Il tempo scorreva.
Le parole volavano.
Immaginavo di essere con i Bennet.
Adoravo leggere.
In casa famiglia c'era una piccola biblioteca.
Passavo lì ore ed ore.
Lontano da quella triste realtà.
Gli educatori mi lasciavano tenere qualche libro in stanza.
Era contro le regole.
Ma io non sono mai stata particolarmente scapestrata.
E poi non avrei mai rovinato un libro.
Non lo faccio neanche adesso che sono grande.
"Orgoglio e pregiudizio...ci avrei scommesso" sentii ridere.
Spostai il libro da davanti il viso.
Ancora lui.
Giulio Conti.
"Perché?" domandai stanca di quel suo tono.
"Non lo so, ma ci avrei scommesso".
L'uomo non indossava la giacca.
Neanche la cravatta.
Aveva una bottiglietta d'acqua tra le mani.
"...non è una risposta" sbiascicai.
Sembrava non aver sentito.
Troppo impegnato a guardarsi intorno.
"Non mi ha ancora chiesto dell'esito del test" mi fece notare.
"Perché dovrei?".
"Ma lei sa chiedere soltanto perché?" sorrise sincero, forse era la prima volta.
"Scusi".
"...perchè tutti i ragazzi fuori dalla porta dell'aula sono in ansia, vogliono un verdetto, tremano dall'agitazione. Invece lei è qui fuori a leggere, è strano".
"Loro sono giovani, la maggior parte di loro non avrà neanche mai preso una porta in faccia. È normale, avvertono la possibilità di poter perdere tutto anche se alla fine non è così" spiegai.
"Lei si erge a donna vissuta, ma quanti anni ha? Venti? Ventidue? Cosa ne sa di porte chiuse in faccia?".
"Ho venticinque anni, sto provando ad entrare in questo corso perché per la prima volta posso decidere da sola della mia vita. Ho vissuto tanto, sì, in soli venticinque anni ho vissuto molte esperienze che mi hanno fatta crescere...per questo lo dico, non per ergermi a paladina della giustizia" non volevo far trasparire il mio nervosismo.
Il professore mi guardò.
Diritto negli occhi.
Il verde che si perdeva in quel nero.
"Forse viene da una famiglia benestante che le ha sempre imposto un regime di vita specifico con determinate regole. Cos'è suo padre è un medico? Un avvocato? Voleva che lei seguisse le sue orme? E invece eccola qui la piccola di casa, pronta a fare di testa sua" ghignò presuntuoso.
"No, mio padre era un umile carpentiere. Lei non mi conosce, non dovrebbe permettersi di rivolgersi a me in questo modo" mi alzai in piedi di scatto.
"Era...mi dispiace, non volevo essere fuori luogo".
Annuii.
"Adesso devo rientrare, abbiamo quasi finito...non volevo importunarla, signorina Castelli" si congedò velocemente.
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Cartapesta
ChickLit/STORIA ORIGINALE/ La vita non sempre va secondo i nostri piani, anzi, praticamente mai. Questo Amelia lo sa, lo ha imparato da piccola e lo porta marchiato sulla pelle. A volte però c'è soltanto una soluzione: prendere e scappare. Cambiare aria, ca...