Le vacanze natalizie erano finalmente arrivate, le giornate si erano fatte più fredde e le lezioni erano finite. Per tutto Dicembre non ci sarebbero più state lezioni di nessun tipo e questo permise a tutti gli studenti che abitavano in un'altra città di poter tornare a casa e passare le feste insieme alle loro famiglie. Han insieme a Hyunjin e altri suoi compagni di corso, furono tra i pochi che rimasero nei loro appartamenti a Seoul. La famiglia del più piccolo aveva deciso di passare le vacanze da alcuni amici di famiglia che non avevano abbastanza letti da ospitare anche il quinto figlio, così con non troppo dispiacere il biondo rimase nel suo piccolo appartamento riscaldato.
A livello scolastico Han era messo molto bene, le ripetizioni che prendeva da Minho lo stavano aiutando notevolmente, lui era molto bravo a spiegare, ma diciamo che si limitava a fare solo quello. Si comportava in modo freddo, anche se un po' alla volta si stava tranquillizzando. In realtà si stavano tranquillizzando entrambi in presenza dell'altro.
Chiariamo che erano molto lontani dall'essere considerati amici, ora potevano ritenersi conoscenti, ma il vero problema o comunque quello che disturbava Han, era il fatto che Minho non gli stesse mostrando il suo vero essere e la sua vera persona, infatti il maggiore era un esperto a saper mostrare solo ciò che voleva far mostrare, capire veramente chi fosse Lee Minho era impegnativo.
Quel venerdì mattina Han si svegliò presto, anzi in realtà forse è più giusto dire che non dormì affatto. Alle quattro e mezza di mattina infatti era già sveglio e seduto alla sua scrivania a disegnare. Ciò che la matita tra le mani di Han stava creando era un paesaggio metà soleggiato e metà nell'ombra, c'erano due persone di spalle che si guardavano attraverso uno specchio posto esattamente al centro del foglio. Tutto quello non aveva davvero un significato preciso, molti disegni di Han non avevano un significato preciso, semplicemente lui si divertiva a realizzarli. Il cuore di Han fece un mini infarto quando sentì il telefono che aveva appoggiato sopra la scrivania vibrare, controllò l'orologio che aveva al polso e dovette avvicinarlo ai suoi occhi fino a far appoggiare il vetro contro i suoi occhiali per decifrare in modo corretto l'ora. Erano le quattro e quarantacinque di mattina, chi diamine era sveglio a quell'ora e gli stava inviando messaggi?
Prese il suo cellulare e lo sbloccò controllando i messaggi, solo quando lesse il nome si rese conto che probabilmente l'orario non lo doveva sorprendere.
Minho:
vuoi continuare con le ripetizioni anche durante le vacanze?
Inviato alle 4.46
Han non perse tempo a rispondere, dopotutto non aveva nulla di meglio da fare.
Tu:
per me va bene, ma l'università è chiusa quindi se vuoi puoi venire a casa mia
Inviato alle 4.46
Minho era seduto sopra il tetto di un palazzo, aveva le gambe a penzoloni nel vuoto e gli occhi puntati verso il sole che stava per sorgere. Se c'era una cosa che ringraziava del suo lavoro era che l'alba e il tramonto gli vedeva sempre dai luoghi più alti e più belli di Seoul. L'unico motivo per cui gli venne in mente di scrivere ad Han, fu il fatto che il colore del sole gli ricordò quello dei capelli del minore. Sapeva che inviargli un messaggio a quell'ora del mattino sarebbe risultato inutile e che non avrebbe ricevuto risposta fino almeno alle nove, ma aveva paura di dimenticarsi di scrivergli e quindi lo fece subito. Non serve nemmeno dire che quando la tasca dei suoi jeans vibrò e Minho controllò da parte di chi potesse essere il messaggio, rimase sorpreso quando comprese che si trattava di Han.
Lesse la risposta, ma non scrisse nulla.
La biblioteca dell'università, come aveva già fatto notare il più piccolo, era chiusa. Se volevano trovarsi da qualche parte per continuare le ripetizioni potevano trovarsi nella biblioteca pubblica e non per forza a casa del minore. Minho rifletté velocemente, ma poi scartò l'idea. Non era sicuro frequentare luoghi pubblici per lui e soprattutto non era sicuro per le persone che stavano insieme a lui. Portare Han a casa sua era fuori discussione, così decretò che l'unico posto rimanente e adatto fosse casa del più piccolo.
Riprese tra le mani il telefono e rispose.
Minho:
vengo a casa tua verso le due di pomeriggio, non mandarmi l'indirizzo lo trovo da solo.
Inviato alle 4.53
Han stava finendo in quel momento di ripassare il contorno di un pino nel suo disegno, quando la vibrazione del suo telefono lo spaventò ancora una volta. La matita gli scivolò dalle mani e creò un piccolo striscio sul foglio di carta. Sospirò guardando il disegno e chiedendosi perchè tutte le sfighe dovessero capitare proprio a lui. Prese il telefono tra le mani e lesse il messaggio di Minho, riflettè che fino alle due aveva tempo per sistemare casa e prepararsi, così annuì. Fece per rispondere, ma un altro messaggio gli comparve sotto gli occhi.
Minho:
Han.
Inviato alle 4.54
Minho:
fila a letto.
Inviato alle 4.54
Quando lesse il messaggio, Han non poté fare a meno di sorridere, improvvisamente le sue mani solitamente congelate si fecero più calde e si ritrovò costretto a tirarsi un pizzicotto per la strana reazione che il suo corpo stava avendo. Il fatto che Minho avesse anche un lato gentile lo sorprendeva così tanto da farlo arrossire? O forse era il fatto che, con quella piccola e semplice frase, Minho avesse svelato che teneva ad Han tanto da volerlo far riposare per bene?
Han si passò velocemente una mano tra i capelli e si alzò dalla sua scrivania, aveva bisogno di una doccia per calmarsi un attimo, Minho non si preoccupava per lui, era impossibile. E anche se fosse stato; perché Han avrebbe dovuto reagire in quel modo?
Mentre entrava nel suo bagno, Han non riuscì a darsi una risposta.
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Who is he? [ Minsung ]
Teen FictionLee Minho è il primo genito di una delle famiglie più pericolose della Corea del sud, è un ragazzo riservato e solo a causa del suo cognome tutti hanno timore di lui. Per vent'anni ha vissuto la sua vita senza essere disturbato da nessuno, cercando...