosso e rimase sorpreso notando che non solo lui, ma anche tutto il resto degli studenti si era bloccato e ora lo stava osservando, HyunJin compreso.

Il ragazzo dai capelli mori lo stava ancora osservando con un volto inespressivo, al contrario di tutto il resto delle persone che sembravano abbastanza terrorizzate, Han non ne comprese il motivo. Nella sua visuale comparve una mano e con i pensieri Han tornò a concentrarsi su ciò che stava accadendo, il ragazzo di fronte a lui gli stava offrendo la sua mano come aiuto e senza troppe esitazioni il biondo la afferrò e si rimise in piedi.

-Han!-

l'attenzione del biondo fu attirata da Hyunjin che gli corse incontro e gli prese il viso tra le mani assicurandosi che fosse tutto okay.

- stai bene? Non ti ha fatto male vero?-

-no è stata colpa mia, anzi vorrei ringrazia..-

Han voltò il viso verso il ragazzo che lo aveva aiutato, ma si sorprese nel non trovarlo più dietro di lui. Le persone avevano ripreso a camminare nel corridoio come se nulla di tutto quello fosse accaduto e una mano gli diede un piccolo schiaffo sulla nuca. Hyunjin lo guardò con occhi spalancati.

- Han, non serve che tu chieda scusa a quella persona, fidati-

- ma perché? Mi ha aiutato, chi è?-

- Han, quello è Lee Minho, è il figlio del boss della mafia coreana. Non te lo ripeterò due volte, quindi ascoltami bene; devi stare alla larga da lui-

Who is he?   [ Minsung ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora