Capitolo 38

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"Amelia basta ti prego, ormai lo sai a memoria quel discorso" Pier si coprì la faccia con il cuscino del divano.

"Lo so, ma domani dovrò presentarlo davanti all'intera classe e al Rettore...ho l'ansia a mille!".

"Vieni qui, su".

Mi lasciai cadere tra le sue braccia.

Ero davvero tanto agitata.

Parlare in pubblico mi faceva questo effetto.

Fin da piccola.

"Andrà tutto bene, la tua presentazione è molto interessante e curata" l'uomo mi stampò un bacio sulla fronte.

"Dici?".

"Sì, vedrai che andrà bene...ma non mi hai ancora spiegato per cos'è questo lavoro".

Già.

Non avevo ancora detto i dettagli a lui.

Non sapeva nulla del convegno.

Forse era giunto il momento.

"Chi otterrà il punteggio più alto avrà l'occasione di andare ad un convegno molto importante a Torino questo weekend rappresentando l'università...".

"Questo weekend?".

"Sì...".

"E il vincitore andrà da solo?".

"Non proprio, dovrà accompagnare un professore del corso..." mormorai.

"Quel professore?".

Annuii.

Pierpaolo restò un minuto in silenzio.

Avevo paura della sua reazione.

Si sarebbe arrabbiato sicuramente.

"Quanto è importante questo convegno?".

"Tanto, lo studente che andrà avrà l'opportunità di firmare una relazione di tutti gli studi esposti che gli farà guadagnare dei crediti in più".

"Allora devi vincere tu" affermò convinto guardandomi diritto negli occhi.

Le sue iridi blu mi fecero quasi male.

Perché leggevo la preoccupazione.

Ma erano saldi nei miei.

Come a volermi supportare in questa opportunità.

"Non sei arrabbiato?".

"Perché dovrei?".

"Non ti ho detto nulla del convegno e tanto meno della presenza di Giulio".

"No, non sono arrabbiato, capisco il motivo per cui non me lo hai detto prima...non ho un bel carattere e visto come mi sono comportato ultimamente ti avrei insultata. Ma sono felice di questa bella opportunità, te la meriti e quindi devi vincerla...per quanto riguarda il weekend fuori con il tuo professore non mi convince ma so che posso fidarmi di te" sorrise.

Pierpaolo aveva un'espressione strana in viso.

Quasi ombrata.

Ma perché?

"Sei sicuro? Perché io pensavo di non accettare il posto in caso di vittoria".

"Cosa?! No, tu devi andare perché è importante per la tua carriera".

"Va bene, ma promettimi che non mi tratterai male quando tornerò".

"Promesso".

Pierpaolo mi stampò un bacio sulle labbra.

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