Capitolo 55

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"Che ci fai qui fuori al freddo?".

Mi voltai verso quella voce.

Era Pierpaolo.

Con le buste dell'immondizia in mano.

"Aspetto Giulio".

"Perché non lo aspetti in casa?".

Tra noi le cose si erano calmate.

Il mio vicino aveva smesso quasi del tutto di provocarmi.

Stavamo costruendo un rapporto civile.

Fatto di qualche chiacchiera e niente più.

Anche se nei suoi occhi blu leggevo altro.

Leggevo malinconia.

Per essersi fatto scappare un'occasione.

"Perché non voglio farlo arrivare fin su a casa con la macchina, la neve a terra mi terrorizza così ho pensato di aspettarlo qui" spiegai.

"Non credo che qualche metro in più cambi molto, ma se così sei più tranquilla fai pure" sorrise.

A pochi passi da me c'era l'isola ecologica.

Pierpaolo si sbarazzò dell'immondizia.

Poi con le mani sepolte nelle tasche del giubbotto tornò da me.

Era carino.

Indossava un cappello grigio di lana.

Un giubbotto nero.

Il suo abbigliamento risaltava la figura slanciata.

"Come stai? La Betty mi ha detto che hai finito gli esami...".

"Piuttosto bene, sì, ho concluso la sessione con buoni risultati perciò non posso lamentarmi".

"Sei una ragazza brillante".

"Grazie...tu come stai?".

"...sto".

"Problemi?".

"Sonia vuole tornare a vivere nella nostra vecchia casa, quella difronte al bar ed io non voglio".

"Come mai?".

"Per il vicinato ovviamente" sorrise.

"Scemo".

"Solo ho come l'impressione che stia andando tutto troppo in fretta".

"Bè...di sicuro hai combinato abbastanza casini negli ultimi mesi".

"Già...ma uno solo mi rimprovero".

"Quale? Quello di aver dato la vita ad un bambino?".

"No...quello di aver rovinato la nostra relazione, stavo davvero bene con te ma sono un coglione e ti ho tradita. Sai a volte mi capita di pensare che in un altro universo, magari in uno parallelo, quel bambino sarebbe il nostro...".

Aveva ragione.

Se tra noi avesse funzionato perché no?

Magari staremmo aspettando davvero nostro figlio.

"Te lo immagini? Grandi occhi blu e capelli castano chiaro sempre spettinati".

"Sai che personalità distruttiva, però" scoppiammo a ridere.

Effettivamente mescolare i nostri caratteri era pericoloso.

"Non credo di essere pronto per fare il padre".

"Nessuno nasce pronto".

"Non lo sono perché non l'ho cercato questo figlio, non amo Sonia...ma devo fare il mio dovere, non sono così stronzo".

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