Minho era stanco, era terribilmente stanco. I suoi occhi volevano solo chiudersi e lui voleva solo dormire, non desiderava altro. Vedeva in modo non del tutto chiaro il volto di sua cugina sopra il suo, che con una guancia insanguinata stava urlando verso di lui qualcosa, delle parole che Minho non riusciva a comprendere, nemmeno sforzandosi. L'ultimo ricordo che ebbe prima di cadere a terra, fu il suono di un proiettile sparato da una pistola davanti a lui.
Davvero, non si ricordava altro.
Quando riaprì gli occhi, Minho si trovava in una stanza dalle pareti di un azzurro chiaro, lo stesso colore del cielo sereno. Una grande finestra occupava la parete di fianco al letto dove si sorprese di essere disteso e quando riuscì finalmente a mettere del tutto a fuoco la camera nella quale era, si accorse che dalle sue braccia partivano dei fili che si collegavano direttamente a dei grandi monitor. Il suo braccio però, era ricoperto principalmente da un'ammasso di capelli scuri, appartenenti a sua cugina, che stava seduta in una sedia di fianco al letto dove si trovava sdraiato lui e aveva la testa appoggiata sopra il suo braccio, con un espressione stanca e gli occhi chiusi. Minho osservò il volto di Ryujin e allungò la mano libera verso la sua guancia, accarezzandola delicatamente. A quel tocco Ryu si costrinse ad aprire gli occhi, si era involontariamente addormentata dopo aver portato suo cugino nell'ospedale della città in cui attualmente si trovavano. Avevano cambiato molte città durante i due mesi in cui erano stati via, ogni due giorni cambiavano casa, ogni settimana cambiavano quartiere. Era difficile perché ogni volta erano costretti a lasciarsi dietro dei ricordi e non serve nemmeno scriverlo che quei ricordi non erano per nulla belli.
Ryu aprì gli occhi, infastidita dalla luce del sole che entrava dall'enorme finestra di quella stanza, alzò la testa accorgendosi solo in quel momento di essersi appisolata sopra il braccio muscoloso di suo cugino e quando guardò il volto di Minho, non poté fare a meno di sorridere e prendergli una mano tra le sue. Gli baciò il palmo, sorridendo contro la pelle del ragazzo e Minho in cambio appoggiò la mano libera sopra la sua testa.
- ce l'abbiamo fatta -
Minho la guardò non comprendendo all'inizio le sue parole, in realtà era piuttosto confuso. Si ricordava che la mattina precedente avevano iniziato a prepararsi per quello che doveva essere in tutto e per tutto l'ultimo colpo della loro missione. Avevano organizzato il piano nei minimi dettagli e alla fine erano riusciti ad infiltrarsi all'interno della villa nella quale avrebbero dovuto completare la missione. Si ricordava che la situazione era degenerata, non si ricordava bene i dettagli, Minho incolpava quella mancanza di memoria e quella confusione allo stesso motivo per il quale si trovava su un letto d'ospedale. Si ricordava che gli avevano sparato, non si ricordava chi, non si ricordava come tutto era successo. Guardò il proprio corpo in cerca della ferita causata dal proiettile e la trovò all'altezza del proprio fianco.
- cos'è successo dopo che mi hanno sparato? -
Ryu allontanò il proprio viso dalla mano del maggiore, ma continuò a tenerla stretta tra le sue.
- beh diciamo che ero abbastanza preoccupata, ma allo stesso tempo incazzata, quello che ti ha sparato è morto. In realtà avevamo quasi terminato il lavoro, bastava solo entrare nello studio, a te hanno sparato proprio fuori dalla porta. Non so se ti ricordi, ma alla fine quando ho sfondato la porta nella stanza ho trovato il signor Kim impiccato -
Minho alzò le sopracciglia in un'espressione sorpresa e totalmente confusa.
- si è suicidato? -
Ryu annuì.
- probabilmente aveva capito che non c'era più molto da fare, eravamo fuori dalla sua porta, alla fine lo avevamo trovato, come poteva salvarsi? -
Minho rimase in silenzio per qualche secondo. Spostò lo sguardo dalla figura di sua cugina e lo puntò verso il muro bianco davanti al letto dove si trovava sdraiato. Appeso ad esso era presente un calendario, Minho fu costretto a socchiudere gli occhi per poter riuscire a leggere e quando comprese che era il 30 marzo, si lasciò andare con la schiena nel suo letto e lasciò uscire dalla sua bocca un grosso sospiro. Ryu seguì il suo sguardo e comprese al volo ciò che i suoi gesti stavano a significare. Era ufficialmente da due mesi che erano via, che nessuno aveva più notizie di loro e che loro non avevano più notizie di nessuno. E finalmente, tutto quello poteva finire.
Minho si rimise in piedi in un giorno e mezzo, Ryu non riuscì a crede a quanto alta fosse la soglia di dolore di suo cugino, perché quando finalmente riuscì ad alzarsi dal letto, iniziò subito ad apparecchiare le sue cose e a dire di voler andarsene e tornare a casa. Come se la ferita gli fosse guarita magicamente. Ma Ryujin alla fine non lo contraddisse più di tanto, questo perché anche lei non vedeva l'ora di andare a casa. Dalla città in cui attualmente si trovavano a Seoul, gli ci vollero parecchie ore di viaggio. Per tutto il tempo i due cugini parlarono e passarono le ore ad ascoltare musica, come due ragazzi giovani totalmente nella norma e non come due ragazzi che avevano appena passato gli ultimi due mesi a uccidere persone.
Durante il viaggio, Minho si controllò più volte la ferita al fianco. La cosa positiva era, che la fasciatura presentava poco sangue, ciò stava a significare che non erano presenti perdite e questo rassicurò il ragazzo. La ferita alla gambe che Ryujin si era procurata il mese precedente, era guarita perfettamente, era rimasta una minuscola cicatrice, ma non era nulla di troppo eccessivo rispetto ad altre che entrambi i ragazzi avevano.
Arrivarono a casa Lee per le undici di sera, nessuno sapeva del loro successo nella missione, nessuno, nemmeno il padre di Minho. Perciò il loro ritorno era per tutti e a tutti gli effetti una sorpresa. Minho e Ryujin, ognuno con una borsa contenente tutto ciò che gli era rimasto in quei due mesi e soprattutto, contenente il motivo per cui entrambi erano mancati per quei due mesi, aprirono il grande cancello della villa dei Lee e percorsero in silenzio il vialetto che gli conduceva alla porta d'entrata. Nessuno dei due parlò, questo perché entrambi erano emozionati del loro ritorno a casa.
Quando aprirono la porta della villa, il primo ad accorgersi della loro entrata fu Jin. Destino volle, che si trovasse in cucina a scroccare cibo cucinato precedentemente dalla cuoca, perciò quando sentì la porta della casa venire aperta, spinto dalla curiosità di chi potesse essere, si diresse a grandi passi verso l'atrio. Quando, solcata la porta, vide Minho e Ryujin entrare, dovette sbattere gli occhi per qualche secondo, prima di realizzare davvero chi fossero e correre verso di loro, lanciandosi in un abbraccio che i due ragazzi ricambiarono subito. Jin non riuscì più a trattenersi e delle lacrime scesero lungo le sue guance. Minho affondò il viso nella spalla di suo fratello, respirando il suo profumo e Ryujin seguì Jin nel pianto, non riuscendo e soprattutto, non volendo più trattenersi. Gli zaini caddero a terra, emanendo un tonfo che echeggiò per tutta la casa.
Nora scese velocemente le scale, nessuno mai seppe come fece a capire che sua figlia era tornata, ma in fondo, nessuno deve mai sottovalutare il potere di una madre. Quando Ryujin aprì gli occhi e vide la figura di sua madre nelle scale, esclamò un grandissimo "mamma" e lasciò andare Jin per poter correre ad abbracciare la donna. Le due ragazze si strinsero in un abbraccio, ed entrambe non si vergognarono nemmeno per un istante di avere i volti ricoperti di lacrime. Si inginocchiarono alla fine delle scale, strette l'una all'altra, così com'erano Jin e Minho all'entrata della villa. Jin non riuscì a smettere di piangere.
Quel giorno era stato da solo a casa insieme a sua zia, Chris era stato costretto ad andare nel suo appartamento per problemi tecnici. Era la prima volta dopo settimane che Jin passava la giornata senza di lui e quello gli fece davvero mancare una presenza che lo confortava.
Minho sentì il tessuto della sua maglietta all'altezza della spalla inumidirsi e allontanò il corpò da quello di suo fratello, il tanto che bastava per poterlo guardare negli occhi e prendere il viso di suo fratello tra le mani, lasciando un dolce bacio sulla sua fronte. Guardò suo fratello negli occhi e comprese tutto ciò che Jin stava cercando di dirgli a parole, ma a causa delle lacrime non era in grado.
Jin sorrise.
Suo fratello era lì, tra le sue braccia, era sano e salvo ed in quel momento, lui era la persona più felice del mondo.
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Who is he? [ Minsung ]
Teen FictionLee Minho è il primo genito di una delle famiglie più pericolose della Corea del sud, è un ragazzo riservato e solo a causa del suo cognome tutti hanno timore di lui. Per vent'anni ha vissuto la sua vita senza essere disturbato da nessuno, cercando...