Capitolo 35

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Guardavo Elia giocare con i fiori del parco.

Come mi ero cacciata in questa nuova situazione?

A badare al nipotino dell'uomo che ho rifiutato.

Mandai un messaggio a Giorgia per spiegarle tutto.

La sua risposta fu un cuoricino rosso.

Elia per fortuna era un bambino tranquillo.

Stare con lui non mi dispiaceva.

Lo portai al parco.

A giocare un po'.

Ogni tanto mi chiedeva di zio Giu.

Ed io mentivo a quel faccino.

Dicendo che sarebbe arrivato presto.

Giulio non sarebbe arrivato fino a sera.

Elia era destinato a venire a casa mia.

Nel frattempo chissà come stava la sorellina.

L'influenza è sempre una brutta bestia.

"Fame" disse inchiodandomi con quegli occhioni neri.

"Hai fame? Andiamo a prendere qualcosa al bar?".

In risposta ricevetti un sorriso enorme.

Presi in braccio il piccolo.

Al bar più vicino gli feci scegliere la brioche.

Ovviamente cioccolato.

La signora dall'altra parte del bancone mi chiese subito se era mio.

Dissi di no.

Che ero la sua babysitter.

Mangiammo seduti su un tavolino all'esterno del locale.

Poco distanti dal Lago.

Elia divorò la sua colazione.

Chissà se Conti lo aveva fatto mangiare prima di uscire da casa.

Per tenerlo buono tirai fuori il quaderno.

E le penne.

Insieme disegnammo un po'.

Elia adorava lo spazio.

La luna.

I pianeti.

Le astronavi.

Dopo almeno un'ora passata a scribacchiare ci alzammo dal tavolo.

Pagai il conto.

E riprendemmo a camminare.

"Acqua!" il bambino indicò il Lago.

Con presa salda su di lui scesi in spiaggia.

Elia voleva avvicinarsi all'acqua.

Ma era anche piuttosto titubante.

Gli tolsi le scarpine e i calzini.

Ci avvicinammo alla riva.

Gli feci immergere i piedini.

Un sorriso si aprì sul suo viso.

Forse era la prima volta.

Effettivamente era ancora piccolo per il Lago.

Non dovevo dire a Giulio di questa attività.

Dopo aver camminato per qualche metro con i piedi a mollo tornammo sulla spiaggia.

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